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Leptospirosi: cause, sintomi e cura

A cura di
Alberto
Canciani

La leptospirosi è una malattia di tipo infettivo trasmessa dagli animali infetti agli esseri umani. A causarla, i batteri riferibili al genere leptospira. La cura prevede una terapia antibiotica.

Che cos’è la leptospirosi?

Con il termine leptospirosi si indica una zoonosi, una malattia che può essere trasmessa dagli animali agli uomini. È una patologia infettiva acuta che può avere un periodo di incubazione oscillante tra i 2 giorni fino ai 20 giorni.

In caso di contatto con l’agente patogeno, ovvero i batteri appartenenti al genere Leptospira, è possibile che il soggetto non manifesti alcun sintomo. Pertanto l’infezione resta asintomatica.

Cosa provoca la leptospirosi?

Questa infezione è provocata dalle Spirochete, un insieme di batteri che appartengono al genere Leptospira. Tra le Spirochete patogene si possono indicare:

  • Leptospira
  • Treponema
  • Borrelia.

Sono batteri spiraliformi e sottili. Complessivamente, i sierotipi patogeni sono oltre 200, e sono raggruppati sono un’unica specie che prende il nome di Leptospira interrogans. Il sierotipo che presenta maggiore virulenza è il serovar icteroaemorrhagiae.

Come si trasmette?

L’infezione si manifesta una volta che il soggetto sia entrato in contatto con:

  • urina escreta da animali infetti
  • tessuti degli animali infetti
  • terreno
  • acqua stagnante.

I primi due tipi di esposizione avvengono quindi attraverso il contatto diretto. Nel caso del terreno e dell’acqua stagnante si parla di contatto indiretto. A veicolare il batterio possono essere sia animali domestici che animali selvatici. Il bacino più consistente è costituito dai roditori, principalmente topi e ratti.

Le leptospire raggiungono il torrente ematico, per poi interessare tessuti e infine organi, oltrepassando delle abrasioni, oppure dei tagli sulla pelle o infine le mucose, di bocca, naso e occhi, che siano esposte. È anche possibile che l’infezione sia acquisita attraverso l’inalazione di piccoli gruppuscoli di goccioline.

Dal punto di vista epidemiologico la popolazione più esposta è rappresentata dagli allevatori, dagli individui che lavorano nei mattatoi oppure nella manutenzione delle fognature.

Che sintomi determina la leptospirosi?

Nella maggior parte dei casi, la leptospirosi presenta una sintomatologia che si manifesta in due fasi. Durante la prima fase, che viene chiamata anche fase setticemica, si ha un esordio improvviso che si caratterizza per:

Questa prima fase può durate fino ai 9 giorni, e prima di terminare può causare condizioni a carico degli occhi come ad esempio uveite o fotofobia.

Avviene quindi la seconda fase, detta anche fase immune, che può manifestarsi entro il decimo giorno di malattia. La febbre e i sintomi, che al termine della prima fase solitamente si attenuano o spariscono, si ripresentano. Nel contesto della seconda fase è possibile che il soggetto sviluppi meningite.

Sindrome di Weil

La leptospirosi può presentarsi in forma grave, e in questa occorrenza prende il nome di Sindrome di Weil. Questa sindrome si specifica per l’insorgenza di:

  • ittero, con pelle e sclera degli occhi ingialliti
  • anemia
  • disfunzione renale.

La sindrome di Weil può determinare insufficienza renale o uno shock emorragico, determinando il decesso del soggetto.

Come si diagnostica?

Spesso la diagnosi di leptospirosi avviene in modo difficoltoso e tardivo. Per questa ragione se un soggetto che è ritrovato in zone a rischio esposizione e presenta febbre, risulta importante isolare il batterio e intercettare l’eventuale presenza degli anticorpi nel sangue.

La diagnosi pertanto si può basare su:

Va specificato come sintomi simili a quanto rilevabile nei casi di leptospirosi possono essere determinati da influenza, epatite e meningoencefalite virale.

Quando il soggetto riceve la diagnosi, non è vincolato ad isolamento. È opportuno in ogni caso maneggiare ed eliminare le urine con attenzione.

Che terapia viene adottata per guarire dalla leptospirosi?

L’approccio terapeutico per la risoluzione della leptospirosi deve essere calibrato sulla severità del quadro sintomatico. La terapia d’elezione risulta essere l’antibiotica, ed è preferibile iniziarla quando l’infezione è nella prima fase.

Se i sintomi sono lievi, antibiotici assunti per via orale possono essere risolutivi. Spesso si ha associazione con farmaci antipiretici e farmaci antidolorifici. Nel caso in cui i sintomi sono gravi, si ricorre alla somministrazione endovenosa.

Con sintomi lievi gli antibiotici adottati sono doxiciclina, ampicillina o amoxicillina. Nei casi di malattia grave sono adottate penicillina, ampicillina e ceftriaxone. L’assunzione di antibiotici deve essere sempre prescritta, e seguita, dal medico o specialista.

Nei casi di Sindrome di Weil, si fa ricorso al ricovero ospedaliero, con la possibilità di ricorrere a trasfusioni di sangue e depurazione del sangue, ovvero emodialisi.

È possibile fare prevenzione?

La prevenzione può basarsi sulla protezione rispetto al contatto con animali che potrebbero essere infetti, ed evitando il contatto con acque o terreni potenzialmente infetti. Indossare degli indumenti e delle protezioni risulta opportuno: guanti, visiere o maschere, occhiali.

Sempre sotto indicazione medica, è possibile praticare una eventuale profilassi di tipo antibiotico, se si svolgono attività, in zone potenzialmente infette, che presentano alti rischi. Risulta invece utile derattizzare allevamenti o le zone prossime alle abitazioni.

Non è attualmente disponibile un vaccino per l’uomo, ma una protezione vaccinale per i propri animali domestici, per esempio i cani, è consigliata.