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Empiema, che cos’è e come si manifesta


Con il termine empiema viene descritto un accumulo di liquido purulento preformato all’interno delle cavità del corpo. La variante più frequente è l’empiema pleurico

Che cos’è l’empiema?

L’empiema è un accumulo di liquido ricco di pus all’interno delle cavità dell’organismo. Si distingue dall’ascesso in quanto quest’ultimo è costituito da liquido purulento neo-formato, mentre il liquido dell’empiema è preformato.

Sono molteplici le cavità anatomiche in cui si può formare un empiema. Tra queste possiamo citare:

  • cavità toracica
  • appendice
  • utero
  • meningi
  • cervello
  • articolazioni 

Tuttavia, l’area dell’organismo in cui è più frequente si accumuli questo tipo di liquido è il cavo pleurico. L’empiema pleurico è, probabilmente, la variante più comune di questo tipo di condizione clinica.

Empiema: cause possibili

L’accumulo di liquido purulento può essere dovuta ad un’infezione di natura batterica o parassitaria. L’empiema può essere una conseguenza severa di un’infezione da streptococco, in particolare il patogeno responsabile della polmonite, lo Streptococcus pneumoniae.

Tra gli altri patogeni responsabili di questa condizione clinica, oltre allo streptococco della polmonite, possiamo citare:

Empiema: sintomi principali

Le manifestazioni sintomatologiche, come per tutte le patologie, dipendono dalla severità della condizione clinica del paziente.

Solitamente, chi ha sviluppato un empiema accusa febbre, malessere e stanchezza generale, brividi, perdita di peso, dolore al torace, tosse e difficoltà respiratorie

Generalmente, l’empiema si manifesta in tre fasi. La prima, quella acuta che dura circa due settimane, è caratterizzata da un’infiammazione essudativa, ossia che si distingue per la produzione di liquido infiammatorio (l’essudato).   

Dopo circa 14 giorni, si entra nella seconda fase, cosiddetta dell’empiema franco. Vengono prodotte grandi quantità di fibrina, oltre a granulociti (una tipologia di globuli bianchi) e materiale necrotico. Queste sostanze aprono la strada alla terza fase, ossia quella della cronicizzazione della condizione clinica.

Nel caso dell’empiema pleurico, pleura parietale e viscerale si fissano tanto da formare una resistente corazza che racchiude il polmone e che ne limita le funzionalità meccaniche.

Come avviene la diagnosi di empiema?

Per la diagnosi di empiema, possono essere effettuati esami strumentali per immagini, come le Tac o le radiografie al torace, mentre per quanto riguarda le analisi di laboratorio, possono essere prescritti esami colturali su campioni prelevati attraverso toracentesi.

La diagnosi è certa, infine, nel momento in cui la conta leucocitaria effettuata nel liquido pleurico supera le 15 mila unità per millimetro cubo.

Come curare l’empiema?

Per elaborare una buona strategia terapeutica per il trattamento dell’empiema, è necessario innanzitutto individuare la cause che hanno determinato questa condizione clinica. Dopodiché, si può procedere intervenendo nella maniera più opportuna.

Nel frattempo, è fondamentale comunque evacuare tutto il liquido purulento che si è accumulato nella cavità del corpo

La terapia antibiotica è sicuramente quella più utilizzata.

Anche lo stadio dell’empiema determina le scelte di intervento. Nella prima fase, ad esempio, quella acuta, il paziente può guarire completamente con toracentesi e terapia antibiotica.

Risulta, invece, più complesso il trattamento degli stadi successivi. A partire dalla terza settimana, quella in cui solitamente si entra nella seconda fase, sono necessari drenaggi chiusi abbinati sempre a cura antibiotica

Nel terzo e ultimo stadio, potrebbe essere necessario asportare porzioni di pleura viscerale.

Possibili complicanze

Il terzo stadio dell’empiema è indubbiamente il più pericoloso per il paziente. Non intervenire tempestivamente e nel modo più appropriato può favorire l’insorgere di gravi complicanze.

Nel caso in cui la condizione clinica sia di natura infettiva, l’infezione può diffondersi provocando gravi conseguenze.

Il liquido purulento, che dovrebbe essere drenato, può evacuare spontaneamente nei bronchi favorendo la formazione di espettorato ricco di pus. Questa condizione è nota come fistole bronco-pleuriche.

L’empiema pleurico, poi, può causare una riduzione dell’elasticità della parete dell’emitorace (fibrotorace) e, come anticipato, sepsi, ossia uno stato infiammatorio sistemico, in cui possono essere coinvolti più organi.

Il pus, infine, si può raccogliere nell’area sottocutanea e fistolizzare anche all’esterno del torace. Si parla, in questo caso, di empiema necessitatis, una tipica complicanza del batterio responsabile della tubercolosi.