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La polmonite: tipi, cause e terapie

A cura di
Marco
Baroni

La polmonite è una infiammazione, solitamente acuta, a carico di uno solo oppure entrambi i polmoni. Nella maggioranza dei casi ha una eziologia batterica, e viene curata con terapia farmacologica.

Cos’è la polmonite?

Con il termine polmonite si indica una infiammazione, principalmente batterica ma non solo, a carico del tessuto dei polmoni e dei bronchi. Può riguardare uno soltanto oppure entrambi i polmoni. Gli alveoli polmonari, le piccole cavità che si trovano lungo la parete dei condotti alveolari e dopo i bronchioli polmonari, si riempiono di liquido.

Per questa ragione gli alveoli non sono più capaci di svolgere la loro funzione, fondamentale per la vita dell’interno organismo: far accadere lo scambio di gas tra l’atmosfera e il sangue. Durante questo scambio gassoso il sangue incamera ossigeno e rilascia anidride carbonica.

Esistono delle categorie a rischio per questa patologia:

  • neonati e bambini
  • anziani
  • fumatori
  • soggetti che soffrono di asma, di fibrosi cistica
  • soggetti con patologie cardiache, renali ed epatiche
  • soggetti con il sistema immunitario indebolito per via, ad esempio, di HIV, o chemioterapia.

Attualmente, secondo una ricerca della John Hopkins University riferibile al 2020, la polmonite è la prima causa di mortalità tra i bambini (tra i 0 e 5 anni) al mondo.

Cosa può provocare la polmonite?

Le cause possono essere di diversa natura. Non esiste quindi un solo tipo di polmonite. In linea di massima, un soggetto contrae la polmonite da altri soggetti che risultano precedentemente infetti, che si ritrovano quindi a poter diffondere l’agente patogeno. È possibile, ad esempio, che si sviluppino delle micro epidemie familiari, specie quando la causa è un micoplasma, Mycoplasma pneumoniae.

Le polmoniti possono essere:

  • batteriche, quando l’agente patogeno è lo pneumococco (Streptococcus pneumoniae), principale causa della polmonite. Scendendo dal cavo orale, lo pneumococco attraversa l’albero polmonare fino a raggiungere gli alveoli. La polmonite batterica tende a svilupparsi quando il sistema immunitario risulta già deficitario
  • virali, che costituiscono il 30% delle polmoniti complessive negli adulti e il 20% d’età pediatrica. Tra gli agenti patogeni responsabili si possono indicare rhinovirus, adenovirus, orthomixoviridae oppure VRS, virus respiratorio sinciziale, coronavirus
  • fungine, o polmoniti pneumocistiche. A causarla lo Pneumocystis jirovecii, un fungo. Rappresenta una forma particolarmente grave, che interessa soggetti con HIV/AIDS, o con sistema immunitario soppresso da farmaci usati nelle terapie per il cancro o per prevenire il rigetto nella evenienza di trapianto di midollo osseo o di organi
  • polmonite ab ingestis, infiammazione scatenata da materiale arrivato ai bronchi, solitamente saliva oppure cibo. La presenza di questo materiale irrita il tessuto dei bronchi, e i batteri trovano un ambiente adatto a proliferare.
  • atipiche, quando dipendono da Mycoplasma pneumoniae, Chlamydophila pneumoniae, Legionella pneumoniae.
Vaccino Pneumococco 23valente Polisaccaridico (da 2 Anni)  

Fattori di rischio

Possibili fattori di rischio sono:

Quali sono i primi sintomi della polmonite?

Una polmonite si manifesta con sintomi che possono ricordare un raffreddore; sintomi quali la tosse e la febbre. Quando poi l’infezione o l’infiammazione si estendono tra i tessuti polmonari, si manifestano:

  • febbre, molto spesso alta, tanto da raggiungere i 39°C
  • tosse violenta
  • catarro verdastro e scuso
  • dolori toracici
  • respirazione difficoltosa
  • un malessere che interessa tutto l’organismo.

Il quadro clinico risulta tanto grave quanto sono estesi l’interessamento del tessuto polmonare e la compromissione dello scambio gassoso all’interno degli alveoli. Una compromissione che può sfociare in insufficienza respiratoria. La prognosi, e le relative possibilità di guarigione, dipendono dallo stato di salute generale del soggetto.

Sono quindi possibili complicanze quali:

  • ascesso polmonare
  • sindrome da distress polmonare acuto, un tipo di lesione polmonare grave
  • ipotensione, che può determinare la morte del soggetto.

Come avviene una diagnosi di polmonite?

Concorrono alla diagnosi:

  • la sintomatologia manifestata dal soggetto
  • la visita medica, specie nell’auscultazione dei rumori caratteristici, qual crepitii e rantoli
  • una radiografia del torace
  • esami del sangue quali VES, PCR ed emocromo con formula leucocitaria
  • esame colturale dell’espettorato. 

Come si cura la polmonite?

Il trattamento terapeutico varia in base alla eziologia. Possono pertanto essere prescritti espettoranti, antinfiammatori, mucolitici e antibiotici (amoxicillina, ampicillina, benzipenicillina); oltre a farmaci di supporto all’intero organismo. In alcuni casi si ricorre alla ospedalizzazione, e possono essere adottate scelte che includono la ventilazione meccanica.

L’impostazione terapeutica spetta al medico curante, o lo specialista pneumologo. Qualora siano adottati gli antibiotici, risulta fondamentale la storia clinica del soggetto e la presenza di possibili patologie croniche quali ipertensione, gastropatie, diabete o cardiopatie.

È possibile fare prevenzione?

Nei casi di polmonite da pneumococco è possibile fare prevenzione, grazie a due vaccini che riescono a coprire diversi sierotipi di Streptococcus pneumoniae più diffusi: 

  • vaccino 23-valente antipneumococcico polisaccaridico (PPSV23) la cui efficacia parte dai 2 anni di età, e tutti possono inocularlo. I pazienti di età compresa tra i 6 anni e i 64, fragili, possono riceverne la raccomandazione da parte del proprio medico, se ci sono particolari condizioni di rischio. Ai 65 anni d’età compiuti, ogni soggetto dovrebbe eseguirlo. In linea di massima, oltre i 65 anni risulta sufficiente avere ricevuto il 23-valente almeno una volta
  • vaccino 13-valente antipneumococcico coniugato (PCV13) adatto per l’immunizzazione anche dei neonati. Per questa ragione è presente nel calendario vaccinale obbligatorio. Anche gli adulti possono riceverne l’inoculazione. Viene raccomandato a pazienti tra i 6 anni ed i 64 anni di età in specifiche condizioni ad alto rischio.