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La sindrome dell’intestino irritabile (IBS): cause e terapie


Condizione debilitante e piuttosto comune, la sindrome dell’intestino irritabile si caratterizza per dolori addominali, gonfiore e alterazione della funzione intestinale.

Sindrome dell’intestino irritabile, cos’è?

Si parla di sindrome dell’intestino irritabile, chiamata anche del colon irritabile o colite spastica, con acronimo IBS (irritable bowel syndrome) quando il soggetto presenta una concomitanza di disturbi intestinali che interessano il colon, ovvero il tratto ultimo dell’intestino crasso. Si tratta di una sindrome che tende ad essere cronica.

Ad esserne interessato è il 10% della popolazione, con una prevalenza delle donne in una età che oscilla tra i 20 anni e i 50 anni. Si tratta di una sindrome nettamente diversa rispetto ad altre patologie infiammatorie che possono interessare l’intestino, com’è il caso del morbo di Crohn, poiché l’intestino non risulta avere nessuna anomalia.

Quando interessano la popolazione femminile, i sintomi sembrano avere una frequenza maggiore durante le mestruazioni e, in alcuni casi, durante la gravidanza.

Esistono associazioni con altre patologie?

L’IBS è presente anche in altre patologie che comportano dolore cronico, come il dolore pelvico cronico o la fibromialgia. Inoltre, in due casi su tre di sindrome dell’intestino irritabile i soggetti presentano condizioni psichiatriche quali:

La correlazione tra la sindrome del colon irritabile e alcune condizioni psicologiche può incidere negativamente sulla qualità della vita, creando difficoltà sia in ambito lavorativo che nelle relazioni sociali. Questo legame si spiega con il fatto che il colon è regolato in parte dal sistema nervoso centrale e in parte da quello enterico.

Anche il sistema immunitario può svolgere un ruolo di rilievo. In presenza di disturbi come la sindrome da stanchezza cronica o la fibromialgia, chi soffre di colon irritabile può riscontrare alterazioni nei meccanismi di risposta allo stress.

In questi soggetti si osservano spesso anomalie nel funzionamento dell’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene) e del sistema nervoso simpatico. Inoltre, chi ha avuto episodi di gastroenterite e presenta uno stato ansioso o una patologia psichiatrica è maggiormente predisposto a sviluppare questa sindrome.

Come capire se si ha la sindrome del colon irritabile?

I sintomi determinati dalla sindrome del colon irritabile sono diversi, e tra i più ricorrenti possono essere indicati:

La sintomatologia ha un andamento a fasi alterne: i disturbi tendono a migliorare in alcuni periodi per poi riacutizzarsi. Allo stesso tempo i disturbi possono presentarsi quando il soggetto ha consumato dei pasti eccessivamente grassi o speziati, oppure ha assunto bevande che contengono alcol o caffeina, sostanze che possono favorire una manifestazione più importante dei sintomi.

Possono manifestarsi tuttavia ulteriori disturbi:

  • nausea e mancanza di energia
  • flatulenza, incontinenza fecale e comparsa di muco nelle feci
  • problemi nell’urinare, che si esplicano attraverso uno stimolo frequente e la sensazione che la vescica non sia completamente vuota.

Quanto tempo dura?

I sintomi della IBS hanno un andamento che alterna fasi meno sintomatiche a fasi di riacutizzazione.

I disturbi, che tendono comunque a mantenere un andamento altalenante, possono avere una durata di pochi giorni, alcune settimane e a volte anche mesi, data la natura cronica di questa sindrome.

Come si effettua la diagnosi?

Per diagnosticare la sindrome del colon irritabile si utilizzano i cosiddetti criteri di Roma, linee guida riconosciute a livello internazionale. Secondo questi criteri, la diagnosi può essere formulata se la persona presenta dolore o fastidio addominale per tre giorni al mese, nell’arco di sei mesi, accompagnato da uno o più dei seguenti sintomi:

  • un miglioramento del dolore in seguito alla defecazione
  • un cambiamento nella frequenza delle scariche
  • aspetto delle feci modificato.

Possono verificarsi ulteriori sintomi associati: un peggioramento sintomatologico in seguito ai pasti, la sensazione di una evacuazione non completa, la fuoriuscita di muco dal retto, una distensione addominale pronunciata e visibile.

La diagnosi di IBS si perfeziona attraverso una indagine più approfondita che escluda altre cause che possono avere determinato i sintomi:

  • chiedendo se una dieta specifica, o l’esclusione di gruppi alimentari, siano state svolte dal paziente per un dato arco di tempo
  • svolgendo esami su un campione di feci, al fine di escludere eventuali infezioni
  • svolgendo esami del sangue per intercettare una eventuale anemia e per escludere eventualmente la celiachia
  • effettuando una colonscopia (da svolgere solo nel sospetto che i sintomi derivino da cancro, morbo di Crohn o colite).

È anche possibile che, nell’ambito dell’esame obiettivo, emergano sintomi che non sono riconducibili a questa sindrome, quali:

  • perdita di peso
  • sanguinamento dal retto
  • masse addominali
  • markers infiammatori.

Sintomi ai quali va affiancata la possibilità di un loro esordio dopo i 50 anni.

Come si cura la sindrome del colon irritabile?

Sindrome dalle cause sconosciute, la IBS prevede un trattamento terapeutico basato sul tipo e sulla importanza dei sintomi.

Dal momento che i sintomi possono aumentare in seguito all’assunzione di specifici alimenti, si sconsiglia di assumere fibre insolubili, per esempio la crusca, che possono acuire il dolore. Anche il lattosio, il fruttosio e il glutine potrebbero essere sensibilmente ridotti. Va specificato come attualmente non ci siano guide ufficiali.

L’approccio farmacologico, sotto stretta indicazione medica, può prevedere l’assunzione di:

  • farmaci antispastici
  • farmaci antidiarroici
  • lassativi
  • probiotici, per un sano equilibrio della flora batterica intestinale.

Si tratta di farmaci che mirano all’attenuamento dei sintomi, e non agiscono sulla causa della sindrome. Qualora l’approccio farmacologico risulti inefficace dopo 12 mesi, viene consigliato un approccio psicologico.

Cosa mangiare in caso di intestino irritabile?

Alcune modifiche alla dieta possono contribuire ad alleviare i sintomi. Tra i cambiamenti più utili per ridurre il fastidio rientrano:

  • riduzione di bevande con caffeina, sostanza che stimola l’intestino
  • assunzione di cibo attraverso pasti più piccoli
  • evitare cibi piccanti e cibi fritti.

Per diversi soggetti, erbe quali lo zenzero, menta piperita e camomilla possono contribuire ad alleviare in parte i sintomi della sindrome.

Lo stile di vita può essere, inoltre, un valido alleato: l’attività fisica costante aiuta la riduzione dello stress, uno dei possibili fattori scatenanti l’IBS.

Prognosi della sindrome del colon irritabile

La sindrome del colon irritabile ha generalmente una prognosi favorevole per quanto riguarda l'aspettativa di vita e non evolve in patologie più gravi come il cancro al colon.

Tuttavia, è importante sottolineare che si tratta di una condizione cronica, il che significa che tende a persistere nel tempo, spesso con periodi di remissione e riacutizzazione dei sintomi.
Le "complicazioni" sono legate principalmente all'impatto sulla qualità della vita e al benessere psico-sociale, come:

  • ridotta qualità della vita, a causa del dolore cronico e del disagio
  • problemi psicologici tra cui ansia e depressione
  • deficienze nutrizionali: sebbene rare, in alcuni casi di diarrea cronica severa o di diete restrittive, potrebbero emergere carenze.