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La rettocolite ulcerosa. Sintomi, cause e terapie

A cura di
Andrea
Costantino

La rettocolite ulcerosa è una malattia infiammatoria cronica intestinale che interessa la mucosa dell’intestino crasso. Le cause, ancora non del tutto note, possono essere multifattoriali.

Come si definisce la rettocolite ulcerosa?

La rettocolite ulcerosa, definita anche colite ulcerosa, è una patologia cronica di natura infiammatoria che colpisce l’intestino crasso. Nello specifico, interessa sempre il retto e la sua estensione. Può arrivare a riguardare una parte o tutto il colon.

I sintomi intestinali che ne derivano sono originati proprio dalla infiammazione sia della mucosa del retto che del colon, che determinano delle lesioni ulcerative sulla parete intestinale. Tendenzialmente la rettocolite ulcerosa ha un andamento che può oscillare tra episodi di riacutizzazione e periodi di remissione dei sintomi.

È anche possibile, in alcuni casi, che gli episodi acuti si manifestino con tempi piuttosto prolungati, senza alcun intervallo di remissione clinica.

Quali sono i disturbi della rettocolite ulcerosa?

La rettocolite ulcerosa si specifica per una serie di sintomi:

  • la diarrea ematica che si caratterizza per la presenza di sangue nelle feci e per le numerose scariche, che possono anche determinare il risveglio del paziente
  • dolori addominali
  • tenesmo rettale, ovvero una difficoltà patita dal soggetto nel contenere lo stimolo defecatorio. Spesso questo stimolo termina con una evacuazione di piccola entità, che può risolversi anche esclusivamente in una evacuazione di sangue e muco.

È possibile che sia richiesto un ricovero, con urgenza, nei casi in cui si manifestino, oltre alla colite ulcerosa estesa a tutto l’intestino, anche febbre, importanti dolori addominali e disidratazione. Quest’ultima dovuta ai possibili e numerosi episodi di diarrea.

A volte la malattia si associa a manifestazioni di sintomi extra-intestinali, tra le quali si possono avere:

  • artralgie, ovvero dolori articolari
  • artriti, ovvero infiammazioni a carico delle articolazioni periferiche o a carico della colonna vertebrale
  • patologie a carico degli occhi, come nel caso dell’uveite
  • alterazioni delle funzionalità epatica.

C’è inoltre da considerare una conseguenza dell’infiammazione cronica della rettocolite ulcerosa: quando si protrae nel tempo, può determinare l’insorgenza di lesioni pretumorali, che a loro volta possono aumentare il rischio di incorrere in un tumore intestinale.

Come sono le feci nella rettocolite ulcerosa?

Le feci si caratterizzano per:

  • non essere formate e con numerose evacuazioni giornaliere, diarreoiche
  • sangue o tracce di sangue, ematochezia o rettoragia
  • presenza a volte il muco, mucorrea.

Come si effettua la diagnosi?

Una corretta diagnosi di rettocolite ulcerosa prevede un insieme di esami strumentali e di laboratorio:

  • la colonscopia per una osservazione dell’ileo e per escludere l’eventualità che il soggetto soffra della malattia di Crohn. Durante la colonscopia sono effettuate delle biopsie intestinali, il cui scopo è una valutazione delle condizioni della mucosa intestinale, e per intercettare eventuali alterazioni delle cellule intestinali
  • radiografia addome da effettuare nei casi più severi, così da escludere che si siano sviluppate delle complicanze, come il megacolon tossico
  • calprotectina fecale, dal momento che una alta concentrazione di questa proteina rilasciata dai globuli bianchi della mucosa nelle feci può essere indicativa di una malattia infiammatoria intestinale come la rettocolite ulcerosa. Questo stesso esame può essere utilizzato per il monitoraggio della patologia e per studiare la risposta alle terapie
  • ecografia delle anse intestinali, per svolgere in modo non invasivo una valutazione della parete intestinale e, allo stesso tempo, ottenere un monitoraggio dell’andamento della patologia e, di nuovo, la sua risposta alle terapie, come dimostrato da recenti studi.

Quali sono le cause della rettocolite ulcerosa?

Attualmente le cause della rettocolite ulcerosa non sono del tutto note. Si tende a parlare di cause multifattoriali, precisamente di fattori che possono concorrere all’insorgenza della patologia.

Una delle ipotesi più probabili vede la concomitanza di fattori ambientali, termine con cui si indicano nello specifico microrganismi batterici intestinali, e di un assetto genetico che sia predisposto. Nei casi di colite ulcerosa la barriera mucosa non riveste completamente la parete intestinale, e può accadere che vi sia un’alterata comunicazione fra la mucosa e i batteri intestinali.

La patologia appartiene alle malattie immunomediate, ossia malattie date dall’attivazione del sistema immunitario, che tende a dare una reazione infiammatoria che si protrae nel tempo, arrivando a distruggere lo strato di mucosa sano con alterazioni minime o profonde ulcerazioni diffuse. 

Come si guarisce? E con quali terapie?

È più opportuno di parlare di cure, piuttosto che guarigione, come per tutte le malattie croniche. Le terapie cui il soggetto può sottoporsi hanno l’obiettivo di risolvere l’infiammazione intestinale. Questo obiettivo viene raggiunto attraverso farmaci che inibiscono i processi infiammatori e attutiscono la risposta da parte del sistema immunitario.

Tra i farmaci che sono prescritti dagli specialisti gastroenterologi vi sono:

  • gli steroidi sistemici, che agiscono come antinfiammatori, che attenuano e regolano la risposta del sistema immunitario. Tali farmaci devono essere utilizzati solo sotto consiglio medico e per periodi limitati al fine di prevenire la riduzione dell’efficacia o la dipendenza da questi stessi farmaci, che per terapie croniche danno importanti effetti collaterali
  • l’azatioprina. Si tratta di un farmaco immunosoppressore la cui azione consiste nell’inibire i linfociti, cellule ematiche che appartengono ai globuli bianchi, che attivano il sistema immunitario. L’azatioprina viene utilizzata per mantenere la remissione clinica della malattia senza utilizzare il cortisone
  • farmaci biologici e micromolecole, ovvero anticorpi che svolgono la funzione di bloccare in modo selettivo alcune tra le principali proteine che sono responsabili della infiammazione.

Nei casi in cui la terapia farmacologica non riesca a dare dei miglioramenti della sintomatologia nelle malattie estese severe che coinvolgono l’intero colon, si può ricorrere ad un intervento chirurgico. L’intervento consiste in una colectomia, ovvero la rimozione del colon.