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La sindrome di Lynch


La sindrome di Lynch è una malattia ereditaria causata dalla mutazione di geni deputati alla riparazione di errori nel dna, che comporta un aumentato rischio di sviluppare il cancro al colon retto e in altri distretti dell'organismo

Che cos'è la sindrome di Lynch?

La sindrome di Lynch è una patologia ereditaria caratterizzata da mutazioni germinali nei geni deputati alla riparazione di errori nel dna (geni del cosiddetto mismatch repair o MMR), che aumentano il rischio di sviluppare il cancro in varie parti del corpo. Ad essere interessati sono i geni MLH1, MSH2, MSH6 e PMS2, cui si unisce EPCAM, non facente parte del MMR ma strettamente connesso a MSH2.

Normalmente, questi geni producono delle proteine che correggono gli errori intervenuti durante la divisione cellulare. In presenza della mutazione genetica, la produzione di queste proteine è assente o malfunzionante, pertanto fa sì che nel tempo possano accumularsi mutazioni nelle cellule, esponendole alla formazione di tumori.

I distretti più vulnerabili a sviluppare neoplasie sono in particolare:

  • Colon retto (la sindrome di Lynch è infatti anche nota come cancro ereditario del colon retto non poliposico o Hereditary Non-Polyposis Colorectal Cancer, HNPCC), con un rischio del 50-80%
  • Endometrio, con un rischio del 40-60%
  • Stomaco
  • Intestino tenue
  • Ovaie
  • Seno
  • Pancreas
  • Reni
  • Vie urinarie (uretra, vescica, pelvi renale)
  • Fegato
  • Dotti biliari
  • Colecisti
  • Cervello
  • Pelle

Come si trasmette la sindrome di Lynch?

La sindrome di Lynch è una malattia ereditaria, che si trasmette dunque di genitore in figlio.

Si tratta di una malattia autosomica dominante, il che significa che basta avere una mutazione su uno dei due alleli nella coppia di geni per manifestare la malattia. Il genitore colpito dalla mutazione ha una probabilità del 50% di trasmettere l'alterazione genetica ai propri figli, poiché la mutazione si trova su uno dei due alleli del gene coinvolto.

I portatori di una variante genica mutata non necessariamente svilupperanno una neoplasia nel corso della vita, ma saranno esposti a un rischio maggiore rispetto al resto della popolazione. Avendo una copia mutata e una normale del gene in questione, il cancro può svilupparsi se, nel corso della vita, anche la copia sana del gene subisce una mutazione.

Il rischio di insorgenza di lesioni cancerose sembra variare a seconda del gene interessato. Il rischio di cancro al colon retto legato a varianti patologiche di MLH1 e MSH2 è maggiore rispetto al rischio legato a quelle di MSH6 e PMS2.

È importante sottolineare che le mutazioni di questi geni possono presentarsi anche in alcune persone non affette dalla sindrome di Lynch o, al contrario, mancare nelle famiglie colpite dalla patologia.

Sindrome di Lynch: sintomi

Nella maggior parte dei casi, la sindrome di Lynch rappresenta una condizione asintomatica, fin quando non si ha la formazione di una neoplasia maligna. A questo punto si manifesta attraverso i sintomi tipici del cancro a cui ha dato origine.

Come si diagnostica la sindrome di Lynch?

La diagnosi della patologia si basa su un test genetico. Viene prelevato un campione di sangue del paziente e poi analizzato in laboratorio per individuare la presenza di mutazioni in uno dei geni associati alla sindrome di Lynch. Trovare queste mutazioni geniche conferma la diagnosi.

Il test genetico può essere prescritto sia dopo che il paziente ha già sviluppato un tumore correlato alla sindrome sia per fini preventivi, quando la malattia è stata diagnosticata in un familiare stretto. In questo modo l'esame permette di identificare le persone ad alto rischio all'interno della famiglia ancor prima che sviluppino sintomi.

Esistono inoltre esami che analizzano il tessuto tumorale per determinare se il cancro possa essere derivato dalla sindrome, oltre che test prenatali e da eseguire prima di un impianto in caso di fecondazione medicalmente assistita.

Si rende necessaria una diagnosi differenziale nel caso di patologie come la poliposi adenomatosa familiare attenuata (AFAP) o la sindrome di Turcot, caratterizzate anch'esse dall'insorgenza di polipi.

Quante persone hanno la sindrome di Lynch?

La sindrome di Lynch è la malattia ereditaria principale che causa il tumore al colon. Rappresenta circa il 2-4% dei casi di cancro al colon retto e il 3-4% dei tumori all'endometrio. La fascia anagrafica in cui in genere la sindrome di Lynch causa tumori (in particolar modo il tumore colonrettale) è quella tra i 40 e i 50 anni.

Nei pazienti interessati da una mutazione in uno dei geni del MMR, Il rischio di sviluppare un cancro in una delle sedi correlate alla sindrome di Lynch varia in relazione all'età e al gene mutato:

  • Il rischio di sviluppare il cancro al colon retto va dal 6% entro i 40 anni fino al 57% entro i 75 anni per le mutazioni in MLH1, MSH2 e MSH6; dal 3% entro i 70 anni al 10% entro i 75 anni per le mutazioni in PMS2
  • Il rischio di cancro all'endometrio sale dal 2% a 40 anni fino al 48% a 75 anni per mutazioni in MLH1, MSH2 e MSH6; dal 10% a 60 anni fino al 13% a 75 anni per mutazioni in PMS2
  • Il rischio di sviluppare un tumore allo stomaco, alle ovaie, alla mammella, all'intestino tenue, al pancreas, alle vie urinarie, alla prostata, alle vie biliari e all'encefalo è più basso

Come si cura?

Non esistono attualmente terapie capaci di eliminare le mutazioni genetiche alla base della sindrome di Lynch. Per questo, quando la mutazione viene identificata, il trattamento della malattia consiste principalmente nella prevenzione di lesioni tumorali. I pazienti con sindrome di Lynch devono sottoporsi con regolarità a esami di controllo per individuare in tempi precoci eventuali neoplasie:

  • Colonscopia per controllare il colon retto e asportare eventuali polipi ogni 1-2 anni ed endoscopia del tratto digestivo superiore e test per l'Helicobacter pylori ogni 2-5 anni nei pazienti a partire dai 20-25 anni di età
  • Esame pelvico, ecografia pelvica o transvaginale e biopsia endometriale, per monitorare l'endometrio con frequenza annuale nelle donne dai 30-35 anni

In casi selezionati può essere presa in considerazione la rimozione chirurgica preventiva, poiché riduce notevolmente il rischio di cancro. Nel caso di pazienti affetti dal cancro del colon, i medici possono decidere la rimozione completa o parziale dell'organo. Nelle donne che hanno superato l'età fertile si può ricorrere invece all'asportazione all'utero e delle ovaie per prevenire tumori dell'endometrio o alle ovaie.

Attualmente sono in fase di studio anche trattamenti a scopo preventivo a base di aspirina. Questo farmaco si è infatti rivelato efficace nella prevenzione del cancro del colon retto nei pazienti affetti dalla sindrome.