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Il tumore alla prostata. Le cause, i sintomi e la terapia

A cura di
Mauro
Seveso

Il tumore alla prostata è uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile. Scopriamo quali sono i fattori di rischio, i sintomi, la terapia e la speranza di vita.

Cos’è il tumore alla prostata?

La prostata è una ghiandola presente solo negli uomini, posizionata di fronte al retto. Ha la funzione di secernere parte del liquido seminale, che al momento dell’orgasmo viene immesso nell’uretra cella donna unitamente agli spermatozoi prodotti dai testicoli. La prostata è molto sensibile agli ormoni, in particolare a quelli maschili come il testosterone.

I tumori prostatici hanno origine proprio dalle cellule presenti all’interno della ghiandola, che cominciano a crescere in maniera incontrollata.

Quanto è diffuso?

Quello prostatico è il tumore più diffuso, in Italia, nella popolazione maschile. Circa due tumori su dieci, diagnosticati in un uomo, sono un tumore prostatico. Il 2020 ha visto 36.074 nuovi casi su base annua, e a livello nazionale, secondo i dati ISS.

L’incidenza è aumentata perché gli esami diagnostici sono diventati molto più diffusi negli ultimi dieci anni. Grazie anche alla diagnosi precoce svolta con il test PSA.

Quali sono i fattori di rischio?

I fattori di rischio più importanti sono:

  • età, poiché 2 tumori su 3 vengono diagnosticati dopo i 65 anni, ma gli ultimi anni hanno registrato un sensibile aumento di diagnosi nei 40 anni e dopo i 50 anni
  • familiarità. Gli uomini con parenti affetti da cancro della prostata hanno un rischio doppio di ammalarsi
  • stile di vita. Obesità, vita sedentaria e dieta ricca di grassi possono favorire lo sviluppo e la crescita del tumore.

Geni mutati, come BRCA1 o BRCA2, sono ulteriori fattori di rischio, così come la Sindrome di Lynch.

Tipologie di tumori prostatici

La quasi esclusività dei tumori prostatici ha origine proprio dalle cellule di questa ghiandola, e prende il nome di adenocarcinoma. Raramente, possono presentarsi anche:

Dopo i 50, ci sono patologie benigne che potrebbero essere confuse, per via dei loro sintomi, con un tumore alla prostata. È il caso dell’ipertrofia prostatica.

Quando il tumore alla prostata è maligno?

Quando il tumore è in uno stadio avanzato, con l’aumento di dimensioni del tumore o con l’elevata probabilità di sviluppare metastasi, il paziente presenta sintomi riconducibili a disturbi minzionali quali:

Si segnalano anche dolori scheletrici.

Quali sono i primi sintomi di un tumore alla prostata?

Inizialmente, il tumore prostatico non determina sintomi, viene quindi definito asintomatico. Per questa ragione viene scoperto, in circa il 30% dei casi, quando si è diffuso ai tessuti circostanti o, comunque, aldilà della prostata.

Si hanno sospetti con il riscontro di valori di PSA (antigene prostatico specifico) nel sangue superiori alla norma, o per il riscontro di una prostata di caratteristiche alterate all’esplorazione rettale

Come si svolge la diagnosi?

La diagnosi di tumore alla prostata si basa su pochi ma decisivi esami:

  • esplorazione rettale
  • dosaggio del PSA.

In caso di sospetto, sarà determinante l’esecuzione successiva di una biopsia prostatica. Ci sono altri esami che possono essere utilizzati in determinati e selezionati casi per migliorare l’accuratezza diagnostica. Si tratta di:

Va incluso anche il prelievo ematico che può far riscontrare la presenza nelle urine di alcuni marcatori di ultima generazione quali il -2proPSA e il PCA3.

Opzioni terapeutiche per il tumore alla prostata

La scelta terapeutica si basa sul grado di malignità del tumore, sulla dimensione, sulla presenza di metastasi, valutando inoltre l’età del paziente e la sua situazione clinica generale:

  • sorveglianza attiva. In caso di tumori a basso grado di malignità, uomini di età avanzata o con importanti comorbidità, è possibile adottare un atteggiamento conservativo monitorando nel tempo l’evoluzione del quadro clinico e decidendo per un trattamento attivo solo in caso di progressione della malattia
  • intervento chirurgico, che consiste nell'asportazione della prostata (prostatectomia radicale) e dei linfonodi della regione prostatica. Viene considerata a oggi la terapia migliore per ottenere, in caso di assenza di metastasi, la guarigione completa.

Con l’affinamento delle tecniche e l’opportunità di utilizzo di nuovi e sofisticati strumenti quali il robot, si caratterizza per una sempre maggiore efficacia terapeutica e mini-invasività con una riduzione delle complicanze post operatorie.

Quanto si vive con il tumore alla prostata?

La sopravvivenza, in seguito ad una diagnosi di tumore alla prostata, può essere particolarmente lunga. In Italia la sopravvivenza media, dopo 5 anni rispetto alla diagnosi, è del 91%. Sono dati estremamente positivi, perché indicano che oltre 9 pazienti su 10 sono vivi quando sono passati 5 anni dalla diagnosi iniziale.

Il numero medio di anni che un paziente si ritrova a vivere, dopo la diagnosi, è molto simile a quello di una persona che non ha avuto una diagnosi di questo tipo. Va specificato come la prognosi sia legata alla stadiazione del tumore e al suo grado istologico. È in un simile contesto che i controlli di routine assumono un ruolo rilevante. L'importanza della prevenzione non va mai sottovalutata, perché permette di avere sempre una diagnosi precoce ed efficace.