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La vitamina D è una vitamina liposolubile, essenziale per molte funzioni dell’organismo, in particolare per l’assorbimento di alcuni minerali a livello intestinale (calcio, magnesio e fosfato).
Nell’essere umano, la vitamina D si presenta in due forme:
È stato dimostrato che la vitamina D favorisca l’assorbimento intestinale del calcio e aiuti a mantenere i livelli di calcio e fosforo, in modo da garantire una corretta mineralizzazione dell'osso, fondamentale per la sua crescita e il suo rimodellamento. Livelli ottimali di vitamina D prevengono il rachitismo nei bambini, la fragilità ossea nell'adulto e l’osteoporosi nell'anziano.
La vitamina D ha, inoltre, molte altre funzioni fisiologiche importanti per il nostro organismo, inclusa la modulazione della crescita cellulare, il rafforzamento e la regolazione delle difese immunitarie, il mantenimento della funzione neuromuscolare. Ma non esistono ulteriori evidenze scientifiche in grado di avvalorare l'ipotesi che la vitamina D sia coinvolta in altri disturbi, come le malattie autoimmuni e i tumori.
La vitamina D è presente in modeste quantità in:
Inoltre possiamo trovarla anche sotto forma di integratore dietetico.
Questa vitamina si trova soprattutto nelle verdure con foglie larghe e di colore scuro, nello specifico la si trova: nei broccoli, nella cicoria, nelle bietole, ma anche nel cavolo nero e nei comunissimi funghi champignon.
I frutti che contengono vitamina D sono quelli del cacao, i quali, nel periodo dell'essiccamento sotto il sole, assimilano questa vitamina per noi fondamentale.
La presenza nell'organismo di vitamina D è dovuta in minima parte all'assunzione alimentare. La maggior parte della vitamina D, infatti, si forma attraverso la sintesi cutanea, in seguito all'esposizione ai raggi solari UV-B.
In ogni caso, la vitamina D deve essere attivata per poter essere utilizzata dal nostro organismo, e questo avviene a opera di due reazioni di idrossilazione:
Il metabolismo della vitamina D può essere influenzato da vari fattori, per esempio:
Tra le cause principali della carenza di vitamina D possiamo includere fattori anagrafici come l’età avanzata, stili di vita scorretti come il fumo di sigarette, condizioni quali l’obesità, l’insufficienza epatica e quella renale o, ancora, la celiachia e il morbo di Crohn.
Hanno più probabilità di patire un deficit di vitamina D i pazienti che soffrono di osteoporosi, hanno un linfoma o sono affetti da iperparatiroidismo.
La carenza di vitamina D, infine, è anche una delle conseguenze di alcune patologie quali l’istoplasmosi, la tubercolosi e la sarcoidosi.
Studi epidemiologici hanno riscontrato un'elevata percentuale di casi di carenza di vitamina D nella popolazione generale, complice anche il cambiamento di abitudini della società, per cui diminuiscono sempre più i momenti all'aria aperta e alla luce del sole in favore di quelli tra le mura domestiche o in ufficio.
I sintomi più comuni della carenza di vitamina D sono:
Le conseguenze della carenza possono portare a esiti anche gravi. Il malassorbimento di calcio infatti rende le ossa più fragili e quindi più esposte a:
Il deficit di vitamina D, come accennato sopra, durante l'infanzia provoca rachitismo e ossificazione incompleta, durante la crescita. È possibile, inoltre, che la carenza porti a un insufficiente sviluppo muscolare, con comparsa di crampi, formicolii e spasmi.
Visti i numerosi compiti e funzioni di questo prezioso micronutriente, recentemente i livelli di assunzione raccomandati sono stati innalzati, proprio per garantire tutti i benefici legati a un corretto livello di vitamina nell'organismo.
ILARN (livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana) raccomandano 10µg (400 IU) di vitamina al giorno fino a un anno di vita, 15 µg (600 IU) per bambini, adolescenti e adulti e 20µg (800 IU) per gli anziani. La vitamina D viene espressa come colecalciferolo (1 μg di colecalciferolo = 40 IU vit. D).
Nel caso di ipovitaminosi D il medico curante o lo specialista consiglieranno una supplementazione vitaminica. La vitamina D somministrata si accumula in gran parte nel tessuto adiposo, per poi essere rilasciata gradualmente. Questo aspetto consente di utilizzare diversi schemi di somministrazione: giornaliera, settimanale, mensile, trimestrale o annuale (per bocca o intramuscolo).
La supplementazione giornaliera di vitamina D è di circa 800 - 1000 UI al giorno, ma può aumentare fino A 2000 - 4000 UI (sempre al giorno) nelle condizioni di severo deficit, con concomitante assente esposizione solare, ridotto apporto dietetico e ridotto assorbimento di calcio.
Bisogna ricordare però che la fonte primaria di vitamina D rimane l'esposizione alla luce solare: è necessario quindi passare più tempo possibile all'aria aperta, migliorando il proprio stile di vita che andrà a incidere positivamente sulla nostra salute. Gli esperti affermano che per sintetizzare la giusta quantità di vitamina D sia necessario trascorrere quotidianamente almeno 20 minuti al sole.
È necessario fare il test della Vitamina D per verificarne o meno la carenza e quando è necessario monitorare l’eventuale supplementazione della stessa. Il test della vitamina D viene prescritta in caso di:
Il dosaggio della vitamina D riveste un ruolo essenziale nell'osservazione dei pazienti che presentano disturbi del metabolismo del calcio associati a:
Inoltre, l’esame è indicato per il monitoraggio di tutti quei soggetti a rischio, come anziani e persone ricoverate, persone obese o che hanno subito bypass gastrico.
L’esame si esegue attraverso il prelievo di un campione di sangue venoso e non richiede alcuna preparazione.
L’esame consente di verificare la quantità di vitamina D presente nell’organismo e di accertare se il paziente sia carente o meno. I valori di riferimento sono i seguenti, per uomo e donna, espressi in ng/ml:
Tali valori sono sovrapponibili a quelli indicati dall'US Endocrine Society che definisce valori di vitamina D bassa < 20 ng/ml e l'insufficienza compresa tra 21 e 30 ng/ml, e dall'Institute of Medicine statunitense, che riconosce in valori pari o superiore a 20 ng/ml una concentrazione adeguata per il mantenimento di una buona salute ossea. Livelli superiori a 30 ng/ml non offrono effetti significativamente migliori.
Ricordiamo infine che la carenza di vitamina D non si misura con il dosaggio ematico della forma attiva, infatti l'1,25 (OH)₂D non riflette l'effettivo stato della vitamina perché ha un'emivita troppo breve e i suoi livelli nel sangue periferico sono di gran lunga inferiori a quelli del 25(OH)D, considerato il miglior indicatore sierico, con un'emivita di due-tre settimane.