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Trombosi venosa profonda: eziologia, sintomi e trattamenti

A cura di
Andrea
Casini

La trombosi venosa profonda consiste nella formazione di un trombo che interessa le vene profonde, solitamente le gambe. Quali sono le cause, e come vene trattata? Le risposte del chirurgo vascolare del Santagostino.

Cos’è la trombosi venosa profonda?

Si ha una trombosi venosa profonda (TVP) quando si formano dei trombi, ovvero coaguli di sangue, in vene profonde. Con maggiore frequenza la TVP interessa le gambe. I termini che in precedenza venivano utilizzati per indicare questa patologia erano flebite, oppure tromboflebite, con particolare riguardo per le braccia e gli arti inferiori.

Tra le espressioni, non mediche, che sono utilizzate per denominare la TVP ci sono trombosi del viaggiatore. Può verificarsi infatti negli individui che rimangono in posizione seduta per lungo tempo, come nel caso di un volo intercontinentale: il sangue abbia difficoltà a ritornare verso il cuore, a causa della gravità.

Anche la disidratazione, che si verifica a causa del microclima presente in un aereo, può contribuire alla sua insorgenza.

L’incidenza della TVP, in Italia, è mediamente di 1 caso ogni 1000. Risulta estremamente bassa nei bambini e negli adolescenti, assestandosi allo 0,005%, mentre nei pazienti anziani può arrivare a 25 casi su 1000.

La TVP non deve mai essere sottovalutata e richiede un intervento tempestivo. Questo perché i coaguli che si sono formati nelle vene profonde potrebbero staccarsi e raggiungere i polmoni. Qui il flusso sanguigno risulterebbe bloccato, determinando come esito una embolia polmonare.

Una seconda possibile complicanza è la sindrome post trombotica, quando il trombo di fatto non si dissolve. Questa sindrome può manifestarsi con dolore, edema, eczema, dilatazione delle vene in superficie.

Quali sono i sintomi di una trombosi alla gamba?

I sintomi che indicano come il circolo venoso, relativamente agli arti inferiori, è in sofferenza, possono essere principalmente indicati in un senso di gonfiore e pesantezza a carico delle gambe. Qualora questi sintomi si dovessero presentare con sporadicità, soprattutto in seguito a lunghi viaggi in aereo, o quando per lungo tempo si è rimasti seduti, non ci sono ragioni per essere preoccupati.

Bisogna, al contrario, approfondire e indagare questi sintomi nei casi in cui:

  • si fossero già manifestate problematiche riconducibili alla TVP
  • il soggetto che manifesta questi sintomi soffre di diabete o di obesità
  • si sta assumendo la pillola anticoncezionale
  • il soggetto sia un fumatore
  • ci fosse familiarità con la TVP.

Bisogna prestare estrema attenzione, rivolgendosi ad uno specialista flebologo, a questi sintomi, che a volte possono avere manifestazioni anche opposte tra loro. Le gambe possono presentarsi estremamente gonfie o affatto gonfie, fredde o senza particolari alterazioni termiche.

Questa apparente oscillazione sintomatica deriva dal fatto che i tipici sintomi della TVP, dolore, tensione, arrossamento e edema, si manifestano quando la trombosi, ormai estesa, interessa vene che si trovano in profondità.

Inoltre i segni riconducibili ad una TVP sono condivisi ad altre patologie. È necessario che il medico specialista svolga una precisa diagnosi differenziale. Tra le patologie che condividono i sintomi con la TVP ci sono le tendiniti, gli stiramenti e gli ematomi, oppure la sciatalgia o la osteomielite.

Cosa provoca una trombosi venosa profonda?

All’origine di una trombosi venosa profonda c’è la presenza di un coagulo di sangue. I coaguli possono essere presenti in una sola vena oppure in più vene che si trovano in profondità, e comunque in prossimità dei muscoli.

Il coagulo può formarsi per diverse cause, e verificarsi in associazione con:

  • pareti vascolari alterate
  • alterazione del flusso sanguigno
  • aumento di coagulazione del sangue.

La costante sottesa alla formazione di un trombo è la seguente: si produce un rallentamento del flusso sanguigno talmente significativo che si attiva, erroneamente, il meccanismo preposto alla coagulazione. Gli individui più a rischio sono:

Ulteriori condizioni che possono contribuire al rischio di insorgenza di TVP sono:

  • la gravidanza
  • il puerperio, ovvero le prime sei settimane successive al parto
  • l’assunzione della pillola anticoncezionale
  • la terapia ormonale sostitutiva, in un contesto di menopausa
  • traumi quali fratture di gamba, anca o bacino
  • ictus
  • interventi chirurgici, gli interventi ortopedici e quelli che riguardano l’addome
  • carcinoma e chemioterapie
  • patologie infiammatorie croniche.

Come avviene la diagnosi?

Dal momento che l’esame obiettivo e l’anamnesi per quanto approfonditi non permettono una diagnosi certa, per via del comportamento non univoco dei sintomi della TVP, risulta necessario ricorrere a esami strumentali ed esami da laboratorio.

L’esame strumentale d’elezione è l’ecocolordoppler, che permette la localizzazione del trombo e, allo stesso tempo, permette di osservarne la conformazione. Grazie a questo esame è inoltre possibile accertare il possibile rallentamento del flusso sanguigno, o un suo blocco, dovuto proprio all’insorgenza di trombi.

Un secondo esame, questa volta di laboratorio, estremamente utile è il dosaggio del D-dimero, essendo quest’ultima una molecola, segnatamente un frammento proteico, presente nel sangue quando la fibrina, presente in un trombo, si degrada.

Tra gli ulteriori esami di laboratorio utili in sede diagnostica si segnalano quindi:

Cosa fare in caso di trombosi venosa profonda?

La cura della TVP si prefigge di raggiungere diversi obiettivi:

  • la prevenzione dell’aumento volumetrico del trombo
  • la prevenzione di episodi di embolia
  • la promozione e l’accelerazione della fibrinolisi, ovvero la degradazione del trombo
  • la prevenzione delle complicazioni nel lungo periodo.

Inizialmente viene somministrata l’eparina, un principio attivo dalla funzione anticoagulante, per l’immediata prevenzione della formazione di trombi. Esiste l’eparina standard (non frazionata) che viene somministrata sia per via endovenosa che per via sottocutanea, il cui dosaggio varia in base al paziente. C’è poi l’eparina a basso peso molecolare, che viene assunta per via sottocutanea.

Possono verificarsi alcuni effetti collaterali come emorragie, eruzioni cutanee o allergie. Nel caso in cui si ha una assunzione prolungata nel tempo, può determinarsi un indebolimento delle ossa.

In seguito al trattamento svolto con l’eparina, il paziente segue solitamente una terapia anticoagulante orale (TAO). La somministrazione del farmaco anticoagulante, il più usato è il warfarin, può durare da un minimo di tre mesi oppure non essere interrotto affatto. Il warfarin richiede come esame del sangue il tempo di protrombina, per misurare alcuni parametri della coagulazione.

Prevenzione della trombosi venosa profonda

La TVP è una patologia non riconducibile ad un solo fattore di rischio. Alcuni fattori, come ad esempio la familiarità, non sono modificabili altri, invece, sono modificabili. I fattori di rischio modificabili sono l’inattività, o la sedentarietà, il tabagismo, una alimentazione squilibrata che contribuisce al sovrappeso, se non all’obesità.

Sul versante dell’alimentazione, è importante che la dieta contempli la presenza di omega-3, acidi grassi, definiti anche grassi buoni, che contribuiscono all’abbassamento dei livelli ematici del colesterolo e dei trigliceridi. L’assunzione di fibre vegetali, infine, specie se avviene con cereali integrali, diminuisce l’assorbimento dei grassi da parte dell’intestino.

Nel caso in cui si assumono proteine e grassi di origine animale in quantità eccessiva, l’assunzione di vitamine, come l’acido folico, può contribuire ad una riduzione dei loro effetti negativi.