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Anemia, quali sono i sintomi e come curarla

A cura di
Maria
Savarè

Il termine anemia è generico, e indica un insieme di patologie diverse per natura e gravità.

Cos’è l’anemia?

Quando si verifica una diminuzione patologica nei valori della emoglobina (Hb), si parla di anemia. I valori di riferimento sono di 13g/dl per l’uomo e di 12 g/dl per la donna. Una seconda, ma importante, caratteristica dell’anemia è data dalla modifica della morfologia.

Come diretta conseguenza di alterazione e diminuzione dei globuli rossi (eritrociti), il soggetto sviluppa una incapacità di trasportare ossigeno sufficiente a soddisfare i bisogni di tessuti e organi del corpo.

Quali sintomi presenta l’anemia?

Un soggetto che soffre di anemia presenta molteplici sintomi. La loro insorgenza può essere di tipo lento e progressivo, quando la carenza accade con un andamento lento. Altre volte, invece, può verificarsi una insorgenza acuta, come nei casi di emorragia improvvisa.

L’anemia può manifestarsi come disturbo temporaneo e, quindi, passibile di opportuna terapia, o come condizione cronica. Indipendentemente dalle due forme di manifestazione, i principali sintomi dell’anemia sono:

  • pallore della cute e delle mucose, come accade quando il paziente presenta sclere pallide
  • unghie e capelli fragili, quando il soggetto soffre di carenza di ferro
  • ittero, colorito giallastro dovuto ad aumento della bilirubina, quando il paziente è affetto da anemie emolitiche
  • astenia anche per sforzi minimi
  • estremità fredde
  • cefalea
  • dispnea
  • tachicardia
  • precordialgia (dolori al petto).

Esistono poi ulteriori sintomi, più gravi e rari:

  • calo della pressione e, nei casi di emorragia grave, stato di shock con organi vitali in ipoirrorazione
  • quando l’anemia è secondaria, rispetto ad una ulteriore patologia ematologica, possono essere interessati milza o linfonodi.

Come avviene una diagnosi di anemia?

La diagnosi di una qualsiasi forma di anemia parte da un emocromo. Dopo avere intercettato il tipo di alterazione, seguono ulteriori esami. I livelli di emoglobina e la morfologia degli eritrociti permettono di specificare il tipo di anemia.

Si distinguono due principali tipi di anemia: si parla di anemia microcitica (microcitosi) quando i globuli rossi si presentano con dimensioni più piccole rispetto alla norma. Gli esami seguono due traiettorie:

  • per i livelli bassi di ferro si eseguono: il dosaggio di ferro e di ferritina, la transferrina con percentuale di saturazione. A queste analisi seguono approfondimenti per intercettare le cause di questa carenza
  • nei casi di alterazione genetica congenita, per esempio la talassemia, si esegue l’elettroforesi dell’Hb e analisi di tipo genetico.

Quando i globuli rossi hanno dimensioni normali o maggiori rispetto alla norma si parla di anemia macrocitica (macrocitosi). In questa evenienza:

  • si effettuano il dosaggio di vitamina B12 e di acido folico, con ulteriori indagini per risalire alle cause della carenza
  • nei casi di emolisi periferica, che determina una distruzione dei globuli rossi anzitempo, si eseguono il test di Coombs, reticolociti, LDH, aptoglobina, bilirubina totale e frazionata
  • viene svolto un prelievo midollare, anche per accertare una eventuale patologia sottostante, nei casi di disturbo di produzione midollare.

Fattori eziologici dell’anemia

I fattori che scatenano l’anemia sono molteplici e, in alcune occasioni, sono concomitanti. È possibile dividerli in due grandi gruppi, si può avere anemia per insufficiente produzione di globuli rossi, per responsabilità del midollo osseo, o per cause di varia natura si verificano perdita o distruzione di globuli rossi.

L’insufficiente produzione di globuli rossi può dipendere da:

  • carenza di ferro, nell’anemia sideropenica. La causa può essere attribuita ad un apporto alimentare insufficiente, alla celiachia (che determina un deficit di assorbimento) o ad una perdita di natura cronica
  • carenza di vitamina B12 o acido folico, necessarie alla produzione di globuli rossi. La causa può altresì essere un’atrofia gastrica e conseguente assenza di assorbimento (e si parla di anemia perniciosa)
  • patologie a carico del midollo, come la leucemia o la mielodisplasia, o patologie con infiltrazioni midollari, patologie infiammatorie croniche, o insufficienza renale di tipo cronico.

Può verificarsi una distruzione in vivo, o una perdita, di globuli rossi:

  • per un difetto genetico congenito quale la talassemia (ed è il caso dell’anemia mediterranea), l’anemia falciforme o la sferocitosi. Una ulteriore causa può essere, nei casi di anemia emolitica autoimmune, la presenza di anticorpi anomali
  • per una perdita acuta o per una perdita cronica, come nei casi di ulcera peptica, mestruo abbondante, delle neoformazioni benigne, o meno, a livello intestinale.

Quali terapie vengono adottate?

Quando viene riscontrata una carenza, si ricorre alla somministrazione della vitamina o del minerale assente: vitamina B12 e ferro, per fare due esempi. La somministrazione può essere orale o parenterale (per iniezione), in base alla causa specifica e alla serietà del quadro clinico.

Nell’ambito di un’emolisi, quindi una distruzione periferica dei globuli rossi, si interviene in prima linea con il cortisone. Possono verificarsi recidive, ma nella grande maggioranza dei casi il quadro clinico entra in remissione.

Quando si ha a che fare con un deficit primitivo, imputabile a una insufficiente produzione midollare, si può far ricorso a trasfusioni di sangue.

Anemia non curata. Cosa succede?

Quando ha a che vedere con forme croniche di anemia, l’organismo dimostra robuste capacità di compensazione. Scompensi si verificano, in particolare, nel caso di emorragie acute.

Con il passare degli anni, la compensazione è un’attività sempre più difficile da portare avanti. L’anemia di per sé non è una causa primaria di morte, ma una mancanza di cure può determinare sofferenze a carico degli organi. Primo su tutti, il cuore, dal momento che i tessuti non riescono ad avere una ossigenazione costante e adeguata.

È possibile fare prevenzione?

Si può parlare di prevenzione nella misura in cui si può eliminare la causa scatenante attraverso una alimentazione sana o, se necessario, con farmaci a supplemento. Le principali anemie, dovute a carenze o perdite di sangue, sono trattate in questa modalità.

Quando la base è genetica, come nel caso della talassemia, i genitori possono svolgere indagini. Nelle occasioni in cui si risolve la patologia sottostante (può essere una insufficienza renale cronica oppure una patologia infiammatoria cronica) si risolve anche l’anemia, o migliora.

Nelle mielodisplasie, quando l’anemia dipende da una patologia primitiva del midollo, lo stile di vita non è sufficiente per la prevenzione.

Quale alimentazione per chi è anemico?

Spesse volte si può ridurre la probabilità di sviluppare anemia grazie ad un’alimentazione ricca di ferro e vitamine. La vitamina C, presente in agrumi, frutti di bosco e melone, aiuta l’assorbimento del ferro.

Negli agrumi, nelle verdure a foglia verde scuro, nei legumi, nelle banane a prodotti con cereali fortificati è presente l’acido folico.

Nei latticini, nella carne e in alcuni derivati di soia e cereali fortificati è possibile reperire vitamina B12. Il ferro si trova, infine, nella carne, nella frutta essiccata, nei legumi, nei vegetali a foglia verde scuro e nei cereali fortificati.