La visita neurochirurgica è l’insieme degli accertamenti diagnostici eseguiti dal neurochirurgo per la valutazione delle patologie che coinvolgono il sistema nervoso centrale e periferico. La visita neurochirurgica viene svolta per rilevare sia la presenza che la gravità di eventuali patologie a carico del sistema nervoso centrale o disturbi che possono interessare la colonna vertebrale. La visita, che comporta anche una meticolosa diagnosi della eventuale condizione emersa, può essere anche svolta in previsione di un intervento chirurgico, che richiede sia una pianificazione di ordine temporale che una serie di decisioni in merito alle modalità di svolgimento.
Questa tipologia di visita viene svolta anche nei casi in cui il paziente sia affetto da una patologia del rachide, come ad esempio l’ernia discale, condizione che con il passare degli anni tende al peggioramento e ad una limitazione funzionale. Un’altra ragione per la quale viene svolta la visita neurologica è la presenza di dolore cronico o in caso di lesioni di tipo traumatico a carico del sistema nervoso centrale.
Cosa vuol dire prima visita neurochirurgica?
La prima visita neurochirurgica ha lo scopo di capire le esigenze specifiche del paziente, approfondire la comprensione del suo problema e decidere l’approccio più corretto per l’eventuale patologia di cui è affetto. Attraverso l’anamnesi e l’esame obiettivo mirato il neurochirurgo cerca di ricostruire l’evoluzione del quadro clinico individuando dolori, deficit, disturbi ed eventuali fattori di rischio.
In cosa consiste una visita neurochirurgica?
Durante una visita neurochirurgica viene svolta una accurata anamnesi del paziente, volta a raccogliere quante più informazioni possibile sulla storia, le patologie pregresse, gli interventi chirurgici svolti, patologie di cui hanno sofferto i familiari, e lo stile di vita. Informazioni che possono riguardare le eventuali dipendenze, l’alimentazione, l'attività fisica in svolta o la condizione di sedentarietà.
Vengono quindi prescritti sia test di laboratorio sia esami strumentali, con l’obiettivo di approfondire la diagnosi:
- esami del sangue
- elettrocardiogramma, elettromiografia
- potenziali evocati.
- eventualmente una visita cardiologica.
Possono essere richiesti inoltre test di imaging quali:
- radiografie
- tomografia computerizzata
- risonanza magnetica.
Questi esami permettono allo specialista la definizione e pianificazione dell’intervento più consono alla problematica che è stata rilevata. Una terapia che deve tenere conto dell’età del paziente e delle sue condizioni generali di salute.
Quando si ha bisogno di un neurochirurgo?
Si ricorre ad una visita neurochirurgica per disturbi come cefalee invalidanti, neuropatie, ictus, emorragie cerebrali, ernie e tumori del sistema nervoso centrale e periferico. Il neurochirurgo valuta in primis la gravità della patologia e la necessità o meno di un intervento chirurgico. Altre condizioni per le quali può essere necessario ricorrere ad un neurochirurgo, svolgendo una visita, possono essere:
- nervi spinali compressi a causa di ernie del disco cervicali e lombari
- instabilità del rachide che può essere post traumatica oppure degenerativa
- stenosi del canale spinale, di tipo congenito oppure acquisito
- tumori cerebrali oppure a carico delle meningi o, ancora, tumori vertebro-midollari o dei nervi periferici
- aneurisma.
La neurochirurgia spinale si occupa con particolare frequenza, infatti, della decompressione dei nervi spinali, della rimozione di ernie del disco e della stabilizzazione vertebrale.
Quali patologie cura il neurochirurgo?
Il neurochirurgo si occupa soprattutto di:
- tumori cerebrali, meningiomi, gliomi, metastasi
- malformazioni vascolari, aneurismi
- ernie e protrusioni del disco
- sindromi da intrappolamento
- traumi, fratture craniche, lesioni midollari
- malformazioni congenite.
Attraverso la visita diagnostica, il neurochirurgo valuta l’approccio terapeutico ideale tra chirurgia, terapia medica o radioterapia.
Cosa si fa alla prima visita neurologica?
Alla prima visita neurologica il medico svolge anamnesi ed esame obiettivo del paziente per individuare eventuali fattori di rischio, sintomi e segni indicativi della patologia in corso. Nello specifico, vengono poste domande su quando il disturbo, che ha determinato la decisione della visita, ha avuto esordio e in che modo si manifesta. Durante la prima visita sono posti sotto esame:
- i riflessi
- l’equilibrio
- la reazione degli occhi rispetto agli stimoli visivi
- le percezioni sensoriali in termini più generici.
Lo specialista può anche chiedere al paziente di compiere gesti come stringere le mani, con il fine di valutarne la forza. Può chiedere che gli arti inferiori siano sollevati, e che la posizione sia mantenuta con gli occhi prima aperti e, in un secondo momento, chiusi. Viene quindi chiesto lo svolgimento degli esami necessari a perfezionare l’eventuale diagnosi.
Quali percorsi terapeutici?
Tra i percorsi terapeutici che possono essere stabiliti dal neurochirurgo va indicato l’intervento chirurgico, nei casi in cui si rischia un deficit funzionale di tipo permanente, o quando i trattamenti conservativi non risolvono i sintomi del paziente. Gli interventi cui il paziente potrebbe essere sottoposto sono mini-invasivi, così da limitare il decorso post operatorio senza alcun carico eccessivo. Tra gli interventi per il cranio può essere indicata l’endoscopia endoventricolare. Tra gli interventi per il rachide può essere indicata la vertebroplastica.
Quanto costa la visita Neurochirurgica?
Una visita Neurochirurgica al Santagostino costa da 120 euro. Attenzione: il prezzo minimo indicato può variare in alcune città.
Specialità
- Neurochirurgia