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L’aneurisma: tipi, sintomi e interventi


L’aneurisma è una dilatazione anormale di una parete, venosa o arteriosa. Quando viene superata una soglia critica, può avvenire una emorragia che richiede cure immediate.

Che cos’è un aneurisma?

Un aneurisma è una dilatazione anomala e permanente di un tratto di un vaso sanguigno, solitamente un’arteria. Si forma quando la parete del vaso si indebolisce e, sotto la pressione del sangue, si gonfia come un palloncino.

Questa condizione può svilupparsi in diverse parti del corpo, come il cervello (aneurisma cerebrale), l’aorta (aneurisma aortico) o l’addome (aneurisma dell'aorta addominale). Spesso non provoca sintomi evidenti e viene scoperta casualmente durante esami medici svolti per altri motivi.

Il pericolo maggiore è la rottura dell’aneurisma, che può causare gravi emorragie interne, potenzialmente letali. Per questo motivo, è importante monitorare regolarmente la salute vascolare, soprattutto in presenza di fattori di rischio.

Incidenza dell’aneurisma

In Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, l’aneurisma dell'aorta addominale (AAA) è una condizione relativamente diffusa, con oltre 84.000 persone colpite e circa 27.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno.

Questa patologia interessa principalmente gli uomini, con un rapporto di 3:1 rispetto alle donne. La prevalenza aumenta con l’età: nei maschi tra i 45 e i 54 anni è dell’1,3%, salendo al 12,5% tra i 75 e gli 84 anni. Nelle donne, la prevalenza varia dallo 0,5% al 5,2% nelle stesse fasce di età.

Per quanto riguarda gli aneurismi cerebrali, l’incidenza è stimata intorno al 4% della popolazione, con un rischio maggiore tra i 30 e i 60 anni e una prevalenza leggermente superiore nelle donne.

Chi è soggetto ad aneurisma?

Il soggetto tipico più a rischio di aneurisma è solitamente una persona di età superiore ai 60 anni, quando si tratta di forme dalla eziologia degenerativa legate a condizioni quali, ad esempio, l’ipertensione arteriosa.

La possibilità che questa patologia insorga in soggetti più giovani è legata a eventuali difetti congeniti.

Quanti tipi di aneurisma ci sono?

Gli aneurismi possono essere classificati in base alle sedi che sono interessate. In questo senso si può avere aneurisma:

  • aortico quando è colpito il cuore nella sua arteria principale, ovvero l’aorta
  • cerebrale, se ad essere colpita è una delle arterie o delle vene intracraniche
  • addominale se il tratto dell’aorta interessato è a livello addominale
  • dell’arteria poplitea quando interessa l’arteria all’altezza del ginocchio, e in questo caso la sede colpita è l’arteria di un arto
  • dell’arteria mesenterica o dell’arteria splenica quando le sedi sono rispettivamente intestino e milza
  • subaracnoideo, che interessa lo spazio ricompreso tra lo strato più interno e lo strato intermedio delle meningi. Questo tipo di aneurisma può avere come esito una emorragia subaracnoidea.

Ulteriore classificazione degli aneurismi

L’aneurisma può essere classificato non solo in base alla sede interessata, ma anche in base come si presenta:

  • sacculare: è il tipo più comune, rappresentando circa il 90% degli aneurismi cerebrali. Si presenta come una piccola sacca che sporge da un lato dell'arteria, simile a una bacca. Spesso si forma nei punti di biforcazione dei vasi sanguigni, dove la parete arteriosa è più sottoposta a stress
  • fusiforme: meno frequente rispetto al sacculare, questo tipo coinvolge l'intera circonferenza dell'arteria, causando un rigonfiamento uniforme a forma di fuso. È spesso associato a condizioni come l'aterosclerosi e può interessare tratti più lunghi dei vasi sanguigni
  • dissecante: il meno comune tra i tre. Si verifica quando una lacerazione nello strato interno dell'arteria permette al sangue di infiltrarsi tra gli strati della parete vascolare, creando un falso lume. Questo può compromettere il flusso sanguigno e richiede un intervento medico tempestivo.

Quali sono i sintomi premonitori di un aneurisma addominale?

Nella maggior parte dei casi l’aneurisma addominale si sviluppa in modo asintomatico. Ci sono, comunque, alcuni segnali che possono rappresentare un campanello d’allarme.

Tra i sintomi premonitori più comuni si possono indicare dolori persistenti e profondi nella zona addominale o lombare, talvolta irradiati ai fianchi o alle gambe. Alcuni pazienti riferiscono una sensazione di pulsazione nell’addome, percepibile al tatto. Nei casi in cui l’aneurisma aumenti di volume rapidamente, possono comparire nausea, senso di pienezza o perdita di appetito, legati alla compressione degli organi vicini.

È importante sottolineare che questi segnali non sempre si presentano e, quando lo fanno, possono essere facilmente confusi con altre patologie addominali. Per questo motivo, soprattutto nei soggetti a rischio – come uomini sopra i 65 anni, fumatori o con familiarità per la patologia – è consigliabile effettuare controlli periodici tramite ecografia addominale.

Quali sono i sintomi di un aneurisma?

La formazione di un aneurisma può compiersi lungo un arco di tempo prolungato, anni, senza che ci sia inizialmente rischio di rottura. Può accadere che, nella valutazione di altre condizioni patologie, nell’ambito di indagini ecografiche emerga la presenza di un aneurisma.

Solitamente il primo segnale è dato dalla improvvisa comparsa di un dolore violento nella sede colpita. Dolore interpretabile come imminente o già accaduta rottura dell’aneurisma, rottura cui segue una emorragia interna.

Si possono verificare disturbi d’organo o locali dovuti alla compressione delle strutture circostanti. Altri sintomi associati alla rapida espansione o alla rottura di un aneurisma sono:

Data la natura prevalentemente asintomatica di questa patologia, che di riflesso manifesta sintomi solo quando si ha estrema criticità, risulta fondamentale adottare un approccio preventivo.

Quali sono le cause di un aneurisma?

Le cause possono essere di diversa natura. Si deve quindi distinguere in cause:

La formazione di un aneurisma è inoltre un processo multifattoriale. Oltre alla familiarità con questa patologia, ci sono fattori di rischio quali:

Quali esami per una diagnosi?

La diagnosi di aneurisma prevede l’adozione di:

  • ecografia EcoColorDoppler, per la visualizzazione dei vasi sanguigni principali
  • angiografia a risonanza magnetica, angio-TAC, per lo studio dei vasi di addome e arti, aorta ascendente e discendente, tronchi sovra-aortici e arterie dell’encefalo
  • angiotomografia computerizzata, angio-RM, per la visualizzazione dei grossi tronchi delle arterie e delle vene, incluso il cervello. Questo esame non richiede l’uso di un mezzo di contrasto.

Come intervenire in caso di aneurisma?

L’aneurisma può essere trattato, sotto valutazione specialistica, con due approcci:

  • intervento a cielo aperto, attraverso il quale dopo una incisione in prossimità dell’aneurisma, il vaso sanguigno interessato viene prima chiuso e quindi rimosso. L’intervento viene svolto in anestesia generale
  • intervento per un trattamento endovascolare, che prevede l’inserimento di uno stent, un tubicino di rete metallica da collocare internamente al vaso interessato, così da isolarlo e rinforzarlo. Lo stent può essere applicato attraverso un catetere, o con metodo di imaging radiografico in diretta. Tecnica mini-invasiva, con tempi di ripresa che sono più brevi, e praticata in anestesia locale.

Dalla prevenzione alla diagnosi precoce

Un soggetto che sia a rischio, per ragioni di familiarità, per colesterolo o pressione dai valori alti, con età superiore ai 65 anni, e chi avesse avuto diagnosi di un aneurisma piccolo e non a rischio rottura, dovrebbe essere sottoposto a controlli regolari.

Indagini più approfondite possono essere svolte, al riguardo, con una TAC spirale con mezzo di contrasto, che permette di ricostruire l’aneurisma tridimensionalmente. Accanto alla TAC spirale anche l’angiorisonanza magnetica viene adottata.

Sarà compito del chirurgo vascolare operare una valutazione sull’opportunità di intervenire chirurgicamente con un intervento a cielo aperto o con l’applicazione di uno stent.

Cosa accade dopo un intervento

Il paziente deve assumere un farmaco antiaggregante ma già nelle settimane successive, dopo l’intervento, può tornare alla vita svolta in precedenza, senza escludere una leggera attività fisica.

Fondamentale l’eliminazione dei fattori di rischio cardiovascolare: il fumo deve essere evitato, la dieta deve contemplare poco sale e pochi grassi animali, con un apporto calorico non eccessivo.

I controlli successivi, con cadenza variabile in base alla tecnica operatoria, possono prevedere l’EcoColorDoppler e la TAC con mezzo di contrasto.