La psicosi è una condizione che altera la percezione della realtà.
Chi ne soffre manifesta sintomi come allucinazioni, deliri e pensieri disorganizzati. Sente voci inesistenti o vede cose che non ci sono. Questi sintomi arrivano a determinare a difficoltà nel pensiero logico, isolamento sociale e trascuratezza della cura personale.
Se non trattata, la psicosi può determinare una forte compromissione della salute mentale della persona. Che può arrivare a compiere azioni autolesionistiche, con pensieri suicidari.
Il suo trattamento prevede una terapia farmacologica, la psicoterapia e interventi psicosociali.


Che cos’è la psicosi?
La psicosi è un disturbo psichiatrico grave che comporta una profonda compromissione, in chi ne soffre, della capacità di percepire e interpretare correttamente la realtà.
Chi soffre di psicosi può sperimentare allucinazioni, ovvero percezioni sensoriali cui non corrisponde alcuno stimolo reale e deliri, ovvero convinzioni fortemente errate e non condivisibili. Ad esempio: sentirsi perseguitati o investiti di poteri eccezionali.
A questi sintomi, si associano spesso altre manifestazioni come pensieri disorganizzati, eloquio confuso e una ridotta consapevolezza della propria condizione. La psicosi, si specifica, non è una malattia unica, ma un insieme di sintomi che possono comparire in diversi disturbi mentali, come sarà approfondito.
Come si manifesta la psicosi?
La percezione della realtà, in una persona che sta vivendo un episodio psicotico, può essere alterata, come detto. Ma sono diversi i sintomi che possono manifestarsi in un contesto psicotico.
Sintomi | Descrizione |
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Sintomi positivi |
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Sintomi negativi |
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Sintomi cognitivi |
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Sintomi comportamentali |
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Quanto dura la psicosi?
Si può dare disturbo psicotico breve. In questa evenienza, i sintomi come deliri e allucinazioni si manifestano improvvisamente e durano da almeno un giorno a meno di un mese.
Quando la psicosi si manifesta nel contesto di altri disturbi, come ad esempio la schizofrenia, gli episodi psicotici possono protrarsi per periodi più lunghi. Spesso oltre sei mesi. La durata della psicosi non trattata può determinare importanti complicazioni.
Quali complicazioni possono insorgere?
Nel caso di una psicosi non trattata, si possono manifestare complicazioni anche severe:
- problemi lavorativi: la compromissione delle funzioni cognitive rende difficile mantenere un impiego, e aumenta il rischio di disoccupazione
- abuso di sostanze: può insorgere una maggior propensione all’uso di droghe e alcol, che possono aggravare i sintomi e complicare il trattamento
- rischio di suicidio: il rischio di episodi di autolesionismo e di pensieri suicidiari può aumentare.
Quali sono le cause della psicosi?
Attualmente non è possibile parlare in senso univoco di una causa che sia all’origine della psicosi. Si possono indicare comunque diverse cause che possono concorrere alla sua insorgenza:
- cause genetiche: sembra esserci una predisposizione genetica alla psicosi. Avere parenti di primo grado con disturbi psicotici aumenta il rischio individuale
- cause biologiche: anomalie neurobiologiche, come un eccessivo rilascio della dopamina e del glutammato sono associate allo sviluppo della psicosi
- uso di sostanze: l’abuso di sostanze come cannabis, alcol, cocaina e anfetamine è correlato all’insorgenza di episodi psicotici, specialmente in individui predisposti.
Possono quindi essere indicati altri due ordini di cause di tipo psicologico, e relative a malattie mediche:
Cause psicologiche
- disturbi psichiatrici: condizioni come la schizofrenia e il disturbo bipolare possono manifestarsi con episodi psicotici
- depressione grave: forme severe di depressione, in particolare la depressione post-partum, possono causare sintomi psicotici
- stress estremo o traumi: eventi traumatici significativi o livelli elevati di stress possono scatenare episodi psicotici in individui vulnerabili.
Condizioni mediche (malattie fisiche)
- patologie neurologiche: malattie come la malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla e alcune forme di epilessia possono provocare sintomi psicotici
- infezioni sistemiche: HIV, malaria e sifilide possono coinvolgere il sistema nervoso centrale e causare psicosi
- disturbi endocrini e metabolici: ipoglicemia, ipotiroidismo, ipertiroidismo e la sindrome di Cushing sono stati associati all’insorgenza di sintomi psicotici
- tumori cerebrali: la presenza di neoplasie nel cervello può interferire con le funzioni cognitive e comportamentali, portando a episodi psicotici.
Diagnosi di psicosi, come si svolge
La diagnosi di psicosi secondo il DSM-5 richiede la presenza di almeno due dei seguenti sintomi per una durata significativa durante un periodo di un mese:
- deliri
- allucinazioni
- eloquio disorganizzato
- comportamento motorio grossolanamente disorganizzato o catatonico
- sintomi negativi, ad esempio, diminuzione dell’espressione emotiva o abulia.
Almeno uno dei sintomi deve essere tra i primi tre elencati. È poi necessario che il funzionamento in ambito lavorativo, interpersonale o di cura di sé sia significativamente compromesso, e che i segni del disturbo persistano per almeno sei mesi. Con almeno un mese di sintomi attivi.


Cura e intervento della psicosi
Il trattamento della psicosi necessita di terapia farmacologica, psicoterapia e interventi psicosociali. La terapia farmacologica si basa principalmente sull’uso di antipsicotici, che aiutano a controllare sintomi come allucinazioni e deliri.
I farmaci antipsicotici possono essere:
- tipici (di prima generazione): ad esempio clorpromazina e aloperidolo, efficaci nel controllare i sintomi positivi della psicosi, ma con effetti collaterali significativi. Sedazione, rigidità muscolare, tremori e disturbi del movimento
- atipici (di seconda generazione): risperidone, olanzapina e quetiapina. Sono meglio tollerati rispetto ai tipici ma possono causare aumento di peso, sindrome metabolica e diabete.
Questi farmaci sono utili soprattutto nelle fasi acute del disturbo.
La psicoterapia, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), si è dimostrata efficace nell’aiutare i pazienti nel riconoscere e gestire i sintomi. La consapevolezza del disturbo risulta migliorata, anche grazie alle strategie di coping apprese.
Gli interventi psicosociali, come la riabilitazione e il sostegno familiare, servono poi a migliorare le abilità sociali e lavorative della persona, aiutandola nel reinserimento nella comunità e riducendo il rischio di ricadute.
L’intervento deve essere tempestivo: una diagnosi precoce e un trattamento immediato possono migliorare significativamente la prognosi. La durata della psicosi non trattata sarà più breve e di fatto sarà svolta una prevenzione rispetto ad una possibile cronicizzazione del disturbo.
(26 Aprile 2025)