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L’ipoglicemia: cause e trattamenti


Si ha una condizione di ipoglicemia quando i valori glicemici del sangue scendono sotto i 70 mg/dl, determinando conseguenze a carico del sistema nervoso centrale. Quali sono le cause e come è possibile intervenire

Che cos’è l’ipoglicemia?

L’ipoglicemia è una condizione che si verifica quando la concentrazione di glucosio nel sangue scende in tempi rapidi sotto i valori di 70 mg/dl, milligrammi per decilitro. In un soggetto sano i valori normali di glucosio presente nel sangue sono compresi tra i 70 e i 100 mg/dl. Si tratta di riferimenti che devono essere considerati quando il soggetto è a 8 ore di digiuno.

L’ipoglicemia può verificarsi come complicazione nei soggetti che soffrono di diabete che viene trattato farmacologicamente.

Il glucosio

Il glucosio è uno zucchero semplice, considerabile la fonte di energia più importante per l’organismo. Negli alimenti è presente sotto forma di:

  • carboidrati semplici, quindi zuccheri, reperibili negli alimenti di lavorazione industriale e nella frutta
  • carboidrati complessi che contengono amido, nei tuberi quali le patate, nei legumi e nei cereali.

A regolare l’utilizzo nelle cellule e la presenza di glucosio nel sangue interviene l’insulina. L’insulina è un ormone anabolico, prodotto dalle cellule β, cellule pancreatiche presenti nelle isole del Langherans. L’insulina svolge una azione ipoglicemizzante, per mezzo della quale il glucosio passa dal sangue alle cellule.

Tipi di ipoglicemia

Secondo le indicazioni reperibili negli Standard italiani per la cura del diabete mellito, pubblicati nel 2014 e a cura dell’Associazione Medici Diabetologi e della Società Italiana di Diabetologia, possono essere indicati tre tipi di ipoglicemia:

  • lieve, che si manifesta nei soggetti diabetici che assumono insulina. Può verificarsi fino a due occasioni a settimana e viene solitamente gestita in autonomia, con l’assunzione di cibi che contengono glucosio, come un succo di frutta, o carboidrati semplici
  • grave i cui sintomi, come sarà approfondito, sono più importanti. Per essere trattata necessita il trasporto in ambulanza e l’ospedalizzazione
  • notturna. In tre occasioni su quattro le notturne sono di tipo asintomatico, interessano fino alla metà dei soggetti che soffrono di diabete di tipo 1 e circa un terzo dei diabetici di tipo 2 in trattamento insulinico.

Va aggiunto un quarto tipo, che prende il nome di ipoglicemia reattiva, o post prandiale. Accade circa 2, 3 ore dopo avere terminato i pasti e non è ancora riconducibile ad una causa.

Tra le ipotesi avanzate viene indicata un’eccessiva sensibilità all’adrenalina da parte del soggetto. Il rilascio dell’adrenalina può essere facilitato dall’ipoglicemia, e del resto questo ormone determina una sintomatologia piuttosto simile ad una crisi ipoglicemica. Una seconda ipotesi è l’insufficiente secrezione del glucagone, ormone che contrasta il calo eccessivo di glicemia.

Come si manifesta un calo ipoglicemico?

A seconda del grado di ipoglicemia, si manifestano specifici sintomi:

  • il grado lieve si caratterizza per tremore, sudorazione, palpitazioni, fame importante
  • il grado moderato è riconoscibile per offuscamento della vista, sonnolenza e irritabilità, problemi di concentrazione, formicolio, cefalea
  • una sensazione di stanchezza al momento del risveglio, e un senso di confusione, nei casi di ipoglicemia notturna.

Quando l’ipoglicemia diventa pericolosa?

Se nei gradi lieve e moderato il paziente ha ancora la facoltà di gestire autonomamente i sintomi, nei casi di ipoglicemia grave la situazione è più complessa.

Nei casi di ipoglicemia grave si verifica la perdita di coscienza del paziente e, in un soggetto particolarmente fragile e con diverse altre patologie, può causare la morte. Il fatto di cui tenere conto è che proprio l’ipoglicemia può essere fattore di rischio per infarto oppure ictus, questo perché cellule nervose, sistema nervoso e miocardio risentono in modo spiccato della diminuzione di zucchero.

Cosa provoca l’ipoglicemia?

L’eziologia di una crisi ipoglicemica può variare, con la specifica che in un numero molto alto di occorrenze si riscontra la presenza di patologie. Patologie epatiche, sepsi, tumore delle cellule pancreatiche.

Tende a comparire, nei pazienti diabetici, durante le ore notturne, dopo attività fisica o quando il paziente è lontano dai pasti. Ci sono fattori che possono favorire l’insorgenza di questi sintomi:

Nelle persone sane le cause possono essere rintracciate in alcune patologie, come indicato in precedenza, per abuso di alcol o, ancora, a causa di interventi chirurgici a carico dell’apparato intestinale che hanno determinato come conseguenza un cattivo assorbimento del glucosio. 

Quali trattamenti sono possibili?

In caso di ipoglicemia, oppure quando si hanno sintomi riconducibili a questa condizione, anche prima di avere misurato i valori con un glucometro, è fondamentale intervenire nel minor tempo possibile per evitare una progressione dei sintomi.

Il primo gesto da compiere è assumere 15 grammi di zuccheri semplici, che possono essere presenti in 3 zollette di zucchero o 3 bustine di zucchero, sciolte in un bicchiere d’acqua, oppure un cucchiaio da brodo con dello zucchero, del miele o della marmellata. In alternativa si può bere un bicchiere di spremuta di arancia, un bicchiere piccolo di succo di frutta oppure di bibita zuccherata.

Dopo avere assunto i 15 grammi di zucchero è importante, per evitare un episodio di ipoglicemia reattiva, assumere circa 50 grammi di pane, un frutto oppure un pacchetto di cracker, una volta che siano trascorsi 15 minuti. Portare sempre con sé delle caramelle, o carboidrati sotto forma di cracker, si dimostra essenziale.

Interventi nei casi di ipoglicemia grave

Qualora il soggetto, durante un episodio di ipoglicemia grave, dovesse essere confuso oppure perdere i sensi, è fortemente sconsigliato il tentare di far assumere cibo. La deglutizione non avverrebbe, con ogni probabilità, e ogni tentativo di ingestione rischierebbe di ostacolare la respirazione.

In questi episodi è più opportuno somministrare del glucagone, per mezzo di una iniezione. L’ormone si occuperà, per così dire, di determinare un aumento di glicemia. Questa soluzione è venduta in farmacia, sotto forma di kit di emergenza.

Se non si disponesse di questo kit, o se non si fosse in grado di utilizzarlo, è opportuno chiamare immediatamente un’ambulanza. In questo modo sarà possibile somministrare del glucosio via endovenosa.

È possibile prevenire episodi ipoglicemici?

Una prevenzione per le crisi ipoglicemiche, in termini assoluti, non c’è. Tuttavia ci sono delle buone pratiche che dovrebbero essere attuate per evitare ogni fattore di rischio per l’insorgenza di un episodio ipoglicemico.

Al riguardo può essere suggerito di:

  • evitare sempre di saltare i pasti, tenendo conto di come - in quest'ottica - la colazione sia il pasto più importante
  • mangiare prima di svolgere un’attività fisica o sportiva. Uno spuntino con un frutto, per esempio una banana, almeno due ore prima di iniziare l’attività sarà sufficiente
  • evitare sempre l’abuso di alcolici
  • evitare il digiuno, soprattutto se prolungato nel tempo.

Bisogna inoltre sempre avere con sé un qualsiasi alimento che contenga un’ottima quantità di zuccheri, come uno snack, dello zucchero confezionato in bustine, così da assumerli quando si manifestano i primi segnali di repentino abbassamento di glicemia, se non è possibile misurarla nel frangente.

È bene infine che familiari e persone nell’ambiente di lavoro, così come nelle attività ricreative, siano a conoscenza della possibilità che si abbiano episodi ipoglicemici, così che possano intervenire nei modi opportuni in un arco di tempo breve.