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Epatite C, come funziona il test dell’Hcv


L’epatite C è una malattia infettiva causata dal virus dell’epatite C, HC. Può determinare importanti danni al fegato. Come si svolge il test dell’HCV? E quali terapie esistono?

Che cos’è l’epatite C?

L’epatite C è una patologia infiammatoria del fegato ed è dovuta al virus dell’epatite C, HCV. Tra le epatiti è la più complessa e potenzialmente dannosa, dal momento che si presenta in forma asintomatica, per anni se non per decenni rispetto all’esposizione all’HCV.

È infatti tra le cause principali di trapianto di fegato, e di insorgenza di patologie croniche a carico del fegato, come l’epatocarcinoma, la cirrosi epatica e l’epatite cronica. Nella sua forma acuta, l’epatite C presenta sintomi piuttosto blandi e, allo stesso tempo, ha la tendenza a persistere e diventa cronica fino all’80% delle persone infettate.

Cosa comporta avere l’epatite C?

Il quadro sintomatologico si presenta non oltre i 3 mesi in seguito all’infezione, e contempla una varietà di manifestazioni. Il range va dalla totale assenza di sintomi a sintomi aspecifici. In caso di presenza, i segni possono essere:

Nella sua fase acuta questo tipo di epatite, dovuta al virus HCV, può durare dalle 2 fino alle 12 settimane. Può avere esiti gravi, ma raramente è mortale.

Come ci si ammala di epatite C?

La trasmissione dell’HCV avviene attraverso il contatto diretto con il sangue di persone infettate. In seguito al contatto diretto, il virus penetra attraverso le mucose o la pelle. Questo tipo di contagio può accadere:

  • quando si assumono droghe per via endovenosa e si scambiano le siringhe, gli aghi, o qualsiasi altro strumento utilizzato, tra persone con epatite
  • nei casi in cui ci si punge, del tutto involontariamente, con aghi che risultano contaminati con sangue di un individuo infetto. È una circostanza che si verifica in un contesto ospedaliero, o quando ci si imbatte per strada in siringhe
  • quando, durante un’attività medico-chirurgica, sono utilizzati strumenti contaminati dal virus HCV e non opportunamente sterilizzati
  • nella eventualità di trasfusioni di sangue contaminato da virus HCV. Una possibilità ora estremamente rara, vista la dovizia di controlli cui le donazioni di sangue sono sottoposte
  • quando gli strumenti con cui si effettua un piercing o un tatuaggio non sono stati debitamente sterilizzati
  • nello scambio di oggetti potenzialmente contaminati quali spazzolini da denti, rasoi, forbici per pedicure.

È anche possibile, anche se meno probabile, che il virus HCV si trasmetta per via sessuale o al neonato con madre infetta.

Come capire se si ha l’epatite C?

Il test per l’epatite C serve per ricercare gli anticorpi anti HCV, prodotti dall’organismo come risposta all’infezione da HCV. A questo esame segue la conta del materiale genetico virale presente nel flusso ematico.

Il primo test può avere esito positivo o negativo, a seconda della possibilità che abbia rilevato o meno la presenza degli anticorpi specifici. Nel secondo test viene misurata la carica virale. Questo secondo test risulta tuttavia negativo, oppure non rilevabile, quando il virus HCV è assente oppure presente in quantità tali da non essere sufficienti per essere rilevate.

Quando il test degli anticorpi anti HCV dà esito negativo, significa che:

  • non è stata contratta alcuna infezione
  • non sono ancora stati sviluppati anticorpi.

Quando si ha un esito debolmente positivo è necessario svolgere nuovamente il test, data la possibilità che si tratti di un falso positivo. Quando il test dell’RNA del virus HCV è positivo, l’infezione è in corso.

Quando fare l’esame per l’epatite C?

Il test per l’epatite C viene prescritto, oltre in presenza dei sintomi indicati, per ragioni di screening, dopo avere compiuto 18 anni di età, e quando la paziente è in gravidanza. Può essere prescritto anche quando sono presenti segni e sintomi riconducibili ad una patologia epatica, quando un soggetto è risultato esposto al virus HCV e, infine, per monitorare gli interventi terapeutici durante il trattamento nei casi di infezione da virus HCV.

Si consiglia il test per l’epatite C anche per screening nei pazienti:

  • positivi al virus dell’HIV
  • sottoposti a dialisi da lungo tempo
  • neonati le cui madri abbiano contratto l’epatite C
  • categorie professionali a rischio.

Anche le persone che fanno uso di droghe per via endovenosa dovrebbero sottoporsi al test. L’epatologo, o il medico curante, potrebbero prescrivere il test in presenza di sintomi riconducibili a patologie epatiche o quando si hanno risultati alterati in esami svolti nel contesto del pannello epatico.

Come si svolge l’esame per l’epatite C?

Viene prelevato un campione di sangue per via endovenosa.

Come prepararsi all’esame?

Non è richiesta particolare preparazione, ad eccezione dell’osservare digiuno nelle tre ore precedenti il prelievo.

Gli esami per l’epatite C, va ricordato, riguardano tanto la ricerca degli anticorpi specifici nel sangue, quanto l’identificazione dell’RNA, il materiale genetico del virus, misurandone la concentrazione ematica.

Con i test per l’HCV si può determinare anche il genotipo virale, quindi la specifica sottospecie virale che ha infettato l’organismo. In questo modo è possibile intraprendere una terapia più mirata.

In che modo si interviene?

Attualmente per la cura della epatite C sono impiegati antivirali ad azioni diretta, utili sia per la forma acuta che per quella cronica. L’obiettivo della terapia farmacologica, che non presenta effetti collaterali, è l’eliminazione del virus dall’organismo, facendo in modo che l’HCV RNA, ovvero il materiale genetico del virus, sia definitivamente assente dal circolo ematico.

Quando a 3 mesi dal termine della terapia il paziente presenta una SVR12, una Risposta Virologica Sostenuta, si parla di guarigione. In ogni caso per chi soffre di epatite C viene raccomandato il vaccino specifico per i virus dell’epatite A e B, per evitare complicazioni severe determinate da una eventuale coinfezione.