- Che cos’è l’epatite C?
- Quali sono i primi sintomi di epatite C?
- Come ci si ammala di epatite C?
- Quanto è grave l’epatite C?
- Quanti anni si può vivere con l’epatite C?
- Chi ha l’epatite C può avere rapporti sessuali?
- Diagnosi di epatite C
- Trattamento dell’epatite C
L’epatite C è una patologia di tipo infiammatorio del fegato.
Si tratta di una infezione particolarmente importante e severa, perché in poco più della metà dei casi cronicizza, e può determinare, in un caso su quattro, esito in tumore del fegato.
I sintomi iniziali sono febbre, inappetenza, stanchezza, vomito, dolori muscolari e articolari. Viene gestita attraverso farmaci antivirali.
Che cos’è l’epatite C?
↑ topL’epatite C è una malattia infiammatoria a carico del fegato dovuta al virus dell’epatite C (HCV). Questa infezione è considerata tra le più gravi forme di epatite che possono colpire il fegato, sia per la sua capacità di cronicizzarsi, sia per le complicanze che ne derivano. Il virus si trasmette principalmente attraverso il contatto con sangue infetto, ad esempio tramite lo scambio di siringhe contaminate. Meno frequentemente, la trasmissione può avvenire per via sessuale o durante la gravidanza, da madre a figlio.
Tra i 5 e gli 8 casi su 10 di infezione, l’epatite C diventa quindi cronica e può danneggiare anche altri organi attraverso quelle che vengono chiamate manifestazioni extraepatiche. La cronicità dell’epatite C può portare a gravi conseguenze come insufficienza epatica, cirrosi e tumore del fegato. Si stima che circa il 25% dei casi di tumore epatico sia legato all’epatite C cronica.
Le terapie con antivirali ad azione diretta hanno sensibilmente aumentato la curabilità di questa infezione.
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Quali sono i primi sintomi di epatite C?
↑ topMolto spesso chi è venuto in contratto con il virus HCV non presenta affatto sintomi o, tutt’al più, presenta sintomi aspecifici, a partire dai 3 mesi rispetto all’infezione:
- stanchezza, debolezza e febbre
- vomito e nausea
- ittero sulla pelle e negli occhi
- feci chiare e urine scure, per eccesso di bilirubina
- inappetenza
- dolori alle articolazioni e dolori addominali.
Nella sua fase acuta questo tipo di epatite, dovuta al virus HCV, può durare dalle 2 fino alle 12 settimane.
Come ci si ammala di epatite C?
↑ topL’epatite C si contrae attraverso il contatto diretto con sangue infetto, ed è per questo considerata un’infezione a trasmissione ematica. Le modalità più frequenti di contagio sono:
- trasfusioni di sangue o trapianti d’organo effettuati prima del 1992, quando i controlli non erano ancora sistematici
- condivisione di aghi tra persone che fanno uso di droghe iniettabili
- utilizzo di strumenti non sterilizzati per tatuaggi, piercing o manicure.
Anche le ferite accidentali con aghi contaminati, in ambito sanitario, rappresentano un rischio. In misura minore, il virus può trasmettersi anche per via sessuale o da madre a figlio durante il parto, soprattutto se la carica virale è alta. Non si trasmette con abbracci, baci, strette di mano o attraverso la condivisione di posate o bicchieri. Adottare comportamenti sicuri e strumenti monouso è fondamentale per la prevenzione.
Quanto è grave l’epatite C?
↑ topSe non trattata, l’epatite C può evolvere in cirrosi, insufficienza epatica o tumore del fegato. Tuttavia, oggi è curabile nella maggior parte dei casi, specialmente se diagnosticata precocemente.
Quanti anni si può vivere con l’epatite C?
↑ topMolte persone convivono con il virus per decenni senza sintomi gravi, ma nel tempo può causare danni significativi al fegato. Con la diagnosi e le cure adeguate, l’aspettativa di vita può essere simile a quella di chi non è infetto.
Chi ha l’epatite C può avere rapporti sessuali?
↑ topAnche se molto raramente, l’epatite C può essere trasmessa attraverso il contatto sessuale, soprattutto se ci sono lesioni con perdite ematiche o altre infezioni sessualmente trasmissibili che possono aumentare il rischio. Se si è certi avere una infezione di HCV, è comunque opportuno comunicare al partner l’informazione e utilizzare contraccettivi quali il preservativo.
Diagnosi di epatite C
↑ topSvolto dopo una anamnesi e un esame clinico, il test per l’epatite C serve per ricercare gli anticorpi anti HCV, prodotti dall’organismo come risposta all’infezione da HCV. A questo esame segue la conta del materiale genetico virale presente nel flusso ematico.
Il primo test può avere esito positivo o negativo, a seconda della possibilità che abbia rilevato o meno la presenza degli anticorpi specifici. Nel secondo test viene misurata la carica virale. Questo secondo test risulta tuttavia negativo, oppure non rilevabile, quando il virus HCV è assente oppure presente in quantità tali da non essere sufficienti per essere rilevate. Quando il test degli anticorpi anti HCV dà esito negativo, significa che:
- non è stata contratta alcuna infezione
- non sono ancora stati sviluppati anticorpi.
Quando si ha un esito debolmente positivo è necessario svolgere nuovamente il test, data la possibilità che si tratti di un falso positivo. Quando il test dell’RNA del virus HCV è positivo, l’infezione è in corso.
Quando fare l’esame per l’epatite C?
↑ topIl test per l’epatite C viene prescritto, oltre in presenza dei sintomi indicati, per ragioni di screening, dopo avere compiuto 18 anni di età, e quando la paziente è in gravidanza. Può essere prescritto anche quando sono presenti segni e sintomi riconducibili ad una patologia epatica, quando un soggetto è risultato esposto al virus HCV e, infine, per monitorare gli interventi terapeutici durante il trattamento nei casi di infezione da virus HCV.
Si consiglia il test per l’epatite C anche per screening nei pazienti:
- positivi al virus dell’HIV
- sottoposti a dialisi da lungo tempo
- neonati le cui madri abbiano contratto l’epatite C
- categorie professionali a rischio.
Per il test, viene prelevato un campione di sangue per via endovenosa. Non è richiesta particolare preparazione, ad eccezione dell’osservare digiuno nelle tre ore precedenti il prelievo.
Gli esami del sangue più importanti
Trattamento dell’epatite C
↑ topLa terapia per l’epatite C ha subito significativi progressi negli ultimi anni, passando da regimi terapeutici basati su interferone e ribavirina a trattamenti più efficaci e meno invasivi basati su farmaci antivirali diretti (DAA). Questi nuovi trattamenti offrono tassi di cura superiori al 90%.
I DAA agiscono direttamente sui meccanismi di replicazione del virus, bloccandone la capacità di moltiplicarsi e quindi di persistere nell’organismo. L’approccio terapeutico deve essere personalizzato in base a diversi fattori, inclusi il genotipo del virus, la presenza di eventuali pregressi trattamenti antivirali, e le condizioni generali di salute del paziente. È importante monitorare il paziente durante il trattamento per valutare la risposta al farmaco e eventuali effetti collaterali.
Quando a 3 mesi dal termine della terapia il paziente presenta una SVR12, una Risposta Virologica Sostenuta, si parla di guarigione. In ogni caso per chi soffre di epatite C viene raccomandato il vaccino specifico per i virus dell’epatite A e B, per evitare complicazioni severe determinate da una eventuale coinfezione.
Quanto si può vivere con l’epatite C?
↑ topOgni caso è a sé, è comunque possibile indicare che solitamente in un arco di tempo compreso tra i 15 e i 30 anni, chi ha contratto una epatite cronica in seguito a infezione da HCV vede la progressione in cirrosi epatica.
Sempre in termini statistici, tra l’1% e il 5% delle persone che hanno contratto infezione cronica da HCV perdono la vita per cirrosi o cancro al fegato.
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Prevenzione epatite C
↑ topIl principio cardine per la prevenzione dell’epatite C è l’evitare ogni forma di contatto con sangue infetto. Bisogna quindi non condividere aghi, siringhe o strumenti taglienti come rasoi e forbici. Durante procedure mediche, tatuaggi o piercing, è opportuno assicurarsi che gli strumenti siano sterilizzati.
In caso rapporti sessuali, l’uso del preservativo riduce il rischio di trasmissione. Le madri infette hanno bisogno supporto medico per minimizzare il rischio di trasmissione al neonato. Anche se non esiste un vaccino per l’HCV, l’informazione e il controllo delle trasfusioni di sangue garantiscono una protezione efficace, soprattutto in contesti sanitari.