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Il rischio cardiovascolare: cosa è come si calcola

A cura di
Valeria
Buonamici
Claudio
Romei

Il rischio cardiovascolare è la probabilità che ognuno di noi ha di sviluppare una malattia a carico del cuore o dei vasi sanguigni. Nell'articolo, come calcolarlo e fare prevenzione.

Che cos’è il rischio cardiovascolare?

Il rischio vascolare è la probabilità di sviluppare una malattia della parete arteriosa, a danno del miocardio oppure dei vasi sanguigni, sulla base di alcuni fattori che agiscono provocando lesioni arteriose.

Le lesioni arteriose si presentano inizialmente come placche, poi come restringimenti e infine come vere e proprie ostruzioni. Una prevenzione efficace deve ridurre al minimo il rischio vascolare andando a correggere, molto precocemente, i fattori che lo inducono.

Carta del rischio cardiovascolare

L’Istituto Superiore della Sanità (ISS) ha realizzato una carta del rischio vascolare, che attraverso diverse tabelle permette di classificare le probabilità di andare incontro ad un evento cardiovascolare suddivise in rischio:

  • basso
  • moderato
  • alto
  • molto alto.

Questa carta è stata pensata per soggetti di un’età compresa tra 40 e 69 anni che non hanno avuto eventi cardiovascolari. Tuttavia, non è adatta:

  • per donne in gravidanza
  • per valori estremi di pressione arteriosa, ovvero superiore a 200 mmHg o inferiore a 90 mmHg
  • colesterolemia totale superiore a 320 mg/dl o inferiore a 130 mg/dl.

Per una valutazione accurata, gli esami di glicemia e colesterolemia devono risalire a non più di tre mesi. La periodicità d’uso di questa carta è di:

  • ogni 6 mesi per chi ha un rischio elevato (20% o più)
  • ogni anno per chi rientra tra il 5% e il 20%
  • ogni 5 anni per chi presenta un rischio cardiovascolare inferiore al 5%.

Come si fa l’analisi del rischio?

È possibile valutare in modo semplice il rischio vascolare individuale: il sesso maschile e l’età sono di per sé fattori di rischio vascolare, soprattutto se esistono precedenti familiari. Dopo la menopausa, il rischio per le donne si assimila progressivamente a quello per gli uomini.

Oltre a questi fattori di rischio, non modificabili, i principali nemici sono:

Quanto più sono numerosi questi fattori, tanto più aumenta il pericolo, e i relativi effetti sul rischio non sono aggiuntivi, bensì moltiplicativi.

La valutazione del rischio cardiovascolare individuale implica un’indagine dettagliata, affinché il medico possa venire a conoscenza dei precedenti familiari e personali, il rilevamento della pressione arteriosa e del peso, una valutazione sul tabagismo, così come il dosaggio della glicemia a digiuno e dei lipidi nel sangue. Tale valutazione deve essere eseguita regolarmente e consente di ottenere una quantificazione precisa e dati numerici sul rischio, tramite tabelle a disposizione dei medici.

Punteggio del rischio cardiovascolare

Sul sito del Progetto Cuore, a cura dell’ISS, è presente un questionario da compilare per calcolare il punteggio del proprio rischio cardiovascolare.

Questo punteggio individuale stima le possibilità di subire un primo evento cardiovascolare maggiore, ovvero un ictus oppure un infarto del miocardio, entro 10 anni. La stima avviene grazie all’inserimento del valore di questi fattori di rischio:

  • sesso ed età
  • diabete e abitudine al fumo
  • pressione arteriosa sistolica
  • colesterolemia totale e colesterolemia HDL
  • trattamento anti-ipertensivo.

Va sottolineato come questo strumento fornisce una stima, dal momento che ogni decisione e strategia terapeutica deve essere presa sotto stretta indicazione del cardiologo o del proprio medico.

Cosa vuol dire essere a rischio cardiovascolare?

Il rischio vascolare viene indotto da fattori che presentano ripercussioni sulla parete arteriosa. Inizialmente si tratta di lesioni microscopiche della parete che danno luogo a placche ateromatose, infiltrazioni di alcuni tipi di cellule del sangue e di grasso. Questa fase precoce rimane a lungo silente, ed è proprio qui che la prevenzione risulta maggiormente efficace.

Con il tempo, il diametro interno dell’arteria si riduce: questo stadio delle stenosi può essere all’origine di sintomi di natura variabile, a seconda dell'organo in cui è ubicata l’arteria:

  • angina pectoris quando sono le arterie coronarie a esserne interessate,
  • dolori al polpaccio o alla coscia durante la deambulazione quando sono le arterie degli arti inferiori a essere state lesionate
  • paralisi transitoria quando è la circolazione cerebrale a subirne gli effetti.

A uno stadio più avanzato, si forma un coagulo sanguigno, trombo, che ostruisce l’arteria e che può dare luogo, ad esempio, a un infarto del miocardio (arterie del cuore) o a un'emiplegia se ne è interessata una delle arterie che irrorano il cervello.

L’obiettivo della prevenzione primaria è rallentare o impedire lo sviluppo di lesioni arteriose precoci controllando i fattori di rischio. La prevenzione secondaria sopraggiunge quando le lesioni arteriose si sono già insediate e implicano dei sintomi, poiché non è ancora troppo tardi per rallentarne l’evoluzione.

Qual è l’età più a rischio per l’infarto?

L’età più a rischio per l'infarto cardiaco è mediamente intorno ai 45, 50 anni per gli uomini, a partire dalla menopausa per le donne. Tendenzialmente il rischio di un infarto del miocardio aumenta con l'avanzare dell'età a causa dell'accumulo graduale di fattori di rischio cardiovascolare nel corso degli anni.

L’infarto, in ogni caso, può verificarsi anche in persone più giovani, soprattutto se presentano fattori di rischio come ipertensione, diabete, fumo o storia familiare di malattie cardiache.

 

Cosa fare per evitare l’infarto?

Per prevenire l’infarto è essenziale adottare uno stile di vita sano, avendo innanzitutto un’alimentazione equilibrata ricca di frutta, verdura, cereali integrali. Al contempo deve essere ridotto il consumo di grassi saturi e sale.

Altrettanto essenziale è una regolare attività fisica, smettendo di fumare e limitando il consumo di alcol. Completano queste scelte salutari il mantenimento di un peso corporeo nella norma, praticare attività come yoga o meditazione, sottoponendosi a controlli periodici di pressione arteriosa, colesterolo e glucosio nel sangue.