L’isolamento sociale, un male silenzioso: come affrontarlo e superarlo

L’isolamento sociale è un fenomeno che incide, trasversalmente, sulla vita di moltissime persone. Per risolverlo, occorre una azione combinata di terapia e di supporto da parte della propria comunità di riferimento.

L’isolamento sociale, un male silenzioso: come affrontarlo e superarlo

L’isolamento sociale rappresenta una condizione sempre più diffusa, e che può determinare ripercussioni significative sul benessere psicologico e fisico delle persone, sia giovani che anziani.

Comprenderne le caratteristiche, le cause e le possibili soluzioni rappresenta l’unica ricetta per contrastare questo fenomeno in modo efficace.

Approfondisce l’argomento Mattia Miccoli, tirocinante del percorso magistrale in Psicologia per il Benessere dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

 

Cosa significa isolamento sociale?

L’isolamento sociale può essere definito come la condizione in cui la persona sperimenta una significativa riduzione o assenza di interazioni sociali, accompagnata spesso da sentimenti di solitudine e disconnessione dagli altri.

Dal punto di vista psicologico, non si tratta semplicemente di una condizione fisica di separazione, ma di un’esperienza soggettiva di distacco emotivo dal mondo esterno e dalle relazioni interpersonali.

È importante distinguere tra solitudine e isolamento sociale. La solitudine rappresenta un’esperienza emotiva soggettiva che può essere scelta e vissuta come momento di rigenerazione, mentre l’isolamento sociale si riferisce anche alla condizione oggettiva di scarsità di contatti e relazioni sociali. Tuttavia la solitudine patita, non cercata, e l’isolamento sociale spesso si sovrappongono e si alimentano a vicenda, creando un circolo vizioso difficile da interrompere.

L’isolarsi può emergere a diversi gradi, da forme lievi come la riduzione temporanea dei contatti sociali, fino a forme estreme come il completo ritiro dalla società e la chiusura nella propria stanza, come nel caso degli hikikomori.

Non si tratta di una semplice preferenza per la solitudine – che può essere considerata una scelta personale legittima – ma di una condizione problematica che comporta sofferenza e disagio.

L’isolamento sociale può essere interpretato come un sintomo di difficoltà adattive o come una strategia disfunzionale di coping adottata per fronteggiare situazioni percepite come minacciose o stressanti.

Una condizione che interessa giovani e anziani

In Italia, il fenomeno dell’isolamento sociale sta assumendo dimensioni preoccupanti, interessando fasce diverse della popolazione. Secondo i dati ISTAT più recenti (2023), circa il 13% degli italiani dichiara di non avere una rete di supporto sociale su cui contare in caso di necessità.

Questa percentuale aumenta drasticamente tra gli anziani, raggiungendo il 25% tra le persone con età superiore ai 75 anni e addirittura il 33% tra gli ultraottantenni.

Per quanto riguarda i giovani, nonostante l’apparente iperconnessione garantita dai social network, il 18% degli italiani tra i 18 e i 34 anni riporta sentimenti di isolamento sociale significativo. Questo dato ha mostrato un preoccupante incremento del 7% rispetto al periodo pre-pandemico, suggerendo come la crisi sanitaria abbia amplificato una tendenza già in atto.

Particolarmente allarmante è il dato relativo ai NEET (giovani che non studiano e non lavorano): il 31% di questi giovani dichiara di non avere relazioni sociali significative al di fuori del nucleo familiare stretto.

Cosa comporta l’isolamento sociale?

L’isolamento sociale produce conseguenze significative che si manifestano diversamente in base all’età e alle specifiche della situazione individuale. Nei giovani, questa condizione si manifesta spesso con un progressivo ritiro dalle attività sociali, come il rifiuto di partecipare a eventi con i coetanei, l’abbandono di hobby e sport di gruppo, e un uso eccessivo di dispositivi elettronici che paradossalmente aumenta la distanza relazionale.

Non è raro osservare l’emergere di disturbi del sonno, con tendenza ad invertire il ritmo sonno-veglia, e comportamenti alimentari alterati. La maggior parte dei giovani in isolamento sociale sviluppa una bassa autostima e può essere particolarmente vulnerabile allo sviluppo di fobia sociale o altre forme di ansia sociale.

Negli anziani, l’isolamento sociale si manifesta spesso con una progressiva riduzione della partecipazione alla vita comunitaria e familiare. La persona può iniziare a rifiutare inviti, limitare le uscite di casa anche per necessità quotidiane, e mostrare una diminuzione dell’interesse per attività precedentemente apprezzate. L’ambiente domestico diventa l’unico spazio sicuro, mentre il mondo esterno viene percepito come minaccioso o semplicemente non rilevante.

Negli anziani oltre gli 80 anni, l’isolamento sociale può avere manifestazioni particolarmente evidenti sul piano fisico, con un accelerato declino funzionale, maggiore trascuratezza nell’igiene personale e nell’alimentazione, e una minore aderenza ai trattamenti medici necessari.

In entrambe le fasce d’età, l’isolamento sociale porta a un deterioramento della salute mentale e fisica, con un aumento significativo del rischio di depressione, disturbi d’ansia e problemi cardiovascolari.

Quando una persona tende a isolarsi?

Le cause dell’isolamento sociale sono molteplici e spesso in rapporto tra loro. Dal punto di vista psicologico, la tendenza all’isolamento può emergere da esperienze precoci di rifiuto o traumi relazionali che generano sfiducia e timore nelle interazioni sociali. La bassa autostima gioca il suo ruolo: chi ha una percezione negativa di sé tende a evitare situazioni sociali percepite come potenzialmente giudicanti o umilianti.

La presenza di disturbi mentali rappresenta un importante fattore di rischio: la depressione porta a un ritiro sociale dovuto alla perdita di piacere nelle attività condivise e all’esaurimento delle energie necessarie per mantenere le relazioni, mentre disturbi d’ansia come la fobia sociale generano un evitamento attivo delle interazioni. Anche condizioni come i disturbi dello spettro autistico, caratterizzati da difficoltà nelle competenze sociali, possono contribuire all’isolamento.

Nell’età avanzata, le cause di isolamento assumono sfumature specifiche. Il pensionamento comporta spesso la perdita di una rete sociale costruita nell’ambiente lavorativo, mentre la perdita del o della propria partner e i lutti degli amici riducono progressivamente la cerchia di relazioni significative. Le limitazioni fisiche possono rendere più difficoltosa la partecipazione sociale, creando barriere pratiche all’interazione.

Patologie come l’Alzheimer e altre forme di demenza contribuiscono, inoltre, all’isolamento sociale: le difficoltà cognitive e comportamentali possono generare imbarazzo e frustrazione nelle interazioni sociali, portando sia la persona colpita che i familiari a ridurre progressivamente i contatti esterni. Anche il timore di essere di peso agli altri o di non essere compresi può spingere molti anziani a isolarsi volontariamente, in un tentativo paradossale di preservare la propria dignità.

 

Come superare l’isolamento sociale?

Il superamento dell’isolamento sociale richiede la considerazione delle specificità della persona e delle circostanze che hanno portato alla condizione di isolamento. La psicoterapia rappresenta uno strumento fondamentale per affrontare le cause profonde del problema: approcci cognitivo-comportamentali possono aiutare a modificare pensieri disfunzionali che alimentano l’isolamento, mentre terapie interpersonali permettono di sviluppare competenze sociali più efficaci.

Il supporto del nucleo familiare è parte integrante in questo percorso: i familiari possono essere coinvolti in sedute di terapia familiare per comprendere le dinamiche che contribuiscono all’isolamento e apprendere modalità più funzionali di interazione. È di estrema importanza che l’ambiente familiare offra un equilibrio tra sostegno e stimolo all’autonomia. Così da evitare sia l’abbandono che l’iperprotezione.

La ricostruzione di una rete sociale può quindi avvenire gradualmente, attraverso l’identificazione di contesti che risuonano con gli interessi e le caratteristiche della persona. Gruppi di supporto specifici, attività di volontariato, corsi di formazione o laboratori creativi possono rappresentare opportunità per stabilire nuove connessioni significative.

Per i giovani, l’integrazione di attività offline con un uso consapevole dei social network può ampliare le possibilità di contatto sociale, mentre per gli anziani programmi di socializzazione intergenerazionale hanno mostrato risultati particolarmente promettenti.