Ti è mai capitato di sentirti sempre di fretta, anche senza un reale motivo? Come se il tempo scivolasse via, costringendoti a rincorrere compiti, appuntamenti, impegni, senza tregua?
Quella sensazione di essere costantemente in movimento, mentalmente e fisicamente, ha un nome: frenesia. Sebbene venga spesso banalizzata o perfino ammirata come segno di efficienza, si tratta in realtà di uno stato psicologico complesso, che può compromettere il benessere mentale, le relazioni e la salute fisica.
Ne parliamo con Jacopo Varesotto, tirocinante del percorso magistrale in Psicologia per il Benessere dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.


Cos’è la frenesia?
La frenesia è un termine che deriva dal greco antico, dalla parola frén, che può essere tradotta con: mente. Indica un’eccitazione mentale, uno stato psicologico caratterizzato da un’intensa agitazione sia emotiva che mentale. La psicologia la definisce come una condizione in cui la persona manifesta comportamenti accelerati, impulsivi e difficilmente controllabili.
La psicologia la riconosce come una possibile manifestazione di disregolazione emotiva: un momento in cui la mente, sovraccarica di stimoli e pressioni, perde la capacità di autoregolarsi. Il risultato è una condizione in cui ogni azione appare urgente, ogni pensiero si accavalla, ogni pausa diventa insostenibile.
Questo fenomeno è stato riconosciuto in modo strutturato nella prima metà del XX secolo, quando gli studi sui meccanismi dello stress hanno iniziato a evidenziare le correlazioni tra pressione psicologica e comportamenti frenetici. Tra i primi a parlare esplicitamente di frenesia, nell’attuale accezione, Emil Kraepelin, psicologo e psichiatra di origini tedesche. Inquadrandola come fase maniacale della psicosi maniaco-depressiva.
Cosa significa avere frenesia?
La frenesia si manifesta attraverso comportamenti specifici che possono essere facilmente riconoscibili. Una persona in stato frenetico tende a:
- parlare rapidamente, spesso saltando da un argomento all’altro senza completare i pensieri
- svolgere più attività contemporaneamente, con scarsa efficacia in ciascuna
- muoversi nervosamente, con difficoltà a rimanere fermi o rilassati
- prendere decisioni impulsive, senza adeguata riflessione
- manifestare irritabilità quando rallentata o interrotta
- avere difficoltà di concentrazione su un singolo compito
- sentire un’urgenza costante, come se il tempo non fosse mai abbastanza.
La psicologia del comportamento umano ha evidenziato come questi atteggiamenti siano spesso accompagnati da sintomi fisici. Ad esempio: palpitazioni, sudorazione eccessiva e tensione muscolare.
Un esempio emblematico può essere quello del professionista apparentemente multitasking, che controlla continuamente le email mentre partecipa a una riunione, telefona e contemporaneamente annota appunti. Il tutto, sentendo un’ansia crescente per i compiti non ancora svolti.
Per quali ragioni una persona si comporta in modo frenetico?
La psicologia moderna studia il comportamento frenetico considerando molteplici fattori causali. Tra le principali ragioni psicologiche troviamo:
- ansia da prestazione: il timore di non essere all’altezza delle aspettative (proprie o altrui) genera una pressione che si manifesta come frenesia. La persona cerca di compensare attraverso un’iperattività che dà l’illusione di maggiore produttività
- evitamento emotivo: alcuni utilizzano la frenesia come strategia inconscia per evitare di confrontarsi con emozioni difficili. Rimanere costantemente occupati impedisce di fermarsi a sentire stati d’animo potenzialmente dolorosi
- bassa autostima: chi dubita del proprio valore può essere portato a dimostrare costantemente la propria utilità attraverso un’attività incessante
- paura del vuoto: l’incapacità di tollerare momenti di inattività o silenzio può spingere le persone a riempire ogni spazio con attività frenetiche
- condizionamenti sociali: una società che valorizza la produttività, i comportamenti frenetici possono essere rinforzati e persino apprezzati come segno di efficienza
- disregolazione emotiva: difficoltà nei meccanismi di regolazione delle emozioni portano alcune persone a gestire l’attivazione interna attraverso un’eccessiva attività esterna
- meccanismi compensatori: in alcuni casi la frenesia rappresenta un tentativo di compensare sensazioni di vuoto interiore o mancanza di significato esistenziale.
Come calmare la frenesia?
Fortunatamente, la psicologia contemporanea offre diverse strategie per gestire e ridurre gli stati frenetici:
- mindfulness e meditazione: sono pratiche che aiutano a riportare l’attenzione al momento presente, interrompendo il ciclo di pensieri accelerati
- pianificazione consapevole: organizzare le attività stabilendo priorità chiare aiuta a ridurre la sensazione di urgenza costante. Imparare a dire no è fondamentale
- gesti di rallentamento: introdurre nella routine quotidiana momenti dedicati ad attività lente. Come sorseggiare una tisana, camminare nella natura, leggere un libro
- tecnica del tempo “unitasking”: consiste nel dedicare periodi specifici a una singola attività, eliminando distrazioni e multitasking
- riconnessione con il corpo: attività fisica regolare, incluso lo yoga, aiuta a riequilibrare il sistema nervoso sovraeccitato
- diminuzione degli stimoli: limitare l’esposizione a computer, smartphone, tablet, notifiche e altri stimoli che aumentano l’agitazione mentale
- autocompassione: imparare a nutrire un atteggiamento più gentile verso sé stessi, accettando i propri limiti e riconoscendo che non tutto può essere controllato o realizzato.


Quando è opportuna una terapia psicologica?
La frenesia può essere un campanello d’allarme. Quando questo stato mentale diventa cronico, interferisce con il sonno, compromette le relazioni o sfocia in sintomi ansiosi o depressivi, è consigliabile intraprendere un percorso psicologico.
In questi casi la psicologia offre approcci terapeutici specifici. La terapia cognitivo-comportamentale si è dimostrata particolarmente efficace. Sia nel modificare i pensieri che nell’intervenire nei comportamenti che alimentano la frenesia. Anche approcci mindfulness-based, come la MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction), hanno mostrato risultati positivi.
La terapia aiuta non solo a gestire i sintomi, ma a comprendere le radici profonde del comportamento frenetico. Attraverso il lavoro sui bisogni emotivi insoddisfatti e sui pattern disfunzionali che ne sono alla base. Un percorso terapeutico permette di sviluppare nuove modalità di stare in relazione con sé stessi e con il tempo. Sostituendo gradualmente l’agitazione frenetica con una presenza più consapevole e serena.
(10 Giugno 2025)