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Linfoma di Hodgkin, che cos’è e come può essere curato


Il linfoma di Hodgkin è un tumore che colpisce il sistema linfatico e ha origine, in particolare, nei linfociti B, cellule del sistema immunitario adibite alla difesa dell’organismo

Che cos’è il linfoma di Hodgkin?

Il linfoma di Hodgkin è una neoplasia che colpisce il sistema linfatico. In particolare, si sviluppa a partire da una tipologia di globuli bianchi, i linfociti B, cellule del sistema immunitario che hanno il compito di difendere l’organismo dagli agenti esterni che possono rappresentare una minaccia.

Il tessuto linfatico che costituisce questo sistema è presente in quasi tutto l’organismo, motivo per il quale questo tipo di tumore può svilupparsi in varie aree e organi diversi, a partire dai linfonodi, che restano il luogo di origine della patologia.

Il linfoma prende il nome dal medico inglese Thomas Hodgkin che descrisse per la prima volta la malattia nel 1832.

Secondo i dati messi a disposizione dalla Fondazione Airc, il linfoma di Hodgkin è una forma tumorale piuttosto rara, che colpisce circa quattro persone ogni 100mila abitanti e rappresenta lo 0,5% della totalità delle diagnosi tumorali in Italia.

L’incidenza della malattia, però, aumenta se si considera solo la fascia d’età compresa tra i 15 e i 35 anni, in cui il linfoma di Hodgkin è uno dei tumori più frequenti. L’incidenza del linfoma è più alta anche nella popolazione di età superiore ai 60 anni.

Il linfoma di Hodgkin può essere di due tipi ed è importante capire in che forma si sviluppa la malattia per prendere le contromisure terapeutiche più adeguate. La più frequente, che rappresenta il 95% dei casi, è il linfoma di Hodgkin classico, mentre il restante 5% è rappresentato dal linfoma di Hodgkin a predominanza linfocitica

Questo tumore si presenta all’esame istologico come una massa di cellule di Reed Sternberg e di Hodgkin, che però costituiscono solo il 2-3% del tessuto tumorale che per la maggior parte è formato da normali cellule infiammatorie.

Che differenza c’è tra il linfoma Hodgkin e il non Hodgkin

Il linfoma di Hodgkin presenta all’esame istologico la tipica cellula di Reed-Sternberg, riconoscibile per i due nuclei distinti, che è invece assente nel linfoma non Hodgkin.

I fattori di rischio

Il linfoma di Hodgkin condivide i fattori di rischio di diverse altre forme tumorali come l’esposizione alle radiazioni, a prodotti chimici e pesticidi.

Oltre a questi aspetti, ci sono alcuni soggetti più predisposti a sviluppare il linfoma. Come abbiamo visto, infatti, il tumore ha un’incidenza maggiore nella popolazione giovane e in quella over 60. 

Anche il genere è un fattore da considerare in quanto la popolazione maschile ha una probabilità leggermente maggiore di ammalarsi rispetto a quella femminile.

Il linfoma di Hodgkin non è una malattia ereditaria e i fattori ambientali sembrano avere un peso maggiore nello sviluppo della malattia.

Anche un sistema immunitario compromesso, come accade ad esempio nei soggetti sieropositivi all’Hiv e quelli con infezione da virus di Epstein-Barr, può aumentare i rischi.

I fattori geografici, altresì, sembra abbiano un impatto nell’aumentare le probabilità di sviluppare il linfoma di Hodgkin. Questo tumore, infatti, ha un’incidenza maggiore negli Stati Uniti, in Canada e nelle regioni settentrionali dell’Europa rispetto, ad esempio, ai Paesi dell’Asia.

Dove colpisce il linfoma di Hodgkin?

Come abbiamo visto, il linfoma di Hodgkin colpisce il sistema linfatico e può diffondersi in tutto l’organismo attraverso di esso, a seconda dello stadio della malattia.

Durante lo stadio iniziale, infatti, il tumore si sviluppa a partire da una singola ghiandola linfonodale o può coinvolgere un solo organo extralinfonodale.

Con il progredire della malattia, possono aumentare le ghiandole colpite, solitamente quelle che si trovano in posizioni adiacenti, ad esempio nell’area dell’addome, del torace o del collo.

Al terzo stadio il tumore è ormai esteso a diverse stazioni linfonodali (sia a livello dell’addome sia nell’area toracica contemporaneamente, ad esempio), mentre al quarto vengono coinvolti altri organi extra-linfonodali, dal fegato ai polmoni passando per le ossa.

Linfoma di Hodgkin: cause

Ad oggi non esistono ancora evidenze scientifiche chiare su quelle che potrebbero essere le cause del linfoma di Hodgkin. Tuttavia, sono diverse le ipotesi che sono state avanzate in merito, come ad esempio il fatto che la sua insorgenza possa essere favorita da fattori ambientali.

Anche l’origine virale è stata ipotizzata, in quanto è stata osservata un’associazione tra alcuni casi di linfoma di Hodgkin e l’infezione da virus di Epstein-Barr. Il meccanismo con cui questo patogeno favorirebbe lo sviluppa del linfoma non è chiaro ed è ancora oggetto di studio per la ricerca.

Infine, una maggiore incidenza di questo tumore è stata osservata nei soggetti sieropositivi all’Hiv, anche se un’implicazione diretta del virus nel linfoma di Hodgkin non è stata ancora dimostrata.

Come ci si accorge di avere un linfoma di Hodgkin: sintomi

L’ingrossamento dei linfonodi, pur essendo un sintomo aspecifico in quanto comune a diverse infezioni, può essere anche la possibile spia della presenza di un linfoma. In particolare, è frequente che l’esordio di questa malattia avvenga con l’ingrossamento dei linfonodi presenti nell’area cervicale.

Tuttavia, non bisogna farsi spaventare eccessivamente da sintomi di questo tipo in quanto, come detto, potrebbero semplicemente essere il segnale di una reazione dell’organismo ad un’infezione in corso.

Tra le altre manifestazioni sintomatologiche del linfoma di Hodgkin, poi, ci possono essere la febbre che persiste nel tempo, iperidrosi notturna, prurito e perdita di peso senza causa apparente. 

Può succedere che il paziente affetto da linfoma di Hodgkin possa accusare anche inappetenza e un senso generale di stanchezza

Nel caso in cui la malattia colpisca i linfonodi che si trovano nell’area toracica, il linfoma può causare altri sintomi come tosse, difficoltà respiratorie e dolori al petto.

Come viene diagnosticato?

In presenza della sintomatologia appena descritta, è consigliabile rivolgersi al proprio medico curante per effettuare, qualora lo ritenga opportuno, tutti gli accertamenti del caso. L’esame principale per la diagnosi del linfoma di Hodgkin è la biopsia dei linfonodi che si effettua prelevando un piccolo campione di tessuto e analizzandolo successivamente al microscopio.

Dopo aver effettuato la diagnosi istologica, è necessario capire quale sia lo stadio della malattia, ossia quanto si sia eventualmente estesa all’interno dell’organismo.

Per ottenere queste informazioni, possono essere prescritti esami strumentali di diagnostica per immagini quali:

  • TC (Tomografia computerizzata)
  • risonanza magnetica
  • ecografia
  • PET (Tomografia a emissione di positroni)

Questi esami possono essere prescritti non solo per effettuare la stadiazione del linfoma, ma anche per monitorare l’efficacia del percorso terapeutico intrapreso.

La diagnosi completa, quindi, comprende il tipo di linfoma, il suo stadio e i suffissi A o B, a seconda della presenza o meno anche di sintomi di sistema quali:

  • febbre
  • sudorazione notturna
  • perdita di peso.

Gli esami del sangue da soli, invece, non sono utili a elaborare una diagnosi, ma in presenza di un esame istologico positivo per il linfoma di Hodgkin, possono dare alcune informazioni importanti sul livello di aggressività della malattia. A tal proposito, può essere prescritto il dosaggio dei globuli bianchi, dell’emoglobina o misurata la Velocità di eritrosedimentazione (Ves) o altri indici di infiammazione.

Come viene curato?

Le probabilità di guarire dal linfoma di Hodgkin sono oggi molto elevate e si attestano, secondo i dati Airc, in una percentuale compresa tra l’80 e l’85%. La diagnosi è favorevole soprattutto nei casi di pazienti giovani.

La terapia dipende dal tipo di linfoma e dallo stadio in cui si trova il tumore, ma anche dalle generali condizioni di salute del paziente e dalla sua età.

Può succedere che il percorso sia multidisciplinare, nel senso che la cura può prevedere la collaborazione di più specialisti e l’utilizzo combinato di trattamenti diversi.

Generalmente per il linfoma di Hodgkin non è prevista la soluzione chirurgica, se si esclude l’intervento mini-invasivo a fini diagnostici per effettuare la biopsia.

Le terapie principali prevedono, invece, radioterapia, chemioterapia o una combinazione delle due. Il trattamento più utilizzato per il linfoma di Hodgkin è l’ABVD, acronimo composto dalle iniziali dei farmaci utilizzati per questa polichemioterapia, sviluppata dal ricercatore italiano Gianni Bonadonna: Adriamicina, Bleomicina, Vinblastina, Dacarbazina.

Nel caso in cui, dopo i primi due cicli di ABVD, la PET sia ancora positiva, le strade possibili sono due: 

  • trattamenti di seconda linea
  • trapianto di cellule staminali, sia prelevate dal paziente stesso (autologo) sia da un donatore (allogenico)

Oltre al trattamento polichemioterapico sopra citato, esistono anche altre terapie possibili che, tuttavia, risultano più aggressive e tossiche. Si ricorre a queste soluzioni nel caso in cui il linfoma di Hodgkin sia già ad uno stadio avanzato. Le complicanze di questo tipo di trattamenti includono un rischio aumentato di sviluppare neoplasie secondarie o problemi a livello cardiologico. Ecco perché tali terapie vengono sempre meno utilizzate, in particolare nelle fasi iniziali del tumore.

Nel frattempo la ricerca continua a studiare terapie sempre più efficaci e specifiche, come ad esempio farmaci biologici e inibitori. Tra i primi c’è il Brentuximab-Vedotin, un anticorpo capace di riconoscere la CD30, ossia la tipica molecola presente sulla superficie delle cellule neoplastiche del linfoma di Hodgkin. Questo farmaco, oltre a riconoscere le cellule tumorali, trasporta una tossina in grado di distruggerle.  

Per quanto riguarda, invece, la tipologia minoritaria dei linfomi di Hodgkin, quelli a predominanza linfocitica, vengono utilizzati anticorpi monoclonali anti-CD20.