Cosa sono i potenziali evocati acustici
I potenziali evocati acustici, con acronimi PEA o ABR (Auditory Brainstem Response), sono un esame utilizzato per rilevare le risposte elettriche generate lungo il nervo acustico e il tronco encefalico a seguito di stimoli sonori. Sono svolti applicando elettrodi sul capo del paziente. Questi elettrodi captano le onde sequenziali da I a VII che si manifestano nei primi 10, 15 millisecondi dopo uno stimolo quale un click acustico. Queste onde rappresentano le risposte elettriche sequenziali generate dalle varie stazioni della via uditiva nel tronco encefalico, come accennato.
La forma, la latenza e l’ampiezza delle onde offrono indicazioni sull’integrità del percorso uditivo dal nervo fino ai nuclei del tronco encefalico.
A cosa servono i potenziali evocati acustici
Questo esame viene prescritto per diagnosticare ipoacusia neurosensoriale, o percettiva, soprattutto quando è necessario un approccio oggettivo, come nel caso di bambini piccoli, neonati o persone non collaboranti.
Viene inoltre utilizzato per individuare patologie retrococleari, come gli schwannomi vestibolari, ovvero tumori benigni che possono formarsi all’interno del nervo vestibolare, nelle cellule di Schwann.
Possono essere intercettate altre lesioni del nervo acustico, grazie all’analisi delle latenze prolungate o alterate tra le onde. I potenziali evocati acustici sono utilizzati anche per il monitoraggio intraoperatorio – ovvero il monitoraggio, durante un intervento chirurgico, delle funzioni del SNC, Sistema Nervoso Centrale – la diagnosi precoce di patologie neurologiche, come la sclerosi multipla.
Cosa si vede
Durante l’esame si osservano una serie di onde elettriche denominate I, II, III, IV e V che rappresentano tappe di trasmissione dell’impulso dal nervo al tronco encefalico. La latenza assoluta delle singole onde (ovvero il tempo che intercorre tra lo stimolo e il picco dell’onda) e gli intervalli tra queste sono parametri fondamentali: qualsiasi ritardo o assenza può identificare un danno a livello del nervo acustico o del tronco encefalico.
Rispetto ad altri test dell’udito, l’ABR consente una lettura oggettiva del funzionamento uditivo, indipendentemente dalla consapevolezza uditiva del paziente.
Come si svolge l’esame
Per eseguire i potenziali evocati acustici, il paziente viene sistemato in una cabina silenziosa, seduto o sdraiato, o comunque in posizione comoda. Sul cuoio capelluto si applicano elettrodi adesivi in posizioni standard. Il paziente indossa cuffie, da cui provengono click acustici con frequenza di circa 9, 10 al secondo. Gli stimoli sonori, generalmente brevi e intensi (70, 90 dBnHL, decibel Hearing Level normale, unità di misura per questo esame), determinano una risposta elettrica captata dagli elettrodi, elaborata e visualizzata in un tracciato temporale fino a 10 ms dallo stimolo. La durata complessiva dell’esame è compresa tra 20 e 45 minuti, considerando anche preparazione e posizionamento di paziente ed elettrodi. Il paziente deve restare immobile e rilassato, in particolare per evitare tensioni muscolari al collo e alla mandibola che potrebbero compromettere la qualità della traccia. L’esame può essere svolto anche durante il sonno, senza la necessità di anestesia, ed è adatto a pazienti di tutte le età.
Possibili controindicazioni
I potenziali evocati acustici sono considerati test molto sicuri, senza alcun effetto collaterale. Non prevedono somministrazione di farmaci o restrizioni prima dell’esame e non comportano rischi legati a radiazioni. L’unico fattore che può compromettere la validità del test è la presenza di rumore ambientale elevato o contrazioni muscolari del collo o del viso, che possono alterare il tracciato. Per ottenere risultati attendibili è perciò opportuno un ambiente silenzioso, insieme ad una postura rilassata. Non esistono controindicazioni cliniche. il test può essere svolto anche con neonati, persone con dispositivi impiantati o patologie mediche complesse, poiché non utilizza stimolazioni invasive o magnetiche.