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Pubblicato inEsami del sangue (Analiti)

Il picco glicemico 

Il picco glicemico rappresenta parte più alta della cosiddetta curva glicemica, la linea che indica la quantità di glucosio nel sangue, detta glicemia.

picco glicemico

Il termine picco glicemico indica il livello massimo post prandiale di concentrazione di glucosio, o zucchero, nel sangue. Detta concentrazione è chiamata glicemia. Essa non ha un valore costante e oscilla tra livelli minimi e livelli massimi nel corso della giornata, a seconda dell’alimentazione dell’individuo e delle attività svolte, che possono portare ad avere una maggiore o minore concentrazione di zucchero nel sangue.

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Cosa causa il picco glicemico?

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L’alimentazione che seguiamo ha un’importanza fondamentale nella gestione della glicemia. Il glucosio nel sangue arriva a seguito della digestione degli alimenti, che nel caso contengano carboidrati, vengono scomposti in zuccheri semplici, tra cui appunto il glucosio.

Successivamente il glucosio viene convogliato al flusso sanguigno e tramite l’azione dell’insulina, entra nelle cellule, le quali a loro volta lo useranno come carburante per il proprio funzionamento.

L’insulina è un ormone che viene prodotto in modo continuativo, ma in quantità variabili a seconda della glicemia dal pancreas.

È importante notare a proposito del picco glicemico che esso, o meglio la velocità con cui viene raggiunto, è strettamente collegato al tipo di carboidrati che ingeriamo. Maggiore la loro complessità, più lento sarà il processo di scomposizione e più lentamente verrà raggiunto il picco glicemico.

I carboidrati semplici causano un picco rapido e alto, ma spesso è seguito da un crollo glicemico (ipoglicemia reattiva).

Il glucosio in eccesso, quello che la produzione insulinica non riesce a smaltire, viene immagazzinato come glicogeno epatico e muscolare; solo successivamente convertito in grasso (lipogenesi).

Quali sono i sintomi principali?

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I picchi glicemici isolati in soggetti sani non causano sintomi significativi. In caso di iperglicemia persistente o ipoglicemia reattiva possono manifestarsi sintomi quali:

  • una sete improvvisa, che non va via nemmeno con notevoli quantità di acqua
  • sonnolenza dopo i pasti
  • incapacità di concentrarsi adeguatamente e di porre attenzione
  • nausea
  • secchezza della pelle e prurito 
  • possibile tachicardia
  • vertigini o sensazioni simili al capogiro
  • sbalzi di umore con irritabilità. 

Quando preoccuparsi?

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La sintomatologia di cui sopra è di per sé potenzialmente degna di attenzione. Una persona che non abbia problemi di insulino resistenza, la condizione per cui l’insulina non riesce a gestire lo la glicemia che è tipica dei pazienti con diabete mellito tipo 2, solitamente non ha sintomi di questo tipo.

La loro insorgenza può però anche essere determinata dall’entità del pasto. Se i sintomi si presentano occasionalmente, non c’è da preoccuparsi.

Qualora la sintomatologia sia invece ricorrente, si potrebbe essere in presenza di condizioni metaboliche come il diabete mellito, per cui è consigliabile una valutazione medica.

Cosa fare per evitarlo il picco glicemico?

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Come detto il picco glicemico non è un problema di per sé. Quello che può farlo diventare tale è una desensibilizzazione dell’organismo all’azione dell’insulina, la già menzionata insulino resistenza.

In generale gli accorgimenti per prevenire l’insorgere di questa condizione sono di due tipi:

Alimentazione

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L’alimentazione dovrebbe essere variata, con un equilibrio tra i macronutrienti, che dia il giusto apporto di carboidrati, proteine e grassi, senza eccedere con i primi. In particolare si consiglia di consumare carboidrati complessi, come i cereali integrali e loro derivati, limitando dolci e alimenti ad alto indice glicemico. E’ inoltre importante fare pasti regolari (almeno 3 volte al giorno).

Un regime alimentare ricco di verdura, di alimenti con fibra alimentare, e con il giusto apporto di macronutrienti, scongiura un aumento di peso e conseguenze più gravi nei soggetti a rischio diabete, come appunto picchi glicemici troppo rapidi e frequenti .

Attività fisica

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Nella gestione della glicemia, il movimento fisico è importantissimo. Come si è visto infatti il glucosio è usato dall’organismo per dare energia alle cellule. Un corpo attivo consumerà appieno le quantità di glucosio che vengono introdotte con l’alimentazione ed eviterà l’insorgere della resistenza insulinica, dell’accumulo di grasso e di tutte le conseguenze che uno stile di vita sedentario può comportare.

Si fa presente che quando si parla di attività fisica, si intende sia allenamento sia quelle attività che sono fautrici della cosiddetta termogenesi non associabile ad esercizio fisico (in inglese NEAT), come per camminare, salire le scale etc.

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Come far passare un picco glicemico?

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Come detto il problema non riguarda le persone sane, con stile di vita equilibrato e attivo.

Nel caso di sintomatologia persistente, però, si rende necessaria la visita con uno specialista, che dovrà individuare la causa prima di poter prescrivere una terapia, se necessaria.

La visita parte dalla raccolta dei dati anamnestici che serve -a individuare le patologie pregresse, i farmaci assunti, le abitudini di vita del paziente, i sintomi.

Può essere necessaria una  visita medica, detta esame obiettivo per evidenziare se vi siano i segni correlabili a malattia diabetica (acantosi, eccesso di peso, segni di disidratazione, alterazioni della sensibilità o ulcere a livello dei piedi).  Seguiranno esami di laboratorio specifici, in particolare glicemia, HbA1c, insulinemia, HOMA.

A seguito di laboratorio, è possibile avere la diagnosi, e con essa la prescrizione di un trattamento.

Questo può comprendere il cambio allo stile di vita (terapia nutrizionale e aumento dell’attività fisica),  eventualmente associato alla prescrizione di farmaci nel caso di diagnosi di diabete mellito.