La psicoanalisi: che cos’è e come funziona

La psicoterapia, invenzione di Sigmund Freud, è nata sia come teoria psicologica che come metodo di indagine per risolvere conflitti interiori e dotare la persona di maggiore consapevolezza di sé.

La psicoanalisi: che cos’è e come funziona

La nascita della psicoanalisi rappresenta una delle rivoluzioni più significative nello studio dell’animo umano.

Può essere definita una invenzione di Sigmund Freud, risale agli inizi del XX secolo e ha rappresentato la prima vera metodica di indagine dell’interiorità, dei conflitti, delle emozioni.

Grazie a Freud il concetto di inconscio, così come l’ascolto profondo e l’associazione libera, per fare solo alcuni esempi, hanno iniziato a essere strumenti di un metodo fino ad allora inedito.

La dottoressa Maria Rosaria Magliano, psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico del Santagostino, ci offre una estensiva panoramica sulle caratteristiche, i concetti chiave e lo sviluppo di questo metodo di indagine.

Cos’è la psicoanalisi?

La psicoanalisi è un metodo di indagine e di trattamento della psiche. È nata con Sigmund Freud, medico neurologo austriaco, che intorno al 1896 usò per la prima volta il termine psicoanalisi: dal greco psykhé, anima, e analysis, scioglimento. È sia una teoria del funzionamento mentale che un metodo terapeutico basato sull’esplorazione dell’inconscio.

Nella teoria del padre della psicoanalisi il funzionamento psichico è strettamente connesso a:

  • inconscio: contenuti mentali (desideri, paure, memorie) non accessibili direttamente alla coscienza ma influenti nella vita cosciente
  • conflitto psichico: tra diverse istanze psichiche (Io- Es- Super Io/Ideale dell’Io). Nella psicosi il conflitto è tra l’Io e la realtà esterna
  • meccanismi di difesa: strategie inconsce dell’Io per gestire angosce (come rimozione, proiezione, sublimazione)
  • sviluppo psicosessuale: tappe dell’infanzia che influenzano la personalità adulta.

Il metodo psicoanalitico si basa sull’ascolto profondo e l’associazione libera: il paziente parla liberamente, e l’analista interpreta i contenuti latenti dietro ciò che emerge. La psicoanalisi e le terapie psicoanalitiche mirano a rendere consapevoli i conflitti inconsci, interrompendo la ripetizione e facilitando così il cambiamento.

A questo scopo, vengono utilizzati strumenti come l’interpretazione dei sogni, l’analisi del transfert (quello che viene ripetuto dal paziente nella relazione con l’analista) e del controtransfert (le emozioni o sensazioni dell’analista nei confronti del paziente, che svelano dinamiche inconsce del paziente nella relazione).

L’approccio psicoanalitico non punta in modo diretto a eliminare i sintomi, quanto a comprendere le cause profonde e modificare i pattern interiori che li alimentano.

La psicoanalisi ha avuto numerosi sviluppi: Jung, Adler, Klein, Winnicott, Bion, Lacan (ognuno con teorie distinte). Ha influenzato psicoterapie più brevi o integrate, come la terapia psicodinamica. È praticata in vari contesti: clinico, culturale, artistico.

In cosa consiste la psicoanalisi?

La psicoanalisi consiste in un percorso terapeutico profondo che mira a esplorare i conflitti inconsci che influenzano il modo in cui una persona pensa, sente e si comporta.

È anche un metodo clinico e teorico basato sull’ascolto, sull’interpretazione e sulla trasformazione dei processi mentali inconsci. In psicoanalisi classica si ha il cosiddetto setting psicoanalitico:

  • il paziente si sdraia sul lettino senza vedere l’analista
  • l’analista siede dietro, in silenzio, ascolta e interviene con interpretazioni mirate.

La frequenza è alta: di solito 3 – 5 sedute a settimana, per anni. Il contesto è protetto e neutro, per favorire l’emergere dell’inconscio. Mentre nelle terapie psicoanalitiche/psicodinamiche più moderne si prevede anche un setting vis à vis e una frequenza più bassa, ovvero di 1 a 2 incontri a settimana.

Gli strumenti principali sono:

  • associazione libera: il paziente parla senza censura. Ogni pensiero può avere un senso nascosto
  • interpretazione dei sogni: i sogni vengono letti come espressioni simboliche di movimenti inconsci
  • analisi del transfert: il paziente “sposta” sull’analista emozioni e relazioni passate (ad esempio tratta l’analista come un genitore)
  • analisi del controtransfert: anche le reazioni inconsce dell’analista verso il paziente sono parte del processo.

Qual è l’obiettivo della psicoanalisi?

Gli obiettivi specifici della psicoanalisi sono:

  • comprendere l’origine profonda del disagio: andare oltre i sintomi (ansia, depressione, blocchi relazionali) per esplorare le cause inconsce che li generano. Per esempio, un attacco d’ansia può essere la manifestazione simbolica di un conflitto interno non riconosciuto
  • sciogliere conflitti psichici: molti problemi nascono da conflitti tra parti della mente (desideri repressi vs divieti interiorizzati). La psicoanalisi aiuta a riconoscerli e integrarli, riducendo la sofferenza
  • modificare i meccanismi di difesa rigidi: le persone usano inconsapevolmente strategie di difesa per proteggersi dal dolore (es. negazione, proiezione, rimozione). L’analisi li rende visibili, e offre modi più maturi e flessibili di affrontare la realtà
  • elaborare traumi passati: esperienze infantili o relazioni affettive problematiche possono lasciare segni profondi. L’analisi aiuta a rielaborare questi vissuti per ridurne l’effetto nel presente
  • costruire un senso di sé più autentico: aiutare la persona a distinguere ciò che è veramente suo da ciò che è stato interiorizzato, per esempio le aspettative genitoriali
  • rafforzare l’Io: cioè la capacità di pensare, scegliere e agire con maggiore autonomia e consapevolezza.

In sintesi, la psicoanalisi non punta solo a “stare meglio”, ma a “diventare sé stessi” con maggiore libertà interiore, profondità emotiva e capacità di amare e creare.

Quando rivolgersi ad uno psicanalista?

Rivolgersi a uno psicoanalista può essere utile non solo in presenza di sintomi, ma ogni volta che si percepisce un disagio emotivo profondo, una ripetizione di sofferenze, una crisi o un desiderio autentico di conoscersi meglio.

La psicoanalisi richiede tempo, motivazione e disponibilità a mettersi in discussione.

Le tre istanze psichiche secondo Freud

Freud descrisse il funzionamento della psiche attraverso il modello strutturale, suddividendola in tre istanze: Es, Io e Super-Io.

L’Es rappresenta la parte più arcaica e inconscia della mente, governata dal principio del piacere. Qui risiedono gli impulsi istintuali, come il desiderio sessuale o l’aggressività, che cercano gratificazione immediata.

L’Io è l’istanza razionale e consapevole, che media tra le richieste dell’Es, le norme del Super-Io e la realtà esterna. Funziona secondo il principio di realtà, cercando soluzioni accettabili e adattive per soddisfare i desideri. È il centro delle funzioni cognitive e dell’identità personale.

Il Super-Io si sviluppa successivamente, interiorizzando le regole, i divieti e gli ideali genitoriali e sociali. Agisce come una sorta di “coscienza morale”, esercitando giudizio e senso di colpa. Quando le istanze sono in conflitto tra loro, si genera un conflitto psichico, che può produrre disagio, ansia o sintomi nevrotici.

Comprendere queste tre istanze aiuta a leggere il comportamento umano come il risultato di una “negoziazione” continua tra desiderio, dovere e realtà. È su questo equilibrio che si fondano molti percorsi psicoanalitici.

 

Le fasi psicosessuali

Secondo Freud, lo sviluppo della personalità passa attraverso cinque fasi psicosessuali, ognuna centrata su una zona erogena. La libido, cioè l’energia pulsionale, si concentra di volta in volta su un’area diversa, e la sua evoluzione influenza la costruzione del Sé. Si danno:

  • fase orale (0-1 anno): il piacere si concentra sulla bocca. L’allattamento è la principale fonte di gratificazione. Frustrazioni in questa fase possono generare dipendenza o atteggiamenti passivi
  • fase anale (1-3 anni): il piacere deriva dal controllo degli sfinteri. È un periodo legato all’autonomia e alla gestione dell’ordine. Un’eccessiva rigidità può portare a tratti ossessivi
  • fase fallica (3-6 anni): il focus è sui genitali. Qui si struttura il complesso di Edipo, e si forma l’identità sessuale
  • periodo di latenza (6-11 anni): la libido si ritira temporaneamente. Il bambino canalizza l’energia verso la socializzazione e l’apprendimento
  • fase genitale (dall’adolescenza): la sessualità si esprime in forma matura. Il soggetto è capace di amore e progettualità relazionale.

Eventuali fissazioni a una fase possono ripercuotersi sul comportamento adulto, dando adito a tratti caratteriali rigidi o conflittuali.

Da cosa deriva la malattia mentale?

Secondo Freud, quella che viene definita malattia mentale origina da conflitti psichici non risolti tra desideri inconsci e le istanze morali o sociali interiorizzate. Quando l’Io non riesce a gestire efficacemente questi conflitti, ricorre a meccanismi di difesa che, se inefficaci, possono portare alla formazione di sintomi patologici.

Questi sintomi rappresentano compromessi tra le forze in conflitto e possono manifestarsi come ansia, depressione, fobie o comportamenti compulsivi. La psicoanalisi, va ribadito un’ultima volta, vuole portare alla luce questi conflitti inconsci, permettendo al paziente di elaborarli e integrarli nella coscienza, così che i sintomi si affievoliscano o svaniscano del tutto. A vantaggio dell’emersione di un io più autentico e consapevole.

In questa prospettiva, la malattia mentale non è vista come una condizione statica, ma come il risultato di processi dinamici interni che possono essere compresi e trasformati attraverso il lavoro terapeutico.

La nevrosi secondo Freud

Secondo Freud, la nevrosi è una manifestazione clinica derivante da un conflitto psichico inconscio tra desideri pulsionali e le istanze morali e sociali interiorizzate. Questo conflitto genera ansia, che l’Io cerca di gestire attraverso meccanismi di difesa, come la rimozione, che spingono i contenuti inaccettabili nell’inconscio.

Ma questi contenuti rimossi continuano a influenzare il comportamento, emergendo sotto forma di sintomi nevrotici quali fobie, ossessioni o somatizzazioni. Freud distingue la nevrosi dalla psicosi, sottolineando che nella nevrosi il contatto con la realtà è mantenuto, mentre nella psicosi è compromesso.

La psicoanalisi ha come obiettivo il portare alla coscienza questi conflitti inconsci, così da permettere al paziente di elaborarli e ridurre la sintomatologia. In definitiva la nevrosi rappresenta un tentativo dell’Io di gestire conflitti interni attraverso compromessi sintomatici, che però possono sabotare, per così dire, il benessere psicologico.

La metapsicologia

Con il termine metapsicologia si indica l’insieme delle teorie che Freud sviluppò per descrivere l’apparato psichico aldilà dell’osservazione clinica diretta.

Si articola in tre prospettive: topica, dinamica ed economica. La prospettiva topica prevede la suddivisione della mente in sistemi o istanze (come nella prima e seconda topica). La prospettiva dinamica si concentra sulle forze in conflitto all’interno della psiche, come le pulsioni e i meccanismi di difesa. La prospettiva economica considera la distribuzione e il flusso dell’energia psichica, analizzando come essa venga investita o rimossa.

Attraverso la metapsicologia, Freud cercò di costruire un modello teorico coerente della mente, che potesse spiegare sia il funzionamento normale che quello patologico. E proprio questo approccio ha permesso di comprendere meglio fenomeni come i sogni, i sintomi nevrotici e i meccanismi di difesa, fornendo una base teorica per la pratica psicoanalitica.

Le due topiche nella teoria di Freud

Freud sviluppò due modelli teorici, cui si è fatto cenno in più passaggi, chiamati topiche. Questi modelli servono a descrivere la struttura e il funzionamento della mente. La prima topica suddivide la psiche in tre sistemi: inconscio, preconscio e conscio. L’inconscio contiene desideri e ricordi rimossi, il preconscio funge da filtro tra inconscio e conscio, e il conscio rappresenta la parte della mente di cui siamo consapevoli.

La seconda topica, introdotta successivamente, identifica tre istanze psichiche: Es, Io e Super-Io. L’Es è la sede delle pulsioni istintuali, l’Io media tra le richieste dell’Es, le norme del Super-Io e la realtà esterna, mentre il Super-Io rappresenta l’interiorizzazione delle norme morali e sociali.

Questi due modelli non si escludono a vicenda, ma offrono prospettive complementari per comprendere la complessità della mente umana e i conflitti che possono sorgere tra le sue diverse componenti.

Qual è la differenza tra psicologo e psicoanalista?

La differenza tra psicologo e psicoanalista riguarda principalmente il tipo di formazione e l’approccio teorico utilizzato nella pratica clinica. Lo psicologo è un professionista laureato in Psicologia, abilitato all’esercizio della professione attraverso l’iscrizione all’Ordine. Può svolgere attività di valutazione, consulenza, prevenzione e sostegno psicologico. Tuttavia, non può praticare la psicoterapia senza una specializzazione post-laurea riconosciuta.

Lo psicoanalista, invece, è un professionista che ha seguito un percorso formativo specifico in psicoanalisi, secondo i criteri delle scuole accreditate (freudiane, junghiane o lacaniane). Questo percorso include generalmente un lungo training personale, supervisione clinica e formazione teorica approfondita.

Tutti gli psicoanalisti sono anche psicoterapeuti, ma non tutti gli psicoterapeuti sono psicoanalisti. Lo psicoanalista utilizza un metodo che si concentra sull’inconscio, sul transfert e sulla rielaborazione profonda dei conflitti psichici. Lo psicologo, invece, può utilizzare strumenti diversi a seconda della sua formazione (cognitivo-comportamentale, sistemico-relazionale, psicoanalitico, psicodinamico).

Che differenza c’è tra psicoterapia e psicoanalisi?

La psicoterapia è un intervento clinico finalizzato al trattamento della sofferenza psicologica. Può essere condotta da psicologi o medici specializzati in psicoterapia e si declina in diversi orientamenti: cognitivo-comportamentale, sistemico-relazionale, gestaltico, psicodinamico, psicoanalitico, tra gli altri.

L’obiettivo della psicoterapia è il miglioramento del benessere psichico attraverso il cambiamento di pensieri, emozioni e comportamenti disfunzionali.

La psicoanalisi è una forma specifica di psicoterapia, fondata da Sigmund Freud, che si concentra sull’esplorazione dell’inconscio. Il trattamento si basa sull’analisi del transfert, sull’interpretazione dei sogni, dei lapsus e dei meccanismi di difesa. L’obiettivo della psicoanalisi non è solo la riduzione dei sintomi, ma una trasformazione più profonda della struttura psichica.

Un’altra differenza riguarda la frequenza e la durata del trattamento. La psicoanalisi prevede solitamente sedute più frequenti (fino a 3-4 alla settimana) e si sviluppa su un arco temporale più lungo rispetto alla psicoterapia. Anche la posizione in seduta è diversa: nella psicoanalisi classica, il paziente si sdraia sul lettino, mentre nella psicoterapia tradizionale si siede di fronte al terapeuta.

Psicoanalisi e psicoterapia psicoanalitica

Entrambe nate dal pensiero di Sigmund Freud, psicoanalisi e psicoterapia psicoanalitica condividono l’attenzione ai processi inconsci, ma si distinguono per approccio, obiettivi e intensità.

Innanzitutto la frequenza e la durata:

  • la psicoanalisi è un percorso molto intenso: prevede solitamente 3-5 sedute a settimana per un periodo prolungato, anche di anni. Il setting è tradizionale, il paziente è sdraiato sul lettino e non guarda il terapeuta
  • la psicoterapia psicoanalitica, invece, ha un ritmo più sostenibile: 1, 2 sedute a settimana) e può durare da pochi mesi a qualche anno. Il colloquio avviene solitamente faccia a faccia.

Quindi, gli obiettivi del trattamento:

  • la psicoanalisi mira a un cambiamento profondo della personalità, portando alla luce e rielaborando i conflitti inconsci
  • la psicoterapia psicoanalitica punta a ridurre la sofferenza psicologica e a migliorare la vita quotidiana, lavorando su aree circoscritte.

Seguono il metodo e la relazione terapeutica:

  • la psicoanalisi si fonda sull’interpretazione di sogni e transfert, in un contesto strutturato e con un terapeuta neutrale
  • la psicoterapia psicoanalitica è più flessibile: il terapeuta può essere più attivo e il metodo si adatta maggiormente al paziente.

Infine, a chi si rivolgono:

  • la psicoanalisi si adatta a chi ha tempo, risorse e una buona stabilità psichica
  • la psicoterapia psicoanalitica è più accessibile e indicata anche per chi cerca un supporto psicologico meno intensivo.