La demenza frontotemporale (FTD) è un gruppo eterogeneo di disturbi neurodegenerativi che colpiscono principalmente i lobi frontali e temporali del cervello.
A differenza dell’Alzheimer, questa condizione si manifesta tipicamente in età più giovane, tra i 45 e i 65 anni, ed è caratterizzata da alterazioni comportamentali, del linguaggio e delle funzioni esecutive piuttosto che da problemi di memoria nelle fasi iniziali.
La malattia prende il nome dal neurologo Arnold Pick, che per primo la descrisse nel 1892. Oggi sappiamo che rappresenta la seconda causa più comune di demenza nelle persone sotto i 65 anni, dopo l’alzheimer, e colpisce uomini e donne in egual misura.

Sintomi e manifestazioni della demenza frontotemporale
Variante comportamentale (bvFTD)
La variante comportamentale è la forma più comune e si presenta con cambiamenti drammatici della personalità e del comportamento sociale. I pazienti possono diventare inappropriati socialmente, perdere l’empatia e mostrare comportamenti impulsivi o compulsivi.
Altri segni caratteristici includono:
- Perdita di inibizione sociale
- Apatia e perdita di motivazione
- Comportamenti ripetitivi o stereotipati
- Cambiamenti nelle abitudini alimentari (preferenze eccessive per dolci)
- Perdita di insight sulla propria condizione
Afasia progressiva primaria
L’afasia progressiva primaria si manifesta con difficoltà progressive del linguaggio, mentre le altre funzioni cognitive rimangono inizialmente preservate. Esistono tre sottotipi principali:
Variante semantica: i pazienti perdono gradualmente la comprensione del significato delle parole, pur mantenendo la fluidità del discorso. Possono descrivere un oggetto senza riuscire a nominarlo.
Variante non fluente: caratterizzata da difficoltà nell’articolazione e nella produzione del linguaggio, con frasi telegrafiche ed errori grammaticali, mentre la comprensione rimane relativamente preservata.
Variante logopenica: presenta difficoltà nel trovare le parole e nel ripetere frasi, con frequenti pause nel discorso alla ricerca del termine appropriato.
Sintomi motori
Alcune forme di demenza frontotemporale si associano a sintomi motori, sviluppando quadri simili alla sclerosi laterale amiotrofica (SLA) o al parkinson. Questi pazienti possono presentare debolezza muscolare, rigidità e difficoltà motorie progressive.
Cause della demenza frontotemporale
Basi genetiche
Circa il 40% dei casi ha una componente familiare, con mutazioni identificate in diversi geni. Le mutazioni più comuni coinvolgono i geni MAPT (che codifica per la proteina tau), GRN (progranulina) e C9orf72.
La proteina tau gioca un ruolo cruciale nella stabilizzazione dei microtubuli neuronali. Quando mutata, può aggregarsi formando inclusioni tossiche che danneggiano le cellule nervose.
Accumuli proteici
A livello microscopico, la demenza frontotemporale è caratterizzata dall’accumulo anomalo di proteine nelle cellule nervose. Oltre alla tau, possono accumularsi la proteina TDP-43 e, meno frequentemente, la proteina FUS.
Questi accumuli proteici causano disfunzione e morte neuronale progressive, particolarmente nelle aree frontali e temporali del cervello responsabili del comportamento, del linguaggio e delle funzioni esecutive.
Fattori di rischio
Oltre alla predisposizione genetica, alcuni fattori ambientali potrebbero contribuire allo sviluppo della malattia, anche se la ricerca è ancora in corso. L’età rimane il principale fattore di rischio non modificabile.
Diagnosi della demenza frontotemporale
La diagnosi di demenza frontotemporale richiede una valutazione multidisciplinare che coinvolge neurologo, neuropsicologo e spesso psichiatra. È fondamentale una raccolta accurata della storia clinica, includendo informazioni dettagliate sui cambiamenti comportamentali osservati dai familiari.
I test neuropsicologici sono essenziali per valutare le diverse funzioni cognitive e identificare il pattern specifico di deficit. A differenza dell’Alzheimer, i test di memoria sono spesso normali nelle fasi iniziali.
Neuroimaging
La risonanza magnetica cerebrale mostra tipicamente atrofia asimmetrica dei lobi frontali e/o temporali. Questa atrofia può essere più evidente in specifiche regioni a seconda della variante clinica.
La PET cerebrale può rivelare ipometabolismo nelle aree frontali e temporali, fornendo informazioni aggiuntive sulla funzionalità delle diverse regioni cerebrali.
Test genetici
Quando esiste una storia familiare suggestiva, i test genetici possono identificare mutazioni specifiche. Questa informazione è importante non solo per la diagnosi, ma anche per la consulenza genetica dei familiari.
Biomarker
La ricerca sui biomarker nel liquido cerebrospinale e nel sangue è in rapida evoluzione. Alcuni marker possono aiutare a distinguere la demenza frontotemporale dall’Alzheimer e da altre forme di demenza.
Trattamento
Approccio sintomatico
Attualmente non esistono terapie specifiche per rallentare o arrestare la progressione della demenza frontotemporale. Il trattamento si concentra sulla gestione dei sintomi e sul miglioramento della qualità della vita.
Gli antidepressivi SSRI possono essere utili per controllare i comportamenti compulsivi e l’irritabilità. Tuttavia, è importante un uso cauto dei farmaci, poiché i pazienti possono essere più sensibili agli effetti collaterali.
Interventi comportamentali
La terapia comportamentale e la strutturazione dell’ambiente sono fondamentali. Routine stabili, ambiente familiare e strategie di comunicazione adeguate possono ridurre l’agitazione e migliorare il funzionamento quotidiano.
La logopedia è particolarmente importante nelle forme con afasia progressiva primaria, aiutando a mantenere le capacità comunicative il più a lungo possibile attraverso strategie alternative.
Supporto familiare
Il supporto alla famiglia è cruciale, poiché i cambiamenti comportamentali possono essere particolarmente difficili da gestire. Gruppi di supporto, consulenza psicologica e programmi educativi aiutano i caregiver ad affrontare le sfide quotidiane.
Differenze con l’Alzheimer
Età di insorgenza
La demenza frontotemporale tipicamente esordisce più precocemente rispetto all’Alzheimer, spesso tra i 45 e i 65 anni, mentre l’Alzheimer è più comune dopo i 65 anni.
Pattern di sintomi
Nell’Alzheimer, i primi sintomi riguardano la memoria, mentre nella demenza frontotemporale sono predominanti i cambiamenti comportamentali e del linguaggio, con la memoria inizialmente preservata.
Localizzazione cerebrale
L’Alzheimer colpisce inizialmente l’ippocampo e le aree parietali, mentre la demenza frontotemporale interessa prevalentemente i lobi frontali e temporali anteriori.
Biomarker
I biomarker dell’Alzheimer (amiloide e tau nel liquido cerebrospinale) sono tipicamente normali nella demenza frontotemporale, aiutando nella diagnosi differenziale.
Prognosi e aspettativa di vita
Decorso della malattia
La progressione della demenza frontotemporale è generalmente più rapida rispetto all’Alzheimer. Il decorso può variare significativamente tra i diversi sottotipi e tra i singoli pazienti.
Aspettativa di vita
L’aspettativa di vita dalla diagnosi varia tipicamente tra 6 e 8 anni, anche se alcuni pazienti possono vivere più a lungo. I fattori che influenzano la prognosi includono l’età di insorgenza, il sottotipo specifico e la presenza di sintomi motori.
Le complicazioni che possono influenzare la sopravvivenza includono difficoltà di deglutizione, infezioni respiratorie e immobilizzazione progressiva.
Ricerca e prospettive future
Studi clinici
Sono in corso numerosi studi clinici per testare farmaci potenzialmente efficaci nella demenza frontotemporale. Alcuni si concentrano sui meccanismi della proteina tau, altri su approcci neuroinfiammatori.
Medicina personalizzata
L’identificazione di sottotipi genetici specifici apre la strada a terapie personalizzate basate sui meccanismi molecolari sottostanti. Questo approccio potrebbe essere particolarmente promettente nelle forme familiari.
Importanza della sensibilizzazione
Riconoscimento precoce
La sensibilizzazione su questa forma di demenza è fondamentale per favorire il riconoscimento precoce. Spesso i sintomi iniziali vengono attribuiti a stress, depressione o problemi relazionali, ritardando la diagnosi.
Impatto sociale
La demenza frontotemporale ha un impatto sociale significativo a causa dell’età relativamente giovane dei pazienti, che spesso sono ancora lavorativamente attivi e hanno responsabilità familiari importanti.