Apatia: quello che c’è da sapere

L'apatia consiste in una riduzione o totale assenza di interesse ed emozioni verso attività e interazioni con gli altri. Deve destare preoccupare se perdura nel tempo o se è associata ad altri disturbi psicopatologici.

Apatia: quello che c’è da sapere

L’apatia è una condizione psicologica caratterizzata da indifferenza e mancanza di interesse, emozioni o entusiasmo verso attività o situazioni che normalmente li suscitano.

A tutti è capitato almeno una volta nella vita di provare meno interesse verso le attività quotidiane, di essere scarsamente motivati o di avere meno voglia di interagire con gli altri. Quando, tuttavia, questi sentimenti persistono per lungo tempo, si parla di apatia.

Questa potrebbe essere il sintomo di condizioni neurologiche o psichiatriche da non sottovalutare.

In questo articolo, la dottoressa Eva Lucchesi Tagliabue, psicoterapeuta di Santagostino Psiche, spiega cos’è l’apatia, quali sono le sue principali manifestazioni e le possibili cause.

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Significato psicologico di apatia

Per apatia s’intende l’assenza di motivazione con graduale ma costante riduzione delle attività. Questo stato psicologico genera un forte congelamento dell’emotività, portando a una sempre più marcata noia di vivere.

Il termine deriva dal greco “apátheia”, che è composto dall’“a-“ privativa che significa “senza”, e da “pathos” che significa “sentimento”, “passione” o “emozione”.

La persona apatica manifesta:

  • mancanza di interessi ed emozioni
  • indifferenza prolungata
  • indolenza
  • distacco emotivo nei confronti della propria persona, degli altri e del mondo esterno.

L’impossibilità di sentire e vivere le emozioni si manifesta con una progressiva riduzione dell’espressività facciale, vocale e gestuale. Inoltre, subentrano alterazioni o cambiamenti nei comportamenti anche alimentari e/o sessuali.

L’apatia non va però confusa con l’abulia, che è piuttosto una mancanza di volontà o iniziativa.

Quali sono i sintomi dell’apatia?

I sintomi dell’apatia, se isolati o temporanei, di per sé non devono destare preoccupazione. Tuttavia, la condizione potrebbe diventare patologica quando gli stessi sono presenti per almeno 4 settimane e includono:

  • deficit della motivazione, mancanza di interesse nell’imparare nuove cose o fare nuove esperienze
  • mancanza o drastica diminuzione degli aspetti cognitivi ed emotivi dei comportamenti finalizzati a uno scopo
  • riduzione dei comportamenti intenzionali volontari, quindi riluttanza ad agire o a compiere qualcosa, che influiscono sulla qualità della vita
  • livelli di energia molto bassi che condizionano negativamente la capacità di portare a termine le attività quotidiane
  • mancanza di risposte emotive e appiattimento affettivo (in famiglia come in amore)
  • imperturbabilità e insensibilità di fronte ad eventi positivi o negativi
  • completo disinteresse delle relazioni interpersonali.

L’apatia non deve essere confusa con la depressione. A differenza di una persona depressa, infatti, l’apatico non prova disperazione, sensi di colpa o autosvalutazione, che possono indurre a pensieri o atti suicidari. Non presenta umore depresso e non prova disagio per la sua condizione.

Cosa porta all’apatia?

Le cause dell’apatia non sono ancora del tutto note. Tuttavia, si ritiene che le vie dopaminergiche siano coinvolte e che l’apatia possa derivare da lesioni che interessano i circuiti fronto-sottocorticali e le vie fronto-striatali.

Spesso l’apatia è un sintomo di diversi disturbi neurologici e psichiatrici, quali:

Più precisamente, nell’apatia emotivo-affettiva, sono presenti lesioni del circuito prefrontale orbito-mediale, che è connesso al sistema limbico (amigdala). Questo circuito è responsabile dei processi di integrazione tra gratificazione, emozione e comportamento.

Nell’apatia cognitiva, che consiste in una riduzione dell’iniziativa e in deficit esecutivi di attenzione, pianificazione, programmazione e flessibilità cognitiva, le lesioni sono presenti nel circuito prefrontale dorso laterale.

Come si fa a sapere se si è apatici?

In assenza di malattie fisiche importanti quali ictus o altri disturbi neurologici, e di traumi psicologici e fisici, i segnali dell’apatia vengono normalmente riscontrati da familiari, amici o colleghi. L’insorgenza dei sintomi è graduale e la persona sembra non esserne consapevole.

Si giunge a una diagnosi clinica dell’apatia quando i cambiamenti motori, cognitivi, affettivi, relazionali e sociali della persona sono sempre più evidenti, e hanno ripercussioni negative importanti sulla sua vita.

Test diagnostici

I test per la valutazione dell’apatia consistono nella somministrazione di questionari o prove che valutano le competenze e le abilità cognitive della persona, concentrandosi sulla sua produttività quotidiana, gli interessi e la sua vita sociale. Tra questi, figurano:

  • Apathy Evaluation Scale o AES
  • NeuroPsychiatric Inventory o NPI
  • Lille Apathy Rating Scale o LARS 

Cosa fare per combattere l’apatia?

A fronte di una diagnosi di apatia, inserita in un quadro patologico più ampio e che prevede la presenza di lesioni neurologiche, normalmente le opzioni terapeutiche sono quelle:

La cura dell’apatia, quindi, è mirata al trattamento della condizione sottostante e delle cause che hanno provocato il lento, ma “inesorabile” isolamento della persona.

Trattamento farmacologico

I farmaci più utilizzati nel trattamento dell’apatia devono essere prescritti da neurologi, neuropsichiatri o geriatri. In particolari, questi farmaci possono essere mirati a:

  • contrastare il deterioramento delle cellule cerebrali (demenze)
  • stimolare la produzione di dopamina, come nel trattamento del morbo di Parkinson.

Nella schizofrenia vengono utilizzati agenti antipsicotici. Nell’apatia senza una causa di fondo nota, possono essere usati gli psicostimolanti o gli antidepressivi.

Psicoterapia

Oltre al trattamento farmacologico, è possibile praticare sedute di:

La psicoterapia cognitivo comportamentale, in particolare, può essere efficace nel trattamento della condizione grazie al suo focus sull’identificazione e modifica di pensieri e comportamenti disfunzionali verso approcci più positivi.

Attraverso tecniche specifiche, come la definizione collaborativa degli obiettivi e la focalizzazione su problemi concreti, questo approccio facilita il coinvolgimento attivo del paziente nel processo terapeutico, incoraggiandolo a riconoscere e modificare i pattern di pensiero che contribuiscono all’apatia.

Il trattamento del paziente apatico deve tener conto anche della presa in carico dei familiari o caregivers che si occupano quotidianamente della persona, attraverso una terapia familiare

Grazie alla terapia familiare, i familiari acquisiscono le competenze necessarie per supportare al meglio il congiunto, prevenendo l’isolamento e il burnout. e promuovendo la sua guarigione. La terapia familiare, inoltre, potenzia positivamente tutti gli altri trattamenti terapeutici.

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Supporto familiare

La famiglia svolge un ruolo fondamentale nel supporto di una persona con apatia, e può agire in diversi modi:

  • incoraggiando la persona a socializzare 
  • suggerendo la partecipazione in hobby o passatempi che in passato erano di grande interesse per il soggetto apatico
  • motivando la persona a impegnarsi in esercizio fisico, come una forma di stimolazione sia fisica che mentale.
  • introducendo nuove esperienze e proponendo nuove attività che possono stimolare interesse e coinvolgimento.

L’aiuto a una persona apatica richiede un approccio delicato: è necessario offrire sostegno senza essere invadenti e creare un ambiente che favorisca la crescita personale, senza aggiungere ulteriori pressioni e aspettative.

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Cos'è l'abulia e qual è la differenza con l'apatia

L’abulia è una condizione caratterizzata da una marcata difficoltà nel prendere decisioni e una perdita di motivazione nel compiere anche le azioni più semplici, come alzarsi dal letto o iniziare una conversazione. La persona abulica si sente incapace di agire, nonostante possa riconoscere l’importanza delle proprie azioni. L’abulia è comune in disturbi come la depressione e alcune patologie neurologiche.

L’apatia, invece, è uno stato in cui la persona sperimenta una mancanza generale di interesse e coinvolgimento emotivo verso ciò che la circonda. Non prova più piacere o interesse per attività che normalmente risultavano gratificanti o stimolanti. L’apatia è comune in condizioni come la depressione, il disturbo bipolare e la schizofrenia, oltre che in malattie neurodegenerative.

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Cos'è l'anedonia

L’anedonia è la condizione di perdita o riduzione significativa della capacità di provare piacere o interesse per attività che prima risultavano gratificanti, come socializzare, mangiare, fare esercizio fisico o coltivare hobby.

Le persone che sperimentano anedonia non riescono a provare soddisfazione o gioia, anche se oggettivamente riconoscono che l’attività potrebbe essere piacevole.

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Sentirsi vuoto

La sensazione di sentirsi vuoto è un’esperienza emotiva caratterizzata da una mancanza profonda di scopo, significato o soddisfazione nella vita.

Le persone che si sentono vuote descrivono spesso un senso di assenza interiore, come se qualcosa di fondamentale mancasse. Questa sensazione può manifestarsi come una profonda insoddisfazione o una sensazione di distacco dalle proprie emozioni e dalle relazioni, generando alienazione.

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La depressione

La depressione è un disturbo dell’umore caratterizzato da un sentimento persistente di tristezza, vuoto e perdita di interesse o piacere per le attività quotidiane.
Oltre a influenzare l’umore, la depressione può avere effetti significativi su pensieri, comportamento, energia, appetito e sonno, rendendo difficoltosa la gestione della vita quotidiana. La depressione non vuol dire “essere tristi”, ma è in realtà una condizione debilitante che richiede attenzione e supporto adeguati.

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Emozioni: cosa sono e a che servono

Le emozioni sono risposte psicofisiologiche complesse a eventi, pensieri o situazioni che hanno un impatto significativo su di noi. Ogni emozione combina elementi di esperienza soggettiva (ciò che sentiamo), cambiamenti fisiologici (come il battito cardiaco o il rilascio di ormoni) e reazioni comportamentali (come espressioni facciali o movimenti corporei).
Questi meccanismi sono innati e hanno una funzione adattiva, contribuendo a orientarci e a farci rispondere alle situazioni in modo appropriato.

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