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Pressione alta, da cosa è causata e come trattarla


Si parla di pressione alta quando vengono registrati consecutivamente, in giorni diversi e a entrambe le braccia, valori superiori a 140/90 mmHg

Una panoramica sulla pressione arteriosa (sistolica e diastolica)

Prima di entrare nel dettaglio sul tema della pressione alta, dei fattori che la causano e degli eventuali sintomi, può essere utile una panoramica sul concetto di pressione arteriosa, su come questa venga misurata e su quali siano i valori normali di una persona sana e senza alcuna patologia.

Si definisce sistolica (o massima) la pressione esercitata dal cuore nel momento in cui contraendosi pompa il sangue in tutto l’organismo attraverso le arterie. La pressione diastolica - o minima - è, invece, il valore che si misura quando il cuore si rilassa.

L’European Society of Cardiology ha individuato in una pressione sistolica compresa tra 120 e 129 mmHg e in una diastolica tra gli 80 e 84 mmHg i valori normali di una persona sana. 

Si può parlare di ipertensione, quindi, nel momento in cui vengono registrati, consecutivamente, in giorni diversi e a entrambe le braccia, valori massimi superiori ai 140 mmHg e minimi oltre i 90 mmHg.

Quali sono i sintomi della pressione alta?

La pressione alta, almeno sul breve termine, non comporta manifestazioni sintomatologiche evidenti, ma rappresenta una condizione che rischia di peggiorare e portare a situazioni più severe se non si prendono gli opportuni provvedimenti. 

E con questo si intende principalmente l’adozione di uno stile di vita sano ed equilibrato, che preveda un’alimentazione completa e una regolare attività fisica.

In caso contrario, la pressione alta può aumentare il rischio cardiovascolare, che comprende anche lo sviluppo di patologie e condizioni cliniche severe quali infarti, ictus o insufficienza renale.

Se la pressione alta è una condizione che si prolunga nel tempo, in ogni caso, possono comparire determinati sintomi quali mal di testa o epistassi, ossia perdita di sangue dal naso.

Il paziente con pressione alta può accusare anche una visione offuscata o doppia, affanno o, ancora, vertigini

Si tratta di manifestazioni in presenza delle quali è assolutamente opportuno rivolgersi al proprio medico curante.

Nel corso di una gravidanza, la pressione alta può aumentare il rischio di complicanze, per cui è opportuno monitorarla e tenerla costantemente sotto controllo.

Tra le complicanze possibili, infatti, c’è una sindrome nota come pre-eclampsia che, oltre alla pressione arteriosa alta, comporta edemi e una condizione di proteinuria, ossa presenza di proteine nelle urine, che può essere il segnale di un problema ai reni. 

A causa della pre-eclampsia, anche la placenta, ossia l’organo che porta sangue al feto, rischia di andare in sofferenza, con tutte le complicanze che da ciò possono derivare.

Quali sono le cause della pressione alta?

Tra le principali cause di pressione alta c’è indubbiamente l’adozione di stili di vita scorretti. La ricerca ha evidenziato, ad esempio, come le popolazioni che hanno una dieta eccessivamente ricca di sale, presentino valori più elevati della soglia fisiologica per quanto riguarda la pressione arteriosa. Lo stesso discorso vale per le persone sovrappeso o obese.

Uno stile di vita scorretto, che aumenta le probabilità di sviluppare ipertensione, include anche l’abitudine al fumo, il consumo di alcolici, una dieta ipercalorica ricca di colesterolo, grassi animali e, al contempo, povera di fibre

L’ipertensione, quindi, non è una condizione fisiologica all’avanzare dell’età. La pressione, infatti, può essere mantenuta entro i livelli di norma seguendo una dieta sana, praticando regolare attività fisica e monitorandola a cadenza regolare. 

Tra le cause della pressione alta, poi, ci può essere anche la familiarità con una condizione di questo tipo, ossia la presenza di parenti che ne soffrono. 

La pressione alta può essere anche una delle manifestazioni sintomatologiche di un’altra patologia o condizione clinica.

Ad esempio, possono avere valori superiori al normale i pazienti che soffrono di patologie renali o ormonali come la sindrome di Cushing, di malattie del tessuto connettivo (Les, Lupus eritematoso sistemico) o diabete.

La pressione alta secondaria, infine, può essere la conseguenza dell’assunzione di:

  • antinfiammatori
  • cortisone
  • cocaina
  • anfetamine o metanfetamine

Cosa bisogna fare quando si ha la pressione alta?

Come anticipato, il modo migliore per tenere sotto controllo la pressione ed evitare che degeneri in condizioni più severe è adottare stili di vita sani. 

Gli interventi e le strategie terapeutiche dipendono molto dal paziente, dalle sue caratteristiche e dalla gravità dell’ipertensione. 

Ad esempio, con valori della pressione arteriosa massimi superiori ai 180 mmHg e minimi oltre i 110 - condizione definita come ipertensione di terzo grado - è necessario avviare una terapia farmacologica. Questa va comunque sempre accompagnata da cambiamenti nello stile di vita, poiché da sola non è sufficiente a risolvere l’ipertensione.

La prescrizione di farmaci per la pressione alta dipende anche dalla presenza o meno nel paziente di fattori di rischio cardiovascolare. Ad esempio, in caso di assenza di familiarità con patologie cardiovascolari e un rischio cardiovascolare basso, è sufficiente adottare stili di vita sani per abbassare la pressione. 

In caso contrario o, comunque, in presenza di complicazioni di altro tipo, è necessario avviare una terapia farmacologica che, pure, è differente da persona a persona. 

Terapia farmacologica

Per trattare la pressione alta vengono prescritti, nella maggior parte dei casi, diuretici, betabloccanti, ACE-inibitori (ossia inibitori del sistema renina-angiotensina), ma anche farmaci calcio-antagonisti, antagonisti del recettore dell’angiotensina II e vasodilatatori ad azione diretta. 

Per vedere i primi risultati di una terapia a base di farmaci antipertensivi è necessario attendere un periodo di tempo compreso tra le due e le sei settimane.

Quando la pressione alta è preoccupante?

Ciò che dovrebbe preoccupare maggiormente della pressione alta sono le possibili complicanze a cui si rischia di andare incontro se tale condizione si dovesse prolungare nel tempo.

I pazienti ipertesi, infatti, hanno maggiori probabilità, rispetto alle persone con pressione normale, di essere colpiti da patologie cardiovascolari quali infarti o ictus o di danneggiare organi che soffrono particolarmente una condizione di ipertensione come cervello, reni, oltre naturalmente al cuore. 

Il rischio di sviluppare complicanze è evidentemente proporzionale alla severità dell’ipertensione. 

Quando la pressione è alta, il cuore è sottoposto ad uno sforzo superiore e può andare incontro ad una condizione di ipertrofia ventricolare sinistra, con un rischio aumentato di alterazioni aterosclerotiche che si manifestano generalmente con affaticamento, anche a fronte di sforzi poco impegnativi e difficoltà respiratorie. 

Un’altra delle complicanze possibili, conseguenza della pressione alta, potrebbe essere un ridotto apporto dell’ossigeno alle cellule, che a sua volta può favorire alterazioni funzionali agli organi. Ad esempio, in caso di ridotta ossigenazione del cervello, l’esito più grave è lo sviluppo della demenza

Tra gli organi che possono subire le conseguenze negative della pressione alta ci sono anche i reni. Le loro funzioni, su tutte la capacità di depurare l’organismo dai prodotti di scarto dei processi metabolici, possono essere alterate. 

I pazienti ipertesi hanno maggiori probabilità di accusare anche disturbi della vista.

La pressione alta diventa particolarmente pericolosa nel momento in cui si associa ad altre patologie, condizioni cliniche o stili di vita scorretti quali diabete, abitudine al fumo o colesterolo alto.