Che cos’è la visita ortottica?
La visita ortottica è un esame specialistico che valuta la motilità oculare e la visione binoculare nell’adulto. Nello specifico, vengono analizzati il coordinamento tra i due occhi e la loro capacità di lavorare insieme in modo sincronizzato. Durante la visita, infatti, l’ortottista esamina ogni singolo aspetto del movimento oculare per identificare eventuali anomalie funzionali.
L’esame ortottico rappresenta una valutazione complementare ma distinta rispetto alla tradizionale visita oculistica. Mentre quest’ultima si concentra principalmente sull’acuità visiva e sulla salute delle strutture oculari, la valutazione ortottica approfondisce gli aspetti motori e sensoriali della visione. È possibile quindi individuare deficit muscolari e sensoriali che potrebbero non essere rilevati durante un controllo oculistico standard.
Visita ortottica, a cosa serve?
La visita ortottica serve a diagnosticare e monitorare disturbi specifici che interessano la capacità visiva binoculare.
Si tratta di un esame necessario quando i due occhi non riescono a collaborare in modo funzionale. Tra i principali disturbi che possono essere rilevati c’è la diplopia, o visione doppia.
L’esame ortottico serve anche a valutare la presenza di strabismo nell’età adulta e a monitorare l’evoluzione di condizioni già diagnosticate come l’ambliopia, o occhio pigro. Nel corso della visita, l’ortottista analizza la coordinazione muscolare e verifica se esistono squilibri che potrebbero compromettere la qualità della visione.
Alcuni aspetti specifici del sistema visivo possono quindi essere valutati solo attraverso questo controllo specialistico.
Differenza tra visita ortottica e visita oculistica
La principale differenza tra questi due tipi di controllo risiede nell’approccio e negli obiettivi specifici.
La valutazione oculistica si concentra sull’analisi delle strutture anatomiche dell’occhio e sulla misurazione dell’acuità visiva. L’oculista esamina la retina, il cristallino, la cornea e altre componenti dell’apparato visivo per identificare patologie organiche.
La valutazione ortottica, invece, si focalizza esclusivamente sugli aspetti funzionali della visione binoculare. L’ortottista non si limita a verificare quanto bene vede ogni singolo occhio, ma analizza come gli occhi collaborano insieme.
Questo approccio permette di individuare disturbi della coordinazione oculare che potrebbero non essere evidenti durante una visita oculistica tradizionale. Entrambi gli esami sono complementari e spesso vengono prescritti insieme per ottenere un quadro completo della salute visiva del paziente adulto. La combinazione di questi controlli garantisce una valutazione più accurata e completa del sistema visivo.
Quando deve essere svolta?
La visita ortottica deve essere svolta quando si manifestano sintomi specifici che suggeriscono problemi di coordinazione oculare. I segnali più comuni includono episodi di visione doppia, affaticamento visivo durante la lettura o il lavoro al computer, e difficoltà nella valutazione delle distanze.
L’esame può essere raccomandato anche in presenza di cefalee frequenti, soprattutto se associate ad attività che richiedono concentrazione visiva prolungata.
Alcuni aspetti come la difficoltà nel passare la messa a fuoco da vicino a lontano possono essere indicativi della necessità di una valutazione ortottica. Nell’età adulta, la visita ortottica può essere prescritta anche come controllo preventivo per persone che svolgono professioni che richiedono un uso intensivo degli occhi. Inoltre, possono essere necessari controlli periodici per monitorare l’evoluzione di condizioni già diagnosticate.
Come si svolge una visita ortottica?
Durante la visita ortottica, l’ortottista svolge diverse valutazioni:
- misurazione dell'acuità visiva: valutazione della nitidezza e chiarezza della visione per ciascun occhio, utilizzando tavole ortometriche specifiche per determinare la capacità di distinguere dettagli a diverse distanze
- valutazione della motilità oculare: analisi dei movimenti oculari in tutte le direzioni per identificare eventuali limitazioni o asimmetrie nei muscoli extraoculari che controllano la posizione degli occhi
- controllo della stereopsi: verifica del senso della tridimensionalità, ovvero la capacità di percepire la profondità e le distanze attraverso la fusione delle immagini provenienti da entrambi gli occhi
- esame della convergenza: valutazione della capacità degli occhi di ruotare verso l'interno quando si osservano oggetti vicini, fondamentale per la visione da vicino.
- analisi dei movimenti di fusione: controllo dei meccanismi che permettono agli occhi di mantenere una visione unitaria e coordinata
- valutazione dell'accomodazione: una valutazione della capacità del cristallino di modificare la sua forma, così da mettere a fuoco oggetti a differenti distanze.
L’esame è completamente indolore e non richiede alcuna preparazione particolare da parte del paziente.