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L’epatite B, causata dal virus dell’epatite B, HBV, è una malattia infettiva acuta che determina l’infiammazione del fegato. Questo virus, dopo la forma A, rappresenta la seconda causa di epatite virale acuta.
Si tratta di una condizione che provoca infiammazione e, in alcuni casi, un danno significativo al fegato. Il virus HBV è, infatti, uno dei virus più infettivi al mondo e può portare a malattia cronica, cirrosi o carcinoma epatico nei casi più gravi.
Tuttavia, grazie alla vaccinazione, in Italia il numero di persone colpite da questa infezione è andato progressivamente diminuendo.
L’infezione può essere:
Una volta avvenuto il contagio, il virus può comunque avere una incubazione compresa tra i 45 e i 180 giorni, con una media effettiva di 2/3 mesi. La persona infetta presenta determinati sintomi in due periodi distinti:
In assenza di cure, l’infezione cronica può determinare nei pazienti un maggiore rischio di contrarre cirrosi epatica e epatocarcinoma.
Il virus dell’epatite B che si trasmette principalmente tramite fluidi corporei infetti. I principali modi di trasmissione sono:
Il virus dell’epatite B non può diffondersi per mezzo di contatti più superficiali, come ad esempio colpi di tosse, starnuti o strette di mano.
Importante però ricordare che un soggetto infetto è veicolo di contagio anche se asintomatico.
Una volta che si è stati contagiati dall’HBV, e il sistema immunitario è stato in grado di sconfiggere il virus, determinando una guarigione spontanea, si rimane immuni per tutta la vita.
Il vaccino contro l’epatite B è estremamente efficace e offre una protezione superiore al 95% contro l’infezione. Le persone completamente vaccinate hanno un rischio molto basso di contrarre l'epatite B. La risposta immunitaria al vaccino potrebbe non garantire una protezione completa, se mancano dosi raccomandate o in presenza di patologie che indeboliscono il sistema immunitario.
Le analisi per diagnosticare l’infezione dovuta al virus HBV possono essere prescritte per screening o quando il paziente manifesta i sintomi sopra descritti. Più precisamente:
L’esame si svolge di prima mattina, a digiuno, e non prevede alcun tipo di preparazione.
Se ci si è vaccinati di recente, è consigliabile eseguire il test per l’epatite B almeno un mese dopo la vaccinazione contro l’HBV. Questo perché subito dopo l’inoculazione potrebbero verificarsi falsi positivi.
Con il campione di sangue venoso si può rilevare la presenza del marcatore dell’infezione, HBsAG, chiamato anche antigene Australia.
I risultati del test permettono di determinare se i segni e i sintomi del paziente siano attribuibili a un’infezione da HBV. Inoltre, il test è fondamentale per monitorare l’andamento di un’infezione cronica da HBV e per stabilire, quando necessario, il trattamento farmacologico più appropriato.
Per determinare l’infezione, l'esame può essere svolto dopo 1 o massimo 6 settimane dall’esordio dei sintomi. In caso di guarigione, il paziente ha risultati negativi dopo 4, massimo 6 mesi.
Accanto al test per l’epatite B, è possibile che siano prescritti altri esami routinari come ALT (alanina aminotransferasi) e AST (aspartato aminotransferasi). Risultano di estrema importanza ai fini diagnostici, nei casi in cui mancassero sintomi chiari e univoci.
Gli adulti sani sotto i 40 anni hanno una buona probabilità di superare l’infezione acuta, spesso guarendo completamente senza necessità di trattamenti specifici. Una possibile terapia consiste nell’iniezione di immunoglobuline specifiche contro l’epatite B (HBIG), insieme ad un ciclo di vaccinazione contro l'epatite B.
In caso di epatite B cronica, i trattamenti possono includere farmaci antivirali per ridurre l’attività del virus, limitare il danno epatico e prevenire la progressione della malattia. La scelta della terapia è personalizzata, in base a diverse caratteristiche come il livello di virus nel sangue e il grado di danno.
Negli ultimi anni, la terapia antivirale per l’epatite B cronica ha fatto grandi progressi, garantendo un controllo efficace del virus. Tuttavia, non elimina completamente l’infezione, poiché il virus può restare latente. Monitoraggi regolari e trattamenti prolungati restano fondamentali per una gestione ottimale.
Le persone che sono guarite dall’epatite B, ovvero hanno sviluppato immunità dopo l’infezione, non sono più contagiose. La guarigione è confermata dalla scomparsa del virus nel sangue e dalla presenza di anticorpi protettivi. Tuttavia, come accennato, il virus può comunque rimanere in forma latente e potenzialmente riattivarsi.