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La resilienza

A cura di
Luca
Baffigi
Georgia
Accattato

Per gli esseri umani la resilienza è la capacità di resistere a eventi negativi e stress con flessibilità e capacità di adattamento

CHE COS'È LA RESILIENZA?


In ingegneria la resilienza è la proprietà che permette a un materiale di assorbire un urto senza rompersi. Indica quindi la resistenza agli urti non in termini di durezza, ma in termini di flessibilità.

Per l'essere umano la resilienza è la capacità di resistere a eventi negativi e stress. Le persone dotate di maggiore resilienza riescono ad affrontare più efficacemente gli eventi traumatici e destabilizzanti attraverso una visione costruttiva e non solamente distruttiva delle situazioni difficili. Alcuni ci riescono più facilmente, altri hanno bisogno di un aiuto esterno. 

A CHE COSA SERVE LA RESILIENZA?

La resilienza ci aiuta ad affrontare eventi traumatici senza soccombere allo stress. Non è tanto l'evento traumatico in sé, quanto il modo in cui lo percepiamo e affrontiamo, che fa sì che esso sia causa di stress o meno: lo stesso trauma può avere effetti molto diversi su due persone con capacità di resilienza diverse.

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DELLA RESILIENZA?

 

  • Pazienza: questa qualità permette di ricominciare da capo ogni volta, senza scoraggiarsi: ogni cosa ha un suo tempo di maturazione, che va accettato e non può essere accelerato.
  • Ottimismo: un atteggiamento ottimista permette di investire le nostre energie in modo più efficace. Al contrario, un atteggiamento pessimista ci porta a investire in preoccupazioni molte energie che potrebbero invece essere utilizzate in modo produttivo.
  • Coraggio: avere paura è normale. Il coraggio non è l'assenza di paura, ma la capacità di affrontare ciò che ci fa paura: insomma, non avere paura della paura.
  • Capacità di accettare la difficoltà: accettare i cambiamenti traumatici non significa sottomettersi al dolore e rinunciare ad un miglioramento nella propria qualità di vita. Significa invece vivere le esperienze senza atteggiamenti di avversione. Spesso infatti tendiamo ad approcciarci alle esperienze difficili con avversione, con il desiderio che l'esperienza termini al più presto. Ma in questo modo aggiungiamo alla sofferenza iniziale una quota di sofferenza aggiuntiva, altrimenti evitabile.
  • Competenze sociali: allenare qualità come estroversione, empatia e ascolto. Queste qualità sono migliorabili con la pratica.
  • Consapevolezza: la consapevolezza è la capacità di rivolgersi all'esperienza interna ed esterna in modo chiaro, pacifico e morbido. La consapevolezza ci permette di toccare con mano chi siamo, dove siamo e dove stiamo andando. In questo modo ci permette di aprirci alla creatività, alla possibilità di considerare nuovi punti di vista.

COME SI COLTIVA LA RESILIENZA?

La resilienza è una qualità che si modifica nel tempo, influenzata dalla propria personalità, dalle relazioni che si hanno, dalle esperienze che si fanno, dagli eventi che si vivono. Anche i geni e le esperienze precoci hanno un ruolo nella costruzione della propria resilienza. La resilienza può essere allenata attraverso l'ascolto del proprio linguaggio interiore e delle proprie emozioni, attraverso la riflessione su di sé e sul proprio futuro, la meditazione. Per aumentare la propria capacità di resilienza servono spazio e tempo: uno spazio solo per se stessi e del tempo per imparare a conoscersi, per esplorare il proprio mondo interno. Anche la psicoterapia e il counseling favoriscono un aumento della propria resilienza.

 

Così racconta la resilienza Sharon Salzberg, scrittrice e insegnante di meditazione buddista, ne L'arte rivoluzionaria della gioia, 1995.

“Immaginiamo di prendere un piccolissimo bicchiere d'acqua e di metterci dentro un cucchiaino di sale: a causa delle ridotte dimensioni del contenitore, il cucchiaino di sale avrà un grande effetto sull'acqua; tuttavia se passiamo a una distesa d'acqua più grande, per esempio un lago, e vi poniamo dentro il cucchiaino di sale, questo non avrà un effetto della stessa intensità, a causa della grandezza e della vastità del recipiente che lo contiene. Anche se il sale rimane lo stesso, la spaziosità del contenitore cambia ogni cosa. Passiamo gran parte della nostra vita a cercare un senso di sicurezza o protezione, tentando di cambiare la quantità di sale che ci tocca in sorte. Ironicamente, il sale è proprio la cosa su cui non possiamo agire, poiché la vita cambia e ci offre ripetuti alti e bassi. Il nostro vero lavoro è creare un contenitore così immenso che ogni aggiunta di sale, per quanto gigantesca, può entrarvi senza influire sulla sua capacità di riceverlo. Nessuna situazione, anche la più estrema, potrà allora comandare una particolare reazione.”