Lo stress da lavoro è una condizione sempre più diffusa che può avere un impatto significativo sulla salute fisica e mentale. Ritmi frenetici, pressioni costanti e un ambiente poco favorevole possono trasformare il luogo di lavoro in una fonte continua di malessere.
Quando questa condizione diventa cronica, il rischio di sviluppare ansia, insonnia, sintomi psicosomatici come mal di schiena e altre problematiche aumenta considerevolmente. Come gestire lo stress lavorativo? In questo contesto una visita con uno psicologo può offrire un aiuto concreto. Ne parliamo con la psicoterapeuta Sabrina Ruggeri del Santagostino.


Cos’è lo stress da lavoro?
Lo stress da lavoro è una condizione psicofisica che si verifica quando le richieste e le pressioni dell’ambiente professionale superano le capacità di gestione del lavoratore. Questo stato può derivare da diversi fattori, come carichi di lavoro eccessivi, scadenze serrate, un ambiente poco collaborativo o l’assenza di riconoscimento per il proprio impegno.
Dal punto di vista psicologico, lo stress lavorativo può essere classificato come una forma di distress, ovvero uno stress negativo che compromette il benessere psicologico della persona. Se trascurato, può evolvere in una forma di stress cronica.
Quando si parla di professioni legate alla relazione di aiuto, si fa riferimento anche alla sindrome da burnout, una condizione caratterizzata da esaurimento fisico e mentale, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale.
A livello fisiologico, il corpo risponde allo stress con un aumento della produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, che in piccole dosi aiuta a gestire situazioni difficili, ma che, se prodotto in eccesso per periodi prolungati, può avere conseguenze negative.
Non tutti i lavori generano lo stesso livello di stress: professioni con un alto grado di responsabilità, turni irregolari o ambienti altamente competitivi sono particolarmente a rischio. Tuttavia, anche mansioni ripetitive o scarsamente gratificanti possono contribuire a un accumulo di tensione cronica.
Come dimostrare lo stress correlato da lavoro?
Riconoscere e dimostrare lo stress correlato al lavoro è fondamentale per ottenere il supporto necessario, sia dal punto di vista medico che legale. I sintomi si manifestano su tre livelli: fisico, psicologico e comportamentale.
Sul piano fisico, lo stress cronico può provocare cefalea, tensioni muscolari, disturbi gastrointestinali e alterazioni del battito cardiaco. Alcune persone sperimentano un costante senso di affaticamento, difficoltà nella digestione o un abbassamento delle difese immunitarie, rendendole più vulnerabili a infezioni e malattie.
Dal punto di vista psicologico, i segnali più comuni includono:
- ansia
- irritabilità
- difficoltà di concentrazione
- perdita di motivazione
- senso di oppressione
Nei casi più gravi, possono emergere sintomi depressivi, attacchi di panico o una costante sensazione di inadeguatezza. Il lavoratore può iniziare a sentirsi sopraffatto dalle responsabilità, con la percezione di non essere più in grado di gestire il proprio ruolo in maniera efficace.
A livello comportamentale, lo stress da lavoro può tradursi in difficoltà nelle relazioni interpersonali, sia sul posto di lavoro che nella vita privata. Alcune persone diventano più impulsive o irascibili, mentre altre tendono a chiudersi in se stesse, riducendo le interazioni sociali. Spesso, lo stress porta a un calo della produttività, a un aumento degli errori o a una procrastinazione continua.
Inoltre, possono comparire abitudini nocive, come l’abuso di caffeina, alcol o farmaci per far fronte all’ansia e alla tensione.
Chi diagnostica lo stress da lavoro?
La diagnosi dello stress da lavoro richiede un approccio multidisciplinare, che coinvolge diversi professionisti della salute. Il primo punto di riferimento è solitamente il medico di base, e in contesti aziendali la visita con il medico competente, che può valutare i sintomi iniziali e indirizzare il paziente verso uno specialista, come uno psicoterapeuta o uno psichiatra.
Lo psicologo/psicoterapeuta è una figura chiave nella diagnosi e nella gestione dello stress lavorativo. Attraverso colloqui clinici e test psicodiagnostici, può valutare il livello di stress, identificare i fattori scatenanti e proporre strategie per affrontarlo.
In alcuni casi può essere utile il supporto di uno psichiatra, soprattutto se il paziente manifesta sintomi più gravi, come depressione o ansia generalizzata, che potrebbero richiedere un trattamento farmacologico.
Nei contesti lavorativi, il medico del lavoro gioca un ruolo importante, soprattutto quando lo stress è causato da condizioni aziendali poco salutari: può intervenire per valutare i rischi psicosociali, suggerire misure preventive e, se necessario, attestare l’idoneità del lavoratore a svolgere determinate mansioni.
Infine, nei casi in cui lo stress lavorativo abbia conseguenze legali, un consulente del lavoro o un avvocato specializzato in diritto del lavoro può essere di supporto per far valere i propri diritti, richiedere eventuali risarcimenti o modificare le condizioni contrattuali.
Come combattere lo stress da lavoro?
Non esiste una soluzione universale per affrontare questo tipo di stress, ma adottare alcune strategie di coping può aiutare a ridurre la tensione e migliorare il benessere psicofisico.
Uno dei primi passi è imparare a riconoscere i segnali dello stress e intervenire prima che diventi cronico.
La meditazione, la mindfulness e la respirazione diaframmatica possono essere strumenti preziosi per ridurre l’ansia e migliorare la concentrazione. Anche l’attività fisica regolare svolge un ruolo fondamentale: sport come yoga, nuoto o camminate all’aria aperta aiutano a scaricare la tensione e favoriscono la produzione di endorfine, i cosiddetti “ormoni della felicità”.
L’organizzazione del tempo è un altro elemento chiave: pianificare le attività, stabilire priorità e imparare a delegare sono strategie utili per evitare il sovraccarico lavorativo. Spesso le persone più stressate sono quelle che tendono a prendersi troppi compiti senza concedersi pause adeguate. Fare brevi interruzioni durante la giornata lavorativa aiuta a mantenere alta la produttività e a prevenire il burnout.
Quando lo stress è legato a un ambiente tossico, è importante prendersi cura di sé e valutare diverse possibilità. Queste includono un cambio di mansione, la segnalazione dei problemi a chi di competenza o, in situazioni più difficili, la ricerca di un nuovo percorso professionale.
Infine, è utile adottare abitudini sane anche fuori dall’orario di lavoro: un’alimentazione equilibrata, un sonno regolare e momenti di relax dedicati a hobby e passioni personali contribuiscono a mantenere una buona qualità della vita e a rafforzare la capacità di gestire lo stress.


Come può aiutare la psicoterapia?
Quando lo stress lavorativo diventa persistente e influisce sulla vita quotidiana, rivolgersi a un professionista e prenotare una visita psicologica per stress da lavoro possono fare la differenza. La psicoterapia rappresenta un percorso efficace per comprenderne le cause, sviluppare strategie di gestione e migliorare il proprio equilibrio emotivo.
Una delle terapie più utilizzate è la terapia cognitivo-comportamentale (TCC), che aiuta il paziente a riconoscere e modificare i pensieri negativi che alimentano lo stress, favorendo una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e reazioni. Ad esempio, molte persone sotto pressione sviluppano un dialogo interiore critico e giudicante, che aumenta il senso di inadeguatezza. Attraverso la TCC, è possibile imparare a sostituire questi schemi mentali con pensieri più realistici e funzionali.
Anche la terapia basata sulla mindfulness sta guadagnando sempre più riconoscimento per il trattamento dello stress da lavoro: questo approccio aiuta a vivere il momento presente, riducendo l’impatto di pensieri ossessivi legati alle pressioni lavorative.
Per alcune persone, la psicoterapia psicodinamica può essere utile per esplorare le radici più profonde dello stress, comprese le dinamiche relazionali e i conflitti interiori che possono influenzare la percezione del lavoro. Ad esempio, chi ha una forte tendenza al perfezionismo potrebbe trarre beneficio dall’analisi delle proprie aspettative e dei modelli di comportamento acquisiti nel tempo.
Oltre alle sedute individuali, anche la terapia di gruppo può essere un’opzione valida. Condividere esperienze con altre persone che affrontano difficoltà simili aiuta a sentirsi meno soli e offre nuovi spunti per gestire stress e frustrazioni.
La psicoterapia offre quindi strumenti concreti per affrontare lo stress lavorativo. Il primo passo è riconoscere il proprio bisogno di aiuto e rivolgersi a un professionista in grado di offrire un percorso personalizzato.
(12 Giugno 2025)