Dimenticare le cose. Ad esempio il proprio numero di telefono, nomi consueti, appuntamenti recenti o prenotazioni appena fatte o, ancora, importanti ricordi del passato.
Vivere temporanee difficoltà di memoria può essere un accadimento della vita quotidiana senza particolare importanza. Nella maggior parte dei casi dovuto ad una momentanea stanchezza o ad un periodo di stress.
Altre volte può essere un campanello d’allarme per la nostra capacità di memoria. O un segnale che le nostre funzioni cognitive sono minacciate da una patologia.


Dimenticare le cose, un fenomeno da approfondire
Dimenticare fa parte della nostra vita quotidiana: chi non ha mai scordato il telefono in un posto e poi faticato a ricordare dove? O dimenticarsi il nome di un collega appena conosciuto? Accade persino con eventi significativi: può capitare di non ricordare dettagli di un giorno speciale o di avere ricordi sfocati dell’infanzia.
Dimenticare spesso provoca piccoli inconvenienti, ad esempio tornare dal supermercato senza l’articolo per cui eravamo usciti, e talvolta può lasciarci perplessi o preoccupati.
Eppure questo fenomeno apparentemente banale ha radici profonde nel funzionamento della memoria e della mente. Psicologi e neuroscienziati da tempo studiano perché dimentichiamo le cose, rivelando che dietro le situazioni più comuni di smemoratezza possono nascondersi meccanismi complessi. Dalle distrazioni quotidiane fino ai vuoti di memoria più enigmatici, vale la pena approfondire il fenomeno del dimenticare per capire meglio noi stessi.
Cosa significa quando non ti ricordi le cose?
Domandarsi “cosa significa quando non ti ricordi le cose?” chiede che siano esplorate le cause psicologiche che stanno dietro al dimenticare. In primo luogo, dimenticare a volte è adattivo: la nostra mente deve filtrare migliaia di informazioni ogni giorno, conservando solo quelle importanti.
La memoria a breve termine ha capacità limitata, quindi per fare spazio a nuovi ricordi il cervello deve lasciar andare quelli meno utili.
In altre parole, talvolta dimentichiamo per ricordare meglio. Studi neuroscientifici suggeriscono infatti che il dimenticare non sia affatto un “bug” della mente, ma un meccanismo funzionale. Rinunciare a ricordi irrilevanti può rendere il comportamento più flessibile e migliorare le decisioni.
Il semplice atto di ricordare un’informazione può inoltre indebolire ricordi concorrenti, contribuendo a farli svanire, come la ricerca suggerisce.
Oltre agli aspetti cognitivi, esistono motivazioni emotive. Sigmund Freud sosteneva che molte dimenticanze siano tutt’altro che casuali. Rimozione, nello specifico: un meccanismo difensivo inconscio che permette a emozioni e ricordi troppo intensi di essere estromessi dalla coscienza. In pratica, può accadere di dimenticare per proteggerci da ciò che ci turba.
In modo analogo anche il nostro cervello può mettere in atto meccanismi di evitamento: tendiamo a “scordare” ciò che provoca ansia o stress. Emozioni intense come l’ansia o la tristezza possono interferire con la concentrazione e la registrazione dei ricordi, facendoci apparire smemorati.
Quando non ci ricordiamo le cose, il significato può quindi variare. Può essere il risultato normale di un cervello che seleziona le informazioni. O può rivelare un conflitto interiore o uno stato emotivo che merita attenzione.
Quando preoccuparsi se si dimenticano le cose?
Per quanto sia normale ogni tanto scordare qualcosa, ci sono situazioni in cui la dimenticanza potrebbe indicare un problema più serio. Riconoscere precocemente i campanelli d’allarme dei disturbi di memoria è fondamentale per intervenire tempestivamente e migliorare la qualità della vita. Ecco i principali segnali a cui prestare attenzione, secondo esperti e fonti affidabili:
I campanelli d’allarme dei disturbi di memoria sono:
- dimenticanze frequenti: dimenticare informazioni apprese di recente, come appuntamenti o conversazioni, e ripetere le stesse domande più volte
- difficoltà nel pianificare o risolvere problemi: trovare complicato seguire una ricetta familiare o gestire le finanze domestiche
- problemi nel completare attività quotidiane: avere difficoltà a svolgere compiti abituali, come guidare verso un luogo noto o ricordare le regole di un gioco familiare
- disorientamento temporale e spaziale: perdersi in luoghi familiari o non ricordare la data corrente.
- difficoltà nel linguaggio: faticare a trovare le parole giuste, interrompere una conversazione senza sapere come proseguire o chiamare gli oggetti con nomi generici.
- cambiamenti nell’umore o nella personalità: diventare confusi, sospettosi, depressi o ansiosi senza motivo apparente.
Se si presentano questi sintomi, è opportuno rivolgersi a uno specialista. Episodi simili potrebbero segnalare condizioni mediche, l’inizio di una delle forme di demenza, o disturbi psicologici che meritano approfondimento.
A cosa sono dovuti i vuoti di memoria?
I vuoti di memoria sono quei momenti in cui all’improvviso non riusciamo a ricordare qualcosa, per pochi istanti oppure per periodi più lunghi. Le cause possono essere diverse e spesso hanno a che fare con meccanismi psicologici. La dissociazione, ad esempio, avviene quando un trauma o uno stress estremo fa scattare un “blackout” dei ricordi come difesa.
L’amnesia dissociativa, stando al DSM-5, consiste in un’incapacità di ricordare informazioni autobiografiche importanti, legate a esperienze traumatiche o particolarmente stressanti.
Anche una forte attivazione emotiva, stress acuto, ansia elevata, può provocare vuoti temporanei. Durante un esame o sotto shock improvviso ci si può bloccare e non ricordare, per alcuni secondi, ciò che si stava facendo o dicendo. In estrema sintesi, un vuoto di memoria può spesso essere segnale di overload, o di un blocco della memoria determinato da traumi oppure stress intensi.
Quale malattia ti fa dimenticare le cose?
I disturbi di memoria possono essere suddivisi in due grandi categorie: amnesie e disturbi mnestici minori. Le amnesie rappresentano una perdita significativa di informazioni, come nel caso dell’amnesia anterograda (incapacità di formare nuovi ricordi) o retrograda (perdita di ricordi già acquisiti). I disturbi mnestici minori, invece, si manifestano con dimenticanze quotidiane, come non ricordare dove si sono lasciate le chiavi o dimenticare appuntamenti.
Le cause possono essere molteplici: patologie neurologiche (come l’Alzheimer o altre demenze), traumi cranici, stress emotivo, depressione o semplicemente l’invecchiamento fisiologico. Anche fattori temporanei come la stanchezza, l’ansia o l’abuso di sostanze possono alterare le capacità mnestiche.
In conclusione, i disturbi di memoria sono fenomeni complessi che richiedono una comprensione accurata delle cause e dei sintomi. Affidarsi a un neuropsicologo permette di ottenere una diagnosi precisa e di impostare un percorso terapeutico mirato.


L’importanza di affrontare la propria memoria
La terapia può essere di grande aiuto per affrontare i problemi di memoria. Un percorso psicologico mirato aiuta a comprendere le radici delle proprie dimenticanze e a gestirle in modo efficace. Con un approccio psicodinamico si possono portare alla luce ricordi rimossi e conflitti inconsci che alimentano i vuoti di memoria: dare voce a questi contenuti nascosti riduce il bisogno della mente di “dimenticare” per proteggersi.
Con una terapia cognitivo-comportamentale, invece, si imparano strategie pratiche per migliorare l’attenzione, l’organizzazione e la capacità di ricordare nella vita quotidiana, oltre a gestire lo stress e l’ansia che possono aggravare la smemoratezza.
Dal punto di vista clinico, il neuropsicologo utilizza strumenti specifici – come test di memoria, interviste e osservazioni – per valutare la natura e l’entità del disturbo. Questa valutazione è fondamentale per differenziare, ad esempio, tra un normale declino cognitivo legato all’età e una patologia neurodegenerativa.
Intervenire precocemente è essenziale: programmi di stimolazione cognitiva, terapie farmacologiche, cambiamenti nello stile di vita e strategie compensative possono aiutare a rallentare il declino o a migliorare la qualità della vita delle persone colpite.
Combinare introspezione e tecniche cognitive è il modo migliore per rafforzare la memoria. Si esplora il proprio mondo interiore allenando il cervello, e si è in grado di ritrovare fiducia nelle proprie capacità mentali e vivere con maggiore serenità. O affrontare in modo efficace eventuali condizioni diagnosticate.
(10 Giugno 2025)