Cerca nel sito
Chiudi

Listeriosi: cos’è e come curarla


La listeriosi è un’infezione batterica causata dalla Listeria monocytogenes, che può comportare sintomi simil-influenzali o anche complicanze gravi in persone immunocompromesse

Cos’è la listeriosi?

La listeriosi è un’infezione causata dal batterio Listeria monocytogenes, che si trova solitamente nell’acqua e nel terreno, motivo per il quale può contaminare in molti casi cibi come le verdure o gli ortaggi. Il batterio può essere trasmesso anche all’uomo e agli animali i quali, nonostante vengano contagiati, possono anche non manifestare alcun sintomo dell’infezione.

La listeriosi, secondo quanto riporta l’Istituto superiore di sanità, è una delle patologie provocate dagli alimenti meno frequenti, soprattutto confrontandola con la salmonellosi, ad esempio. Tuttavia, fa registrare tra i più alti tassi di mortalità e ospedalizzazione all’interno del gruppo delle zoonosi, ossia l’insieme delle infezioni che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo.

Cosa provoca la listeriosi?

Come accennato, il batterio che provoca la listeriosi è particolarmente diffuso nell’ambiente. Può essere trasmesso sia agli animali sia agli uomini attraverso le feci e manifestarsi anche in forma asintomatica. Il contagio può avvenire anche tramite il consumo di alimenti contaminati. I cibi possono essere contaminati in qualsiasi momento della catena di produzione e trattamento.

La Listeria monocytogenes, però, è sensibile al calore, per cui risultano maggiormente a rischio di contaminazione gli alimenti crudi (carni crude, pesce crudo o verdura cruda) o quelli che vengono contaminati durante affettamento, porzionatura e confezionamento dopo essere stati trattati (ad esempio dopo la pastorizzazione, l’affumicatura o la cottura).

Questo batterio, inoltre, è in grado di moltiplicarsi anche a temperature basse, intorno ai 4 gradi. Ciò fa sì che risultino più a rischio tutti quei cibi che sono pronti al consumo, senza necessità di essere cotti o riscaldati. Il batterio, infatti, potrebbe proliferare durante la conservazione in frigo fino a raggiungere livelli pericolosi per la salute.

Oltre al calore, anche alcune caratteristiche fisiche e chimiche dei cibi possono ostacolare la moltiplicazione del batterio della listeria, come ad esempio la secchezza o l’acidità. In questo senso, risultano meno a rischio gli alimenti stagionati (salumi e formaggi) rispetto ai formaggi freschi, che invece sono più umidi e favoriscono la proliferazione del batterio.

Come capire se si ha la listeriosi: sintomi

La listeriosi, nella maggior parte dei casi, si sviluppa in forma lieve. La sintomatologia è molto simile a quella di un’influenza - malessere generale e dolori muscolari - e si risolve senza la necessità di effettuare particolari trattamenti nel giro di pochi giorni.

Nei pazienti che, invece, hanno un sistema immunitario compromesso - come accade ad esempio nelle persone immunodepresse, affette da Hiv o negli anziani - l’infezione può comportare conseguenze più severe. Ciò accade perché, dall’intestino, si diffonde in altre aree dell’organismo causando complicanze gravi. Si parla, in questi casi, di listeriosi invasiva.

Le possibili conseguenze di questa forma di infezione sono:

L’infezione può colpire anche le donne in gravidanza, ma è pericolosa soprattutto per il feto, che può essere contagiato attraverso la placenta e andare incontro a gravi complicanze quali parto prematuro, aborto o morte fetale. I rischi riguardano anche il primo mese di vita del neonato, a rischio di contrarre meningite, meningoencefalite o di sviluppare una setticemia.

La listeriosi in gravidanza

Come detto, l’infezione da Listeria monocytogenes può colpire le donne nel corso di una gravidanza e il feto. La diagnosi può avvenire effettuando gli esami del sangue o tramite l’analisi e il trattamento di un campione prelevato dal liquido amniotico, che viene messo in coltura e può dar luogo allo sviluppo del batterio. 

Il ginecologo è sempre lo specialista di riferimento nel caso in cui si abbia il sospetto di aver contratto l’infezione. Il tempo di incubazione è molto variabile e può andare da 72 ore a diverse settimane. 

Fondamentale risulta la prevenzione che passa da una serie di buoni comportamenti da seguire durante la gestazione, in particolare, evidentemente, per ciò che riguarda l’alimentazione. Bisogna assolutamente evitare cibi crudi, non pastorizzati (latte non pastorizzato), affumicati o formaggi freschi e a pasta morbida. 

Non è raccomandabile consumare alimenti che non siano stati controllati durante preparazione e conservazione: cibi precotti, preconfezionati, conservati a lungo in frigo (il batterio della listeriosi si moltiplica a basse temperature), verdure non lavate e frutta con la buccia.

Come si cura la listeriosi?

Essendo provocata da un batterio, la listeriosi può essere trattata con terapia antibiotica.

Questo patogeno è particolarmente sensibile all’Ampicillina. Si tratta di un antibiotico quasi sempre risolutivo, che non costituisce un pericolo né per il feto né per il neonato. Per questa ragione, può essere assunto, previa prescrizione del medico, durante la gravidanza. Le terapie combinate, invece, che prevedono l’utilizzo di altri farmaci in abbinamento all’Ampicillina, devono essere attentamente valutate dal ginecologo. Tali farmaci possono essere assunti solo se lo specialista lo ritiene necessario e l’infezione è grave.