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Pubblicato inPrincipi attivi e farmaci

Rasagilina Tartrato: benefici, dosaggi ed effetti collaterali

A cosa serve, meccanismo d’azione e dosaggi del rasagilina tartrato. Una guida completa sull’inibitore MAO-B per il morbo di Parkinson

rasagilina tartrato

La rasagilina tartrato è un farmaco inibitore selettivo delle monoaminossidasi di tipo B (MAO-B) utilizzato nel trattamento del morbo di Parkinson.

Questo principio attivo rappresenta una delle opzioni terapeutiche più moderne per la gestione di questa malattia neurodegenerativa, offrendo benefici sia sintomatici che potenzialmente neuroprotettivi.

Caratteristiche farmacologiche della rasagilina

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La rasagilina tartrato è un derivato dell’aminoindan che agisce come inibitore irreversibile e selettivo delle monoaminossidasi di tipo B. La sua struttura chimica è stata progettata per massimizzare la selettività verso le MAO-B, riducendo significativamente il rischio di interazioni con alimenti ricchi di tiramina.

Il farmaco presenta una biodisponibilità orale di circa il 36%, con un picco plasmatico raggiunto entro 30-60 minuti dall’assunzione. L’emivita di eliminazione è di circa 1,3 ore, ma l’effetto farmacologico persiste molto più a lungo a causa dell’inibizione irreversibile dell’enzima.

La rasagilina viene metabolizzata principalmente dal fegato attraverso il sistema del citocromo P450, in particolare l’enzima CYP1A2. Questo aspetto è importante per valutare potenziali interazioni farmacologiche con altri medicinali metabolizzati dallo stesso sistema enzimatico.

Meccanismo d’azione nel Parkinson

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Il meccanismo d’azione della rasagilina si basa sull’inibizione selettiva delle monoaminossidasi di tipo B, enzimi responsabili della degradazione della dopamina nel cervello. Nel morbo di Parkinson, la perdita progressiva di neuroni dopaminergici nella substantia nigra porta a una riduzione dei livelli di dopamina.

Bloccando le MAO-B, la rasagilina previene la degradazione della dopamina rimanente, aumentandone la disponibilità nelle sinapsi e migliorando la trasmissione dopaminergica. Questo effetto può alleviare i sintomi motori caratteristici del Parkinson come tremori, rigidità e bradicinesia.

Oltre all’effetto sintomatico, studi preclinici suggeriscono che la rasagilina possa avere proprietà neuroprotettive, potenzialmente rallentando la progressione della malattia attraverso meccanismi che includono la riduzione dello stress ossidativo e l’inibizione dell’apoptosi neuronale.

Indicazioni terapeutiche principali

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La rasagilina tartrato è indicata per il trattamento del morbo di Parkinson in monoterapia nelle fasi iniziali della malattia, quando i sintomi sono ancora lievi e non richiedono l’uso di levodopa. In questa fase, può fornire un controllo sintomatico efficace ritardando la necessità di terapie più complesse.

Il farmaco è anche approvato come terapia aggiuntiva in combinazione con levodopa nei pazienti con malattia di Parkinson avanzata che presentano fluttuazioni motorie. In questo contesto, la rasagilina può ridurre i periodi “off” e migliorare la qualità di vita.

Alcuni studi hanno investigato l’uso della rasagilina in altre condizioni neurodegenerative, sebbene queste applicazioni rimangano sperimentali e non siano ancora approvate dalle autorità regolatorie.

Dosaggi e modalità di somministrazione

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Il dosaggio standard della rasagilina tartrato è di 1 mg una volta al giorno, assunto preferibilmente al mattino. Questa posologia è valida sia per la monoterapia che per la terapia di combinazione con levodopa.

Il farmaco può essere assunto con o senza cibo, poiché l’alimentazione non influenza significativamente l’assorbimento. È importante mantenere un orario costante di somministrazione per ottimizzare gli effetti terapeutici.

Non è generalmente necessaria una titolazione graduale del dosaggio, a differenza di molti altri farmaci antiparkinsoniani. Tuttavia, nei pazienti con compromissione epatica lieve, il dosaggio deve essere ridotto a 0,5 mg al giorno.

Efficacia nel controllo dei sintomi

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Gli studi clinici hanno dimostrato che la rasagilina è efficace nel migliorare i sintomi motori del Parkinson, con benefici osservabili entro le prime settimane di trattamento. Il miglioramento è generalmente valutato utilizzando scale standardizzate come la Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS).

Nei pazienti in monoterapia, la rasagilina può migliorare significativamente la funzione motoria e ritardare la necessità di iniziare la terapia con levodopa. Questo ritardo può essere clinicamente importante per preservare la qualità di vita del paziente.

Quando utilizzata in combinazione con levodopa, la rasagilina può ridurre il tempo giornaliero trascorso in fase “off” di circa 0,5-1 ora, un miglioramento clinicamente significativo per molti pazienti con fluttuazioni motorie.

Effetti collaterali comuni

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Gli effetti collaterali della rasagilina sono generalmente lievi e ben tollerati. I più comuni includono cefalea, che si verifica in circa il 14% dei pazienti, e sintomi gastrointestinali come nausea e dolore addominale.

Le vertigini e l’artralgia sono altri effetti collaterali relativamente frequenti, riportati in circa il 5-7% dei pazienti. Questi sintomi sono spesso transitori e tendono a migliorare con la continuazione del trattamento.

L’insonnia può verificarsi in alcuni pazienti, particolarmente se il farmaco viene assunto nel pomeriggio o alla sera. Per questo motivo, si raccomanda l’assunzione mattutina.

Effetti collaterali neuropsichiatrici

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La rasagilina può causare effetti collaterali neuropsichiatrici, incluse allucinazioni, confusione e comportamenti impulsivi. Questi effetti sono più comuni nei pazienti anziani e in quelli con compromissione cognitiva preesistente.

Le allucinazioni visive rappresentano l’effetto neuropsichiatrico più frequente, verificandosi in circa il 4% dei pazienti in monoterapia e fino al 10% di quelli in terapia combinata con levodopa.

I disturbi del controllo degli impulsi, come il gioco d’azzardo patologico, gli acquisti compulsivi e l’ipersessualità, possono verificarsi, sebbene siano più comuni con agonisti dopaminergici che con la rasagilina.

Controindicazioni specifiche

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Le principali controindicazioni alla rasagilina includono l’ipersensibilità al principio attivo, l’uso concomitante di altri inibitori delle MAO e la compromissione epatica grave. L’insufficienza epatica severa può portare ad accumulo del farmaco e aumentare il rischio di effetti collaterali.

L’uso di farmaci serotoninergici, inclusi antidepressivi SSRI e SNRI, è controindicato durante il trattamento con rasagilina a causa del rischio di sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente fatale.

I feocromocitomi e altri tumori che secernono catecolamine rappresentano controindicazioni assolute, poiché l’inibizione delle MAO può causare crisi ipertensive pericolose.

Interazioni farmacologiche importanti

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La rasagilina presenta diverse interazioni farmacologiche clinicamente significative. L’uso concomitante di oppioidi, particolarmente meperidina e tramadolo, è controindicato a causa del rischio di reazioni avverse gravi.

Gli inibitori del CYP1A2, come la ciprofloxacina e la fluvoxamina, possono aumentare significativamente i livelli plasmatici di rasagilina, richiedendo una riduzione del dosaggio a 0,5 mg al giorno.

Il fumo di sigaretta, essendo un induttore del CYP1A2, può ridurre l’efficacia della rasagilina aumentandone il metabolismo. I pazienti fumatori potrebbero richiedere un monitoraggio più attento della risposta terapeutica.

Considerazioni dietetiche

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A differenza degli inibitori delle MAO non selettivi, la rasagilina alle dosi terapeutiche non richiede restrizioni dietetiche specifiche riguardo agli alimenti ricchi di tiramina. Tuttavia, è consigliabile evitare quantità eccessive di questi alimenti.

Gli alimenti particolarmente ricchi di tiramina includono formaggi stagionati, salumi, birra, vino rosso e prodotti fermentati. Sebbene le restrizioni non siano assolute, la moderazione è raccomandata.

L’assunzione di grandi quantità di caffeina dovrebbe essere evitata, poiché può potenziare gli effetti stimolanti della rasagilina e causare nervosismo o insonnia.

Monitoraggio durante la terapia

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Il monitoraggio dei pazienti in terapia con rasagilina dovrebbe includere valutazioni regolari della funzione motoria utilizzando scale standardizzate. È importante documentare i miglioramenti sintomatici e identificare precocemente l’eventuale necessità di modifiche terapeutiche.

La valutazione neuropsichiatrica è particolarmente importante, specialmente nei pazienti anziani. I familiari dovrebbero essere educati a riconoscere segni di allucinazioni, confusione o comportamenti anomali.

Il monitoraggio della funzione epatica può essere considerato nei pazienti con fattori di rischio per epatotossicità, sebbene non sia routinariamente richiesto in pazienti sani.

Sospensione del trattamento

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La sospensione della rasagilina non richiede una riduzione graduale del dosaggio, poiché non causa fenomeni di rimbalzo significativi. Tuttavia, l’interruzione improvvisa può portare a un rapido peggioramento dei sintomi parkinsoniani.

È importante pianificare la transizione ad altri farmaci antiparkinsoniani prima della sospensione della rasagilina per evitare periodi di controllo sintomatico inadeguato.

La ripresa degli enzimi MAO-B richiede circa 2-4 settimane dalla sospensione del farmaco, periodo durante il quale persistono le precauzioni relative alle interazioni farmacologiche.

Prospettive future e ricerca

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La ricerca continua a investigare il potenziale neuroprotettivo della rasagilina, con studi in corso per valutare se il farmaco possa effettivamente rallentare la progressione del Parkinson. Questi studi potrebbero modificare le indicazioni terapeutiche future.

Nuove formulazioni e combinazioni fisse con altri farmaci antiparkinsoniani sono in fase di sviluppo per semplificare i regimi terapeutici e migliorare l’aderenza al trattamento.