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Pubblicato inPatologie

Sindrome serotoninergica: cos’è, quali sono i sintomi e come affrontarla

Quando si assumono farmaci serotoninergici, in anziani o persone in terapia psichiatrica, è possibile che si manifesti la cosiddetta sindrome serotoninergica, con alterazioni muscolari, dello stato mentale e del sistema nervoso autonomo.

La sindrome serotoninergica è dovuta da un'eccessiva attivazione dei recettori della serotonina, dopo assunzione o interazione di farmaci serotoninergici.

La sindrome serotoninergica è una condizione clinica potenzialmente pericolosa.

È causata da un’eccessiva attivazione dei recettori della serotonina a livello del sistema nervoso centrale e periferico. Può manifestarsi in seguito all’assunzione o all’interazione di alcuni farmaci serotoninergici.

Sebbene rara, la sindrome è spesso sottodiagnosticata, soprattutto nei pazienti in terapia con più farmaci psichiatrici. Il riconoscimento tempestivo delle manifestazioni cliniche è fondamentale per una gestione efficace.

Approfondisce l’argomento la dottoressa Clara Maria Basi, psichiatra del Santagostino.

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Cos’è la sindrome serotoninergica?

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Si tratta di una condizione potenzialmente grave, causata da un’eccessiva stimolazione dei recettori della serotonina (5-HT) situati nel sistema nervoso centrale e periferico.

I recettori 5-HT1A sono tra quelli più coinvolti: si trovano nel cervello e giocano un ruolo importante nella regolazione dell’umore, del sonno e del comportamento. Quando sono sovrastimolati, come nel caso della tossicità da serotonina, possono causare squilibri gravi nel funzionamento del cervello e del corpo.

Questa sindrome per lo più si verifica come effetto collaterale o interazione di alcuni farmaci che vanno ad aumentare i livelli di serotonina, come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, gli inibitori della ricaptazione della serotonina e noradrenalina, gli antidepressivi triciclici e gli inibitori delle monoamino ossidasi, oggi meno usati nella pratica clinica.

La sindrome serotoninergica è rara, ma anche sottodiagnosticata. L’incidenza è variabile tra lo 0,5% e il 2% nei pazienti trattati con farmaco serotoninergico.

Sono più a rischio:

  • pazienti in politerapia psichiatrica
  • anziani, per via della ridotta capacità di metabolizzare i farmaci
  • persone che abusano o fanno uso improprio di sostanze serotoninergiche.

Con quali sintomi si manifesta?

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I sintomi principali possono manifestarsi anche entro poche ore dall’assunzione dei farmaci o dalla loro interazione. Le manifestazioni cliniche si suddividono in:

  • alterazioni dello stato mentale: ansia, confusione, ipervigilanza, delirio, insonnia. Questi disturbi indicano che il livello del sistema nervoso centrale è compromesso, con un aumento dell’attività cerebrale che può sfociare in agitazione o delirio
  • alterazioni del sistema nervoso autonomo: ipertensione o ipotensione, tachicardia, ipertermia (febbre alta), sudorazione profusa, midriasi (dilatazione delle pupille). Il sistema nervoso autonomo regola funzioni vitali involontarie e in questa sindrome può essere gravemente destabilizzato
  • alterazioni neuromuscolari: iperreflessia (riflessi esagerati), clono (scatti ritmici involontari, soprattutto agli arti inferiori), tremori, rigidità muscolare, incoordinazione, mioclono (spasmi muscolari). Questi sintomi possono essere i primi campanelli d’allarme per i medici.

Il clono e l’iperreflessia sono segnali utili per distinguere questa sindrome dalla sindrome neurolettica maligna, in cui sono invece assenti, ma è presente una rigidità massiccia e generalizzata.

Quali sono le cause della sindrome serotoninergica?

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I possibili farmaci che possono indurre questa sindrome appartengono a diverse categorie:

  • inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (come la fluoxetina o la sertralina)
  • inibitori della ricaptazione di serotonina e noradrenalina
  • antidepressivi triciclici e inibitori delle monoamino ossidasi
  • tramadolo, analgesico che ha anche effetto sul sistema serotoninergico
  • linezolid, un antibiotico con attività serotoninergica
  • triptani, utilizzati per la terapia dell’emicrania
  • dextrometorfano, presente in alcuni sciroppi per la tosse
  • litio, stabilizzatore dell’umore
  • sostanze psicoattive come MDMA, LSD e cocaina

Anche l’interazione tra due o più di questi principi attivi può essere sufficiente a scatenare la crisi.

Va inoltre sottolineata la presenza tra le possibili cause di alcuni integratori “naturali” come l’iperico (conosciuto anche come erba di San Giovanni), che agisce a livello serotoninergico e può essere pericoloso se associato ad altri farmaci.

Come avviene la diagnosi?

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La diagnosi è clinica, ovvero si basa sull’osservazione dei sintomi e sulla storia dei farmaci assunti. Uno strumento utile è l’applicazione dei criteri di Hunter, secondo cui la diagnosi si pone se un paziente ha assunto un farmaco serotoninergico e presenta almeno uno tra i seguenti sintomi:

  • clono spontaneo
  • clono inducibile associato ad agitazione o diaforesi (sudorazione abbondante)
  • clono oculare con febbre alta
  • tremore e iperreflessia
  • rigidità muscolare con febbre superiore a 38°C, associata a clono

Gli esami di laboratorio possono essere eseguiti per escludere altre diagnosi o per valutare eventuali complicanze, come:

  • aumento della CPK (enzima che segnala danno muscolare)
  • acidosi metabolica
  • alterazioni renali o epatiche
  • rischio di coagulazione intravascolare disseminata.

Tuttavia, questi esami non sono specifici e non confermano da soli la diagnosi di tossicità da serotonina.

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In che modo intervenire?

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La gestione della sindrome serotoninergica deve essere tempestiva:

  • sospensione immediata del farmaco serotoninergico sospetto
  • supporto alle funzioni vitali, con somministrazione di liquidi, ossigeno, e farmaci antipiretici per ridurre la febbre
  • benzodiazepine, utili per contenere agitazione e tremori

Nei casi più gravi può essere somministrata ciproeptadina, un farmaco orale che blocca i recettori della serotonina In presenza di ipertermia severa o instabilità del sistema nervoso autonomo, può essere necessario il ricovero in terapia intensiva.