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Pubblicato inPrincipi attivi e farmaci

Digossina: meccanismo d’azione, dosaggi ed effetti collaterali

Tutto quello che si deve sapere sulla digossina: a cosa serve, come agisce, dosaggi corretti, effetti collaterali e controindicazioni di questo farmaco cardiaco.

digossina

La digossina è un farmaco digitalico estratto dalle foglie della pianta Digitalis lanata, utilizzato in cardiologia per il trattamento di specifiche condizioni del cuore.

Questo principio attivo, scoperto oltre due secoli fa, rimane ancora oggi un elemento importante nell’arsenale terapeutico per alcune patologie cardiovascolari.

Che cos’è la digossina

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La digossina appartiene alla classe dei glicosidi cardiaci, composti naturali che esercitano effetti specifici sul muscolo cardiaco. Questo farmaco è stato uno dei primi medicinali di origine vegetale a essere utilizzato sistematicamente in medicina, con una lunga storia di efficacia clinica documentata.

Il principio attivo viene estratto principalmente dalla Digitalis lanata, una pianta erbacea della famiglia delle Plantaginaceae. La digossina rappresenta il glicoside cardiaco più puro e standardizzato, con caratteristiche farmacocinetiche ben definite che ne permettono un uso clinico controllato.

La molecola presenta una struttura steroidea complessa, caratterizzata da un nucleo steroideo legato a molecole di zucchero. Questa particolare conformazione le conferisce la capacità di interagire specificamente con determinate proteine presenti nelle cellule cardiache.

Meccanismo d’azione sul cuore

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La digossina esercita i suoi effetti terapeutici attraverso l’inibizione della pompa sodio-potassio ATPasi presente nelle membrane cellulari del miocardio. Questo meccanismo determina un aumento della concentrazione intracellulare di sodio, che a sua volta favorisce l’ingresso di calcio nelle cellule cardiache.

L’incremento del calcio intracellulare potenzia la contrattilità del muscolo cardiaco, migliorando la capacità del cuore di pompare il sangue. Questo effetto inotropo positivo è particolarmente benefico nei pazienti con insufficienza cardiaca, dove la forza contrattile del cuore è compromessa.

La digossina influenza anche il sistema di conduzione elettrica del cuore, rallentando la frequenza cardiaca attraverso la stimolazione del nervo vago. Questo effetto cronotropo negativo è utile nel controllo di alcune aritmie, particolarmente la fibrillazione atriale.

Indicazioni terapeutiche principali

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L’insufficienza cardiaca rappresenta una delle principali indicazioni per l’uso della digossina, specialmente quando è associata a sintomi persistenti nonostante il trattamento con altri farmaci standard. La digossina può migliorare i sintomi e la qualità di vita dei pazienti, anche se non ha dimostrato di prolungare la sopravvivenza.

La fibrillazione atriale è un’altra importante indicazione, particolarmente per il controllo della frequenza cardiaca quando altri farmaci non sono sufficienti o sono controindicati. La digossina può aiutare a mantenere una frequenza cardiaca appropriata durante questa aritmia comune.

In alcune forme di tachicardia sopraventricolare, la digossina può essere utilizzata come parte di strategie terapeutiche più ampie, sempre sotto stretto controllo medico e in combinazione con altri trattamenti appropriati.

Dosaggi e modalità di somministrazione

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Il dosaggio della digossina deve essere individualizzato per ogni paziente, considerando diversi fattori come età, peso corporeo, funzione renale e condizioni cliniche specifiche. La dose iniziale tipica per gli adulti varia da 125 a 250 microgrammi al giorno, da assumere preferibilmente a stomaco vuoto.

Nei pazienti anziani o con compromissione della funzione renale, le dosi devono essere ridotte significativamente per evitare accumulo e tossicità. L’età avanzata è associata a una clearance renale ridotta, che può prolungare l’emivita del farmaco nell’organismo.

La digitalizzazione, ovvero il raggiungimento di livelli terapeutici efficaci, può essere ottenuta attraverso due approcci: digitalizzazione rapida con dosi di carico maggiori o digitalizzazione lenta con dosi di mantenimento regolari. La scelta dipende dall’urgenza clinica e dalle condizioni del paziente.

Monitoraggio dei livelli ematici

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Il monitoraggio dei livelli sierici di digossina è fondamentale per ottimizzare l’efficacia terapeutica e prevenire la tossicità. Il range terapeutico considerato ottimale è generalmente compreso tra 1,0 e 2,0 nanogrammi per millilitro.

I prelievi per il dosaggio devono essere effettuati almeno 6-8 ore dopo l’ultima somministrazione, preferibilmente prima della dose successiva. Questo timing è importante perché i livelli di digossina variano significativamente nelle ore successive all’assunzione.

La frequenza del monitoraggio dipende dalla stabilità clinica del paziente e dalla presenza di fattori di rischio per la tossicità. Nei pazienti stabili, controlli trimestrali possono essere sufficienti, mentre in presenza di cambiamenti clinici o terapeutici sono necessari controlli più frequenti.

Effetti collaterali comuni

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Gli effetti collaterali della digossina possono interessare diversi sistemi dell’organismo. I disturbi gastrointestinali sono tra i più comuni e precoci, includendo nausea, vomito, perdita di appetito e diarrea. Questi sintomi spesso precedono manifestazioni più gravi di tossicità.

Le alterazioni neurologiche possono manifestarsi con confusione mentale, affaticamento, debolezza e disturbi visivi caratteristici. Alcuni pazienti riferiscono visione offuscata, aloni colorati intorno alle luci o alterazioni nella percezione dei colori, particolarmente verso il giallo-verde.

A livello cardiaco, la digossina può causare diverse aritmie, che rappresentano le manifestazioni più pericolose della tossicità digitalica. Queste possono variare da extrasistole relativamente benigne a aritmie ventricolari potenzialmente fatali.

Segni di tossicità digitalica

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La tossicità digitalica è una complicazione grave che richiede riconoscimento immediato e intervento medico urgente. I primi segni spesso includono sintomi gastrointestinali non specifici, che possono essere facilmente attribuiti ad altre cause se non si mantiene alta l’attenzione clinica.

Le aritmie cardiache rappresentano le manifestazioni più pericolose della tossicità. Il blocco atrioventricolare, le tachicardie ventricolari e la fibrillazione ventricolare sono complicanze potenzialmente fatali che richiedono trattamento immediato in ambiente ospedaliero.

I disturbi elettrolitici, particolarmente l’ipokaliemia e l’ipomagnesemia, possono predisporre alla tossicità digitalica anche con livelli sierici apparentemente normali. Per questo motivo, il monitoraggio degli elettroliti è parte integrante della gestione dei pazienti in terapia con digossina.

Controindicazioni assolute e relative

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Le controindicazioni assolute alla digossina includono l’ipersensibilità nota al farmaco, alcune forme di blocco cardiaco avanzato senza pacemaker, e specifiche aritmie ventricolari. La presenza di sindrome di Wolff-Parkinson-White con fibrillazione atriale rappresenta un’altra controindicazione importante.

Le controindicazioni relative richiedono valutazione caso per caso e possono includere bradicardia significativa, disturbi elettrolitici non corretti, insufficienza renale grave e alcune forme di cardiomiopatia ipertrofica. L’età avanzata richiede particolare cautela ma non costituisce una controindicazione assoluta.

La gravidanza richiede attenta valutazione del rapporto rischio-beneficio, poiché la digossina attraversa la placenta. Tuttavia, in alcune situazioni cliniche specifiche, il farmaco può essere utilizzato sotto stretto controllo medico.

Interazioni farmacologiche significative

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La digossina presenta numerose interazioni farmacologiche clinicamente rilevanti che possono modificarne l’efficacia o aumentare il rischio di tossicità. I diuretici risparmiatori di potassio possono aumentare i livelli di digossina, mentre quelli che causano perdita di potassio possono predisporre alla tossicità.

Alcuni antibiotici, particolare quelli che alterano la flora intestinale, possono aumentare l’assorbimento della digossina. Gli antiaritmici come l’amiodarone e il verapamil possono aumentare significativamente i livelli sierici del farmaco.

I farmaci che influenzano la funzione renale possono alterare l’eliminazione della digossina, richiedendo aggiustamenti del dosaggio. È fondamentale informare sempre il medico di tutti i farmaci assunti, inclusi quelli da banco e i rimedi erboristici.

Gestione del sovradosaggio

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Il sovradosaggio di digossina richiede intervento medico immediato in ambiente ospedaliero specializzato. Il trattamento include la sospensione del farmaco, il supporto delle funzioni vitali e la correzione degli squilibri elettrolitici.

Nei casi gravi, può essere necessario l’utilizzo di anticorpi specifici antidigossina (Fab), che legano il farmaco nel sangue neutralizzandone gli effetti. Questo antidoto è particolarmente efficace nelle intossicazioni acute e può salvare la vita in situazioni critiche.

Il supporto cardiaco può richiedere farmaci antiaritmici specifici, pacemaker temporaneo o altre misure intensive a seconda delle manifestazioni cliniche. Il monitoraggio continuo in unità coronarica è spesso necessario fino alla stabilizzazione del paziente.