Psicologo per l’ansia: la lista degli specialisti

Lo psicologo specializzato nell’ansia supporta le persone nel riconoscere e affrontare i processi mentali che trasformano un’emozione naturale come l’ansia in una condizione problematica, aiutandole a gestirla in modo più sano ed efficace.

Psicologo per l’ansia: la lista degli specialisti

Lo psicologo per l’ansia è un professionista della salute mentale in grado di aiutare le persone che soffrono di problemi connessi all’ansia a comprendere, gestire e a superare i meccanismi che fanno sì che l’ansia, emozione adattiva, possa diventare patologica e disfunzionale.

 

Questa condizione, che si manifesta sia con sintomi fisici e azioni di evitamento, in alcuni casi può essere molto invalidante e rendere particolarmente complessa la vita quotidiana di chi ne soffre.

Per questa ragione un percorso di crescita, svolto con un professionista, può infatti aiutare a diminuire il livello di ansia generale e per ritrovare un più consapevole, equilibrio psicofisico.

Approfondisce l’argomento il dott. Andrea De Poli De Luigi, psicologo e psicoterapeuta del Santagostino.

Psicologo per l’ansia: chi è?

Lo psicologo per l’ansia è un professionista, specializzato in psicoterapia, che si occupa di due forme di ansia:

  • ansia manifesta, che caratterizza alcuni disturbi e si esprime attraverso sintomi automatici e ripetitivi, vissuti di inquietudine, sensazioni di preoccupazione e pericolo, stati somatici di tensione e comportamenti di evitamento
  • ansia nascosta, che influenza in modo significativo l’approccio ad attività vissute come importanti, come il lavoro, le relazioni affettive e sociali, pur non manifestandosi apertamente.

In entrambi i casi, siamo portati ad adottare dei tentativi di soluzione che, spesso, diventano la parte più significativa del problema. Uno psicologo specializzato nel trattamento in questo disturbo risulta essere il professionista più indicato nell’aiutare la persona che soffre di ansia attraverso un percorso di psicoterapia.

Ansia manifesta e ansia nascosta, cosa sono?

Queste due forme di ansia, cui si è appena fatto riferimento, influenzano in modo differente le emozioni, i pensieri e le azioni di chi ne soffre.

Ansia manifesta

L’ansia manifesta è per sua natura evidente e, in particolare, è riconoscibile per chi la prova. Si caratterizza per sintomi fisici come tachicardia, respiro affannoso, sudorazione, tensione muscolare.

Tali sintomi fisiologici si accompagnano con sintomi cognitivi ed emotivi diversi per ogni specifico disturbo. I principali disturbi sono il disturbo di panico, il disturbo d’ansia generalizzato, la fobia sociale, le varie fobie specifiche. Secondo l’ICD-11, una caratteristica chiave che differenzia i disturbi d’ansia è il focus specifico dell’apprensione, ovvero lo stimolo o le situazioni che attivano la reazione d’ansia.

Ognuno di questi disturbi ha infatti uno specifico profilo cognitivo su cui si può lavorare in psicoterapia, ovvero un insieme di credenze e pensieri disfunzionali specificatamente legati al disturbo.

In ognuno di questi casi, si tratta di situazioni cliniche nelle quali i sintomi sono abbastanza gravi da causare una sofferenza significativa o un significativo deterioramento in ambito personale, familiare e sociale, oltre che lavorativo, educativo lavorativo o in altre importanti aree del funzionamento.

Ansia nascosta

L’ansia nascosta, invece, non è immediatamente evidente ma può avere un grande impatto. Ognuno di noi ha ansie e timori che creano un condizionamento e, in alcuni casi, questo condizionamento può assumere una forma particolarmente rigida e determinare, a valle, un grande squilibrio nella vita della persona.

Questo squilibrio potrebbe ad esempio manifestarsi sotto forma di un perfezionismo eccessivo, che attiva un eccessivo ipercontrollo che, a sua volta, può generare una sensazione di stanchezza eccessiva, irritabilità e sintomi psicosomatici.

In psicoterapia, in un caso simile, si prova a rendere la persona consapevole di come ci sia un collegamento fra l’irritabilità e il bisogno di controllo e, una volta costruito questo collegamento, si prova ad aiutare la persona a gestire diversamente il bisogno di controllo.

Quando è opportuno rivolgersi allo psicologo per l’ansia?

Rivolgersi a un professionista può essere importante nel momento in cui ci confrontiamo con una delle due forme di ansia sopra descritte.

Se la prima è chiara nel suo presentarsi – immaginiamo una serie di attacchi di panico che ci portano ad evitare tutte le situazioni in cui temiamo di poter avere un nuovo attacco – nel caso della seconda, per molti motivi, può essere difficile capire che esiste una difficoltà derivante dall’ansia.

Siamo infatti tutti consapevoli che le difficoltà sono parte della vita e questo può portarci a sottovalutare un malessere che, purtroppo, rischia di diventare crescente.

In generale, i meccanismi d’ansia patologici ci portano a vivere esperienze che finiscono ad essere molto simili fra loro e da cui deriva la sensazione di fare fatica ad agire diversamente, anche se lo desideriamo con tutti noi stessi.

Questa sensazione può far emergere dei vissuti di delusione personale, di abbattimento, atteggiamenti rinunciatari o – all’opposto – di eccessiva allerta e, in generale, determinare una visione ingiustificatamente negativa di sé stessi.

Cosa fa lo psicologo per l’ansia?

RISP: Come vi accennavo, ci sono molte forme di ansia, diverse fra di loro. Di conseguenza, ci sono molte tecniche che sono state pensate per trattare delle forme specifiche di ansia. Citando a titolo esemplificativo due fra gli approcci più significativi (e semplificando un po’), abbiamo due approcci

Approccio con tecniche cognitivo-comportamentali

Una serie di tecniche tramite le quali si propone al paziente di affrontare delle situazioni in cui in precedenza ha avuto una reazione ansiosa e che, per questo motivo, sono state nel tempo abbandonate nel timore di vivere nuovamente un momento di ansia.

L’obiettivo è favorire la possibilità di fare delle esperienze nuove, grazie all’uso di tecniche di rilassamento e tramite dei compiti di auto-osservazione che aiutano a comprendere il legame fra pensieri, emozioni e sensazioni, riducendo così l’evitamento di situazioni (che non è mai la soluzione) e contribuendo a gestire pensieri automatici, credenze disfunzionali e il livello di stress.

Questo approccio fa riferimento a tecniche comportamentali o cognitivo-comportamentali.

Approccio psicodinamico o con modello cognitivista di terza generazione

Un secondo schema di intervento, in cui il professionista aiuta il paziente a comprendere come alcuni comportamenti o atteggiamenti (ad esempio, mostrarsi eccessivamente remissivi) possano essere collegati a proprie paure (ad esempio, di mostrare i propri bisogni) e ad altri atteggiamenti (ad esempio, cercare di essere perfetti agli occhi delle altre persone) e come questi atteggiamenti possano portare la persona ad avere spesso risentimento verso altre persone che deludono le sue aspettative.

La soluzione, in questo caso, consiste nel comprendere come la rabbia sia maggiormente determinata dai propri atteggiamenti che al comportamento delle altre persone.

Qual è la terapia migliore per l’ansia?

Come è possibile vedere le strategie terapeutiche, all’interno di un percorso psicologico per una persona che soffre di ansia, possono essere molto diverse a seconda dei diversi bisogni clinici: parlare di ansia vuol dire infatti parlare di cose molto diverse fra di loro.

Nella grande diversità che esiste fra le diverse psicoterapie, ci aspettiamo che al termine del percorso il paziente maturi una consapevolezza profonda di cosa lo spaventa e dei tentativi che adotta per gestire le sue paure. L’obiettivo è individuare delle strategie per attenuarle e far sì che i tentativi di soluzione possano essere efficaci e non dannosi.

Un buon punto di partenza consiste nel confrontarsi apertamente con il professionista per verificare se la propria sofferenza richieda un intervento di psicoterapia e se le tecniche da lui proposte possano essere d’aiuto nella propria situazione.