La psicologia dello sviluppo: cos’è e quali teorie

La psicologia dello sviluppo studia le tappe che ogni persona attraversa nel corso della vita, dall'infanzia all'età adulta, in un cammino di crescita e consapevolezza.

La psicologia dello sviluppo: cos’è e quali teorie

Crescere, attraversare fasi di progressiva consapevolezza, dall’infanzia all’età adulta fino alla piena maturità, sono tutte tappe della vita di ognuno di noi e studiate dalla psicologia dello sviluppo.

Sono diversi gli approcci di questa branca della psicologia: l’approccio psicoanalitico di Freud, il cognitivismo di Piaget e l’approccio socioculturale di Vygotskij.

Ma quali sono i passaggi fondamentali di una persona? E come sono descritti in questi approcci? Ne parla la dottoressa Valentina Bossoni, tirocinante del percorso magistrale in Psicologia per il Benessere dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

La psicologia dello sviluppo nei diversi approcci

L’approccio psicoanalitico di Freud prevede la teoria dello sviluppo psicosessuale, in base alla quale la crescita di un individuo si suddivide in cinque stadi: orale, anale, fallico, di latenza e genitale. Ciascuno stadio è caratterizzato da una zona erogena e da specifici conflitti che il bambino deve affrontare e che, se non trovano risoluzione, possono andare ad influenzare la sua personalità adulta.

Il cognitivismo di Piaget identifica quattro stadi dello sviluppo cognitivo:

  • sensomotorio (0-2 anni), in cui il bambino esplora il mondo attraverso i sensi e le azioni motorie
  • preoperatorio (2-7 anni), in cui il bambino sviluppa il pensiero simbolico imparando a usare simboli e immagini per rappresentare il mondo
  • operatorio concreto (7-11 anni), in cui il bambino sviluppa la capacità di ragionare logicamente su situazioni concrete
  • operatorio formale, da 12 anni in poi, in cui il bambino sviluppa il pensiero ipotetico-deduttivo.

L’approccio socioculturale di Vygotskij enfatizza il ruolo fondamentale delle interazioni sociali e della cultura nello sviluppo cognitivo. Vygotskij ha introdotto il concetto di zona di sviluppo prossimale (ZSP), definita come la distanza tra il livello di sviluppo attuale di un individuo.

Ossia ciò che un bambino può fare da solo, e il suo livello di sviluppo prossimale, ossia ciò che quel bambino può fare con l’aiuto di un adulto o di un pari più competente.

Che cos’è la psicologia dello sviluppo?

La psicologia dello sviluppo è una branca della psicologia che studia come e perché cambiamo nelle diverse fasi della nostra vita: dall’infanzia, all’adolescenza, fino all’età adulta e alla terza età.

Ad essere studiati sono i mutamenti nei processi cognitivi, emotivi e sociali e nel comportamento delle persone, dal concepimento fino all’età adulta e oltre. In particolare, questo campo di studio approfondisce l’interazione tra fattori biologici, come la maturazione del sistema nervoso, e fattori ambientali, come l’esperienza e la cultura, nelle diverse tappe evolutive di un individuo.

Comprendere lo sviluppo umano, quindi, è fondamentale perché permette di riconoscere le fasi e i bisogni caratteristici di ogni età, di individuare in tempo eventuali ritardi o difficoltà evolutive e di guidare interventi educativi o clinici adeguati.

Sviluppo tipico e atipico

Quando si parla di sviluppo, si fa riferimento a due tipologie:

  • sviluppo tipico: relativo all’insieme dei cambiamenti di tipo motorio, emotivo e in ambito sociale che seguono una traiettoria attesa in base all’età e al contesto culturale di riferimento. Questo tipo di sviluppo psicomotorio si basa su tappe evolutive comuni, come il linguaggio o l’autonomia personale, ossia stadi attraverso cui il bambino acquisisce competenze e abilità cognitive, relazionali, motorie e posturali
  • sviluppo atipico, invece, indica deviazioni significative dalla traiettoria evolutiva attesa. Tali deviazioni possono manifestarsi sotto forma di ritardi nello sviluppo linguistico, motorio, cognitivo e socio-emotivo oppure in regressioni o in modalità di funzionamento diverse. Lo sviluppo atipico è spesso associato a disturbi del neurosviluppo, come i disturbi dello spettro autistico (ASD), il disturbo da deficit di attenzione (ADHD) o i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). Lo sviluppo atipico può tuttavia essere influenzato anche da fattori ambientali, come deprivazione sociale, eventi traumatici o esposizione a condizioni socio-economiche svantaggiate.

Si possono osservare manifestazioni di sviluppo atipico anche in adolescenza. Tali disturbi possono emergere insieme ad ulteriori problematiche legate al periodo adolescenziale, come patologie psicologiche, ma spesso, con interventi tempestivi, possono evolvere positivamente.

Quali sono le fasi evolutive in psicologia?

Per la psicologia sono tre le fasi evolutive di un individuo: infanzia, adolescenza, età adulta.

Infanzia

Si inizia con l’infanzia, ossia la prima fase dello sviluppo di una persona, durante la quale il bambino acquisisce capacità fondamentali. Nei primi anni di vita si formano i legami di attaccamento con le figure di accudimento, si sviluppano le abilità motorie e il linguaggio. E si gettano le basi della fiducia verso l’ambiente. Crescendo, il bambino diventa più autonomo: attraverso il gioco e l’esperienza scolastica impara le regole sociali, consolida le competenze cognitive e sociali e sviluppa un senso di autonomia e di iniziativa.

Adolescenza

Segue l’adolescenza, o pubertà, ovvero un periodo di transizione dall’infanzia all’età adulta.

Tale fase si estende dai 10-12 anni fino ai 19-21 anni ed è un periodo di transizione cruciale il cui inizio coincide con lo sviluppo puberale e la cui fine coincide con l’inizio della fase del giovane adulto. In questo periodo avvengono profondi cambiamenti fisici, emotivi, sociali e cognitivi. In particolare, la fase dell’adolescenza comporta significative trasformazioni del corpo e una maturazione sessuale, mentre sul piano cognitivo emerge la capacità di pensiero astratto.

Dal punto di vista psicologico e sociale, l’adolescente ricerca la propria identità e autonomia, mettendo in discussione i valori familiari e sperimentando nuovi ruoli sociali. Il compito centrale di questa fase è infatti definire un’identità personale coerente e raggiungere una maggiore indipendenza nelle scelte di vita.

Età adulta

L’età adulta copre un lungo periodo, dalla giovinezza fino alla vecchiaia, e comporta sfide diverse. Nel giovane adulto i compiti riguardano la costruzione di relazioni affettive stabili (per esempio scelta del partner, formazione di una famiglia) e l’ingresso nel mondo del lavoro. In età adulta matura assume importanza la generatività, ossia contribuire alle generazioni successive e sentirsi utile alla società.

Terza età

Il periodo della terza età, o età senile, è un’altra fase di vita particolarmente delicata e viene convenzionalmente definita a partire dai 65 anni. L’età senile è influenzata da fattori genetici, dallo stile di vita e dal livello di attività fisica, dalla storia individuale e anche dalla posizione dell’individuo nella scala sociale.

Nella terza età, l’individuo deve adattarsi ai cambiamenti dell’invecchiamento e riflettere sul bilancio della propria vita, ricercando un senso di integrità personale per accettare il proprio vissuto.

Quali sono i 3 principali approcci alla psicologia dello sviluppo?

La psicologia dello sviluppo si è arricchita di numerose teorie nel corso del Novecento che hanno ciascuna offerto una lente diversa attraverso cui comprendere i processi di crescita individuale. Le principali prospettive sono l’approccio psicoanalitico, l’approccio cognitivista e l’approccio socioculturale.

Freud e l’approccio psicoanalitico

Il primo approccio è quello psicoanalitico, avviato da Sigmund Freud e sviluppato da Erik Erikson. Tale approccio ritiene che lo sviluppo di un individuo sia influenzato dai primi anni di vita dal passaggio attraverso una serie di fasi psicosessuali infantili (fase orale, anale, fallica, di latenza e genitale), ciascuna caratterizzata da uno specifico conflitto interno. In particolare, Freud sostiene che le prime esperienze in infanzia e la risoluzione dei conflitti interni vissuti in queste fasi influiscono profondamente sulla formazione della personalità adulta.

Erikson ha successivamente ampliato questa prospettiva introducendo otto stadi psicosociali che attraversano l’intero arco di vita, in cui ogni fase presenta una “crisi” evolutiva (come l’identità in adolescenza) la cui risoluzione positiva favorisce la costruzione di un’identità funzionale e una crescita sana dell’individuo.

Piaget e l’approccio cognitivista

L’approccio cognitivista, invece, è rappresentato dagli studi di Jean Piaget, il quale ha interpretato lo sviluppo come un processo attivo di costruzione della conoscenza. Secondo Piaget il bambino interagisce con l’ambiente e attraversa una sequenza di quattro stadi (stadio sensomotorio dell’infanzia; stadio pre-operatorio; stadio operatorio concreto; stadio operatorio formale dell’adolescenza) in cui il modo di ragionare cambia qualitativamente. In questa prospettiva la crescita cognitiva avviene tramite progressivi adattamenti delle strutture mentali alle nuove esperienze. Il bambino, quindi, non è un ‘’vaso vuoto’’ da riempire, ma un piccolo scienziato che formula ipotesi, testa e riorganizza continuamente la realtà.

Vygotskij e l’approccio socioculturale

L’approccio socioculturale, teorizzato da Lev Vygotskij, pone l’accento sul ruolo cruciale del contesto sociale e culturale nello sviluppo cognitivo di un individuo. Secondo Vygotskij, lo sviluppo cognitivo avviene grazie all’interazione sociale con adulti e coetanei, mediata da linguaggio e cultura. Un concetto chiave di questo approccio è la zona di sviluppo prossimale: ciò che il bambino riesce a fare con un aiuto oggi diventerà un’abilità autonoma domani. Le competenze emergono quindi attraverso l’apprendimento guidato e sono intimamente legate alla cultura di appartenenza.

Qual è il significato psicologico della crescita?

Dal punto di vista psicologico, la crescita indica un processo di trasformazione continua della persona. Ogni fase della vita comporta cambiamenti qualitativi nel modo di pensare, di sentire e di relazionarsi con gli altri. E, di conseguenza, richiede capacità di adattamento.

Infatti, ad ogni transizione (come, ad esempio, l’ingresso a scuola per un bambino, l’attraversamento dell’adolescenza per un adolescente o la ristrutturazione del proprio ruolo lavorativo per un adulto) l’individuo può percepire disorientamento, ma possono anche emergere in lui nuove risorse grazie alle quali egli può riorganizzare i propri schemi mentali ed emotivi per affrontare le nuove sfide. In questo senso il cambiamento è una costante della vita psichica e richiede flessibilità mentale.

Un aspetto centrale della crescita di un individuo è lo sviluppo dell’identità personale. L’identità non è statica, ma si costruisce gradualmente nel tempo e continua a evolvere attraverso le esperienze di vita, anche nell’età adulta. Quindi, le crisi evolutive che accompagnano i momenti di transizione (come la “crisi di identità” adolescenziale o la crisi di mezza età) non sono necessariamente negative. Se superate positivamente possono trasformarsi in occasioni di ulteriore maturazione e di maggiore consapevolezza di sé. La crescita di ogni individuo non si esaurisce con il raggiungimento dell’età adulta bensì si possono osservare importanti trasformazioni anche nella terza età.

La psicologia dello sviluppo, perciò, evidenzia come la persona, idealmente, vive un processo continuo di adattamento e di cambiamento, attraverso cui sviluppa la propria identità e matura sul piano emotivo lungo tutto l’arco di vita.