di Giulia Gimmelli, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
L’empatia è la capacità di mettersi nei panni di un’altra persona entrando in contatto con i suoi pensieri e le sue emozioni. La realtà virtuale è uno strumento tecnologico che può promuovere il suo sviluppo.
È importante svilupparla per aumentare il benessere psicologico e per costruire dei legami sociali positivi. L’empatia risulta essere fondamentale anche per ridurre i pregiudizi, le discriminazioni e per motivare comportamento prosociale e l’altruismo.
Uno dei modi per promuoverla è utilizzando la realtà virtuale. La realtà virtuale, attraverso la tecnica del bodyswapping, permette di incarnarsi in un avatar diverso da sé e di assumere virtualmente il suo punto di vista. Attraverso quali meccanismi psicologici ciò avviene? In che modo specifico la realtà virtuale è capace di aumentare l’empatia?


Che cos’è l’empatia?
Il termine empatia deriva dal greco en-pathos, che significa “sentire dentro”, e corrisponde alla capacità di comprendere, riconoscere e condividere gli stati interni altrui. È composta da due dimensioni:
- Empatia cognitiva: capacità di riconoscere e comprendere i pensieri dell’altra persona e il suo punto di vista
- Empatia emotiva: capacità di percepire e condividere le emozioni e le sensazioni altrui
Quindi, l’empatia permette di mettersi nei panni dell’altro e di comprendere il suo punto di vista sul mondo, percependo i suoi pensieri ed emozioni. Mantenendo, però, questi ultimi distinti dai propri.
Inoltre, promuove anche i comportamenti prosociali. Empatizzare con l’altra persona permette di capire quando si trova in un momento di difficoltà e di sostenerla attraverso azioni concrete. Aiutare l’altro non ha effetti positivi solo sulla persona che riceve il sostegno, ma anche su chi ha agito il comportamento di aiuto. Immedesimarsi nell’altro, sentire che ha bisogno di supporto e scegliere di confortarlo induce a provare uno stato di benessere.
L’empatia un’abilità sociale molto importante perché permette di entrare in contatto con l’altra persona e di comunicare in modo efficace e autentico. In questo modo è possibile creare una connessione emotiva e cognitiva, capace di favorire a sua volta la creazione di legami sociali.
La base neurale dell’empatia
L’empatia da un punto di vista neurofisiologico è legata ai neuroni specchio. Questi ultimi sono stati scoperti negli anni 90’ da Rizzolati e Gallese all’Università di Parma e risultano essere alla base di processi legati all’empatia, all’imitazione e all’apprendimento sociale.
I neuroni specchio si attivano sia quando un individuo esegue un’azione sia quando osserva la medesima azione eseguita da qualcun altro. Permettono di “rispecchiare”, ovvero di simulare mentalmente, l’azione svolta dall’altra persona, consentendone in questo modo la comprensione del comportamento e delle emozioni.
L’empatia non coinvolge solo i neuroni specchio, ma anche altre componenti neurali e altrettanti processi cognitivi.
Gli effetti della realtà virtuale sull’empatia
L’empatia può essere appresa e sviluppata. Uno strumento che si è rivelato efficace nel promuoverla è la realtà virtuale.
Che cos’è la realtà virtuale?
La realtà virtuale è una tecnologia che genera un ambiente virtuale in grado di creare nell’utente, in modo più o meno intenso, l’illusione di essere fisicamente situato all’interno di uno spazio reale. Le caratteristiche di questa tecnologia che permettono di promuovere la percezione di trovarsi all’interno di un ambiente reale sono:
- Immersività: capacità della tecnologia di dare l’illusione di realtà a tutti gli organi di senso dell’individuo, distanziandolo percettivamente dall’ambiente reale
- Interazione: possibilità di interagire con gli oggetti inseriti all’interno dell’ambiente digitale.
Un sistema di realtà virtuale può avere livelli di immersività e di interazione più o meno alti. Infatti, esistono:
- Sistemi di realtà virtuale non immersivi
Si basano su tecnologie che permettono la visualizzazione ambienti virtuali attraverso una “finestra”, come il desktop. L’interazione dell’utente con lo spazio avviene mediante strumenti come il mouse o il joystick. L’individuo rimane consapevole di trovarsi all’interno di un ambiente fisico.
- Sistemi di realtà virtuale semi-immersivi
Tecnologie che permettono all’utente di immergersi parzialmente nell’ambiente virtuale combinando elementi sia digitali che fisici. Integrano l’ambiente reale con quello virtuale promuovendo così un’interazione bilanciata tra i due spazi. L’utente percepisce di trovarsi all’interno di una realtà diversa, ma rimanendo pur sempre connesso con l’ambiente fisico.
- Sistemi di realtà virtuale immersivi
Tecnologie che creano nell’utente l’illusione di trovarsi all’interno di un ambiente virtuale, isolandolo dall’ambiente fisico in cui si trova. Offrono un’esperienza più realistica e la possibilità di interagire con oggetti e agenti all’interno dello spazio digitale. Coinvolgono un dispositivo di visualizzazione, ovvero un casco virtuale, e uno o più sensori di posizione (tracker).
In che modo la realtà virtuale promuove l’empatia?
La realtà virtuale viene definita come una “macchina dell’empatia” perché consente agli individui di assumere la prospettiva dell’altro entrando virtualmente nei suoi panni.
Diversi studi hanno dimostrato che un metodo efficace per promuovere l’empatia e i comportamenti prosociali è assumere la prospettiva dell’altro immaginando e raccontando come sarebbe essere al suo posto. Spesso, però, queste metodologie immaginative e narrative hanno avuto risultati contrastanti. Per questo motivo è stata proposta la tecnologia come soluzione alternativa per promuovere l’empatia.
La realtà virtuale offre la possibilità all’utente di immergersi all’interno di un ambiente diverso da quello reale e anche di assumere virtualmente il punto di vista dell’altro attraverso l’incarnazione in un avatar. Vengono così superati i limiti delle metodologie immaginative, rendendo maggiormente immersiva e realistica l’assunzione di prospettiva.
In questo senso la realtà virtuale si configura come un’esperienza trasformativa perché, grazie alla sua immersività, è capace di indurre un cambiamento nell’utente. I processi psicologici che attiva e che permettono di trasformare l’utente da un osservatore a protagonista attivo dell’esperienza sono:
- Senso di presenza: sensazione di sentirsi all’interno dell’ambiente virtuale, anche se fisicamente la persona si trova in uno spazio differente
- Embodiment: senso di incarnazione, corrisponde alla possibilità di incarnare un avatar digitale capace di riprodurre i propri movimenti
Quindi, questa tecnologia grazie all’induzione del senso di presenza, che fa sentire la persona immersa all’interno di un ambiente, e dell’embodiment, dà la possibilità di assumere una prospettiva diversa diventando, virtualmente, una donna, un afroamericano, un bambino, un anziano o chiunque altro.
Attraverso questi processi, la realtà virtuale si rivela essere particolarmente adatta per promuovere l’empatia e per modificare alcuni atteggiamenti.
Il bodyswapping
La tecnica della realtà virtuale che consente di assumere la prospettiva dell’altro, promuovendo in questo modo l’empatia, è il body swapping. Il body swapping, letteralmente “scambio del corpo”, consente l’incarnazione in corpi virtuali diversi dal proprio. In altre parole, offre la possibilità di assumere una prospettiva diversa diventando, virtualmente, qualunque altra persona diversa da sé.
Questa illusione viene indotta soprattutto attraverso l’embodiment che permette all’utente di osservare il proprio corpo virtuale, di muoversi e di percepire una stimolazione tattile quando esegue un movimento. Questa percezione di avere il controllo del proprio corpo, denominata dalle scienze cognitive “body agency”, è fondamentale per rendere più realistica l’immedesimazione nel corpo virtuale. Quando l’esperienza in realtà virtuale offre un buon livello di embodiment e una corretta body agency, si crea un legame solido tra utente e avatar che permette di far coincidere i punti di vista di entrambi. Si apre, così, la possibilità di empatizzare con l’avatar, con chi è diverso da sé.
Il bodyswapping si è rivelato essere efficace nel modificare atteggiamenti e credenze. Infatti, diversi studi hanno dimostrato che assumere la prospettiva di qualcun altro attraverso la realtà virtuale può promuovere l’empatia aumentando il comportamento d’aiuto e riducendo i pregiudizi.


Possibili applicazioni
Il body swapping è stato utilizzato in diversi ambiti per promuovere l’empatia. Per esempio, è stato adottato con persone che riscontrano livelli più bassi di empatia rispetto alla media e nel contesto sociale per ridurre il pregiudizio intergruppi.
Promuovere l’empatia negli autori di violenza di genere
La violenza di genere può essere definita come qualsiasi atto di violenza fondato sul genere che possa comportare sofferenza, danni fisici, sessuali e mentali alle donne incluse molestie sessuali.
Gli autori di violenza, tra cui quella fondata sul genere, hanno livelli più bassi di empatia sia cognitiva che emotiva rispetto alla popolazione generale. Ne derivano le difficoltà nel comprendere il disagio altrui e l’incapacità di assumere il punto di vista dell’altra persona, che possono portare ad maggiore probabilità di agire dei comportamenti violenti. Per questo motivo, risulta fondamentale promuovere l’empatia per prevenire la recidiva del maltrattante e ulteriori fenomeni di violenza di genere.
Diversi interventi hanno cercato di aumentare l’empatia negli uomini autori di molestie sessuali attraverso l’incarnazione in avatar femminili virtuali. Sono stati riscontrati risultati promettenti come il miglioramento nel riconoscere le emozioni della donna.
Ad esempio, uno studio intitolato ““How Does It Feel to Be a Woman Victim of Sexual Harassment?” ovvero “Come ci si sente ad essere una donna vittima di violenza sessuale?” ha dimostrato i vantaggi della realtà virtuale in questo contesto. Un campione di 44 uomini che hanno commesso molestie sessuali, hanno partecipato a due training aventi l’obiettivo di promuovere l’empatia: uno con l’utilizzo della realtà virtuale e l’altro tramite l’uso di una classica tecnica narrativa e immaginativa. Nella condizione con la realtà virtuale i partecipanti, attraverso i video 360, dapprima sono stati incarnati in corpi femminili e successivamente esposti a diverse situazioni di violenza nelle quali potrebbe trovarsi una donna. I risultati hanno dimostrato una maggiore efficacia della realtà virtuale, rispetto alla narrazione, nel potenziare l’empatia e la capacità di assunzione di prospettiva nei maltrattanti.
È stato dimostrato che questa tecnologia ha delle potenzialità notevoli nel modificare atteggiamenti e comportamenti, anche in misura maggiore in confronto alle metodologie tradizionali.
Promuovere l’empatia per ridurre il pregiudizio razziale
Il pregiudizio è un giudizio che viene formulato prima di conoscere una realtà, una persona o un gruppo. Non si basa su evidenze oggettive, ma su credenze diffuse e su stereotipi. I pregiudizi possono influenzare atteggiamenti e comportamenti nei confronti di una persona o di un’intera comunità sia in modo positivo che negativo.
Alcuni dei pregiudizi più diffusi sono quelli intergruppi ovvero i pregiudizi che si formulano nei confronti di tutti i gruppi sociali esterni al proprio gruppo di appartenenza. Questo è un meccanismo psicologico che aiuta a difendere la propria identità, a rafforzare l’appartenenza al proprio gruppo e a mantenere tutto ciò che è diverso lontano da sé con il fine di salvaguardarsi.
Dai pregiudizi intergruppi derivano i pregiudizi razziali e le discriminazioni. I pregiudizi razziali includono l’insieme di credenze negative su comunità culturali diverse dalla propria e che favoriscono comportamenti discriminatori basati su provenienza geografica, etnia e colore della pelle. Ne può derivare anche il fenomeno della disumanizzazione, ovvero la negazione dell’umanità dell’altro che può portare ad agire comportamenti violenti.
Un intervento psicologico che tradizionalmente viene adottato per ridurre il pregiudizio razziale e il favoritismo del proprio gruppo è l’assunzione di prospettiva, in cui si chiede ai partecipanti di immaginare come sarebbe essere un altro individuo appartenente ad un gruppo esterno. I risultati di queste tecniche immaginative e narrative sono, però, contrastanti e non sempre efficaci nell’aumentare l’empatia.
Un altro strumento che si è rivelato essere più efficace nel promuovere la capacità di mettersi nei panni dell’altro è la realtà virtuale.
Alcuni studi hanno utilizzato la tecnica del body swapping per incarnare partecipanti di etnia caucasica in avatar afroamericani con l’obiettivo di ridurre le tendenze razziali. Infatti, incarnarsi in persone diverse da sé permette di assumere il punto di vista dell’altro e di cambiare le proprie credenze basate spesso su evidenze non oggettive. I risultati hanno dimostrato una riduzione significativa dei pregiudizi razziali impliciti nei confronti delle persone con pelle scura, dopo aver “indossato i loro panni”. Pertanto, la realtà virtuale si è dimostrata essere in grado di modificare atteggiamenti interpersonali negativi, credenze e di favorire l’empatia.
Questi studi hanno messo in evidenza come la realtà virtuale potrebbe essere utilizzata per ridurre il pregiudizio e per promuovere l’inclusività sociale verso le persone che solitamente sono oggetto di comportamenti discriminatori come, ad esempio, gli stranieri.
Promuovere l’empatia e il comportamento prosociale
La realtà virtuale può essere utilizzata anche per promuovere comportamenti prosociali verso soggetti che si trovano in condizioni vulnerabili.
Alcuni ricercatori hanno condotto uno studio per verificare se la realtà virtuale riuscisse a promuovere l’empatia e i comportamenti prosociali a lungo termine nei confronti di un senzatetto. I partecipanti dell’esperimento sono stati assegnati casualmente a due condizioni. In entrambe dovevano svolgere un compito di assunzione di prospettiva, ma nella condizione narrativa venivano guidati nell’immaginare come sarebbe stato diventare un senzatetto. Mentre, nell’altra condizione i soggetti avrebbero sperimentato all’interno di un ambiente virtuale come sarebbe essere un senzatetto all’interno grazie alla tecnica del bodyswapping.
In entrambe le condizioni i partecipanti hanno empatizzano nei confronti dei senzatetto, ma coloro che sono stati assegnati alla condizione con la realtà virtuale hanno mostrato atteggiamenti più positivi e una maggior tendenza all’altruismo, rispetto ai soggetti assegnati alla condizione narrativa. Infatti, molti dei soggetti che si sono messi “nei panni” dei senzatetto grazie alla realtà virtuale a distanza di tempo avevano firmato delle petizioni aventi l’obiettivo di sostenere i senzatetto.
I risultati di questo studio e di altri simili, suggeriscono che la realtà virtuale, tramite la tecnica del bodyswapping, può essere molto efficace nel promuovere l’empatia e nel coltivare i comportamenti prosociali verso persone che hanno bisogno di sostegno.
(10 Giugno 2025)