Disturbi del comportamento alimentare e realtà virtuale

La realtà virtuale è un'innovativa risorsa terapeutica per i disturbi alimentari, utile per migliorare l'immagine corporea, ridurre l’ansia e favorire il cambiamento comportamentale.

Disturbi del comportamento alimentare e realtà virtuale

di Matilde Sala, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Negli ultimi anni, la tecnologia ha cominciato a occupare un ruolo sempre più centrale nel campo della salute mentale. Tra le innovazioni più interessanti c’è sicuramente la realtà virtuale (VR), uno strumento che permette di immergersi in un ambiente simulato, tridimensionale, creato digitalmente, ma vissuto come reale grazie all’uso di dispositivi come visori o caschetti.
Questa tecnologia è già ampiamente usata in altri ambiti della psicologia clinica, ad esempio nel trattamento delle fobie, del disturbo post-traumatico da stress o dei disturbi d’ansia.

Oggi però la sua applicazione si sta estendendo anche a un ambito particolarmente delicato e complesso: quello dei disturbi del comportamento alimentare (DCA). I DCA comprendono disturbi come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il binge eating disorder (disturbo da alimentazione incontrollata). Anche se diversi tra loro per sintomi e comportamenti, questi disturbi condividono spesso una caratteristica fondamentale: una relazione problematica con l’immagine corporea e con il cibo. Ed è proprio su questi aspetti che la realtà virtuale può intervenire in modo molto
efficace.

Come funziona la realtà virtuale dal punto di vista psicologico

Per capire meglio in che modo la VR può essere utile, bisogna fare un passo indietro e guardare cosa accade nella mente di chi soffre di un DCA.
Molti pazienti presentano una distorsione della propria immagine corporea, ovvero vedono il loro corpo in modo diverso da com’è nella realtà. Questa percezione alterata può portare a comportamenti estremi come il digiuno, il vomito autoindotto, l’uso di lassativi o l’abbuffata incontrollata. Inoltre, il cibo, che dovrebbe essere fonte di nutrimento e piacere, viene spesso vissuto con ansia, senso di colpa o vergogna.

La realtà virtuale permette di lavorare direttamente su queste emozioni e percezioni, immergendo la persona in situazioni controllate, ma realistiche. Si parla di esposizione graduale e protetta: il paziente si confronta con le proprie paure (come mangiare davanti ad altri, guardarsi allo specchio o affrontare la bilancia) all’interno di un ambiente virtuale costruito su misura, in presenza di un terapeuta.
Un altro aspetto fondamentale è l’uso degli avatar, ovvero rappresentazioni digitali del corpo della persona. Questi avatar possono essere modificati per riflettere la percezione che il paziente ha di sé, oppure per mostrare un’immagine corporea più realistica, favorendo un confronto diretto e un possibile cambiamento della percezione distorta.

Su quali sintomi agisce l’intervento con la VR

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che la realtà virtuale è in grado di influenzare positivamente alcuni aspetti fondamentali dei DCA. Tra i sintomi e le manifestazioni più comunemente trattati ci sono:

  • distorsione dell’immagine corporea: la VR permette di confrontarsi con una rappresentazione realistica del proprio corpo e di lavorare sulle emozioni associate all’aspetto fisico.
  • Paura di ingrassare (FGW): un aspetto molto presente, soprattutto nei casi di anoressia nervosa, che può essere affrontato gradualmente attraverso l’interazione con avatar di diverse forme corporee.
  • Episodi di abbuffata e comportamenti compensatori: grazie all’esposizione a stimoli alimentari virtuali (food-cues), è possibile osservare le reazioni emotive e comportamentali del paziente e lavorare su di esse in terapia.
  • Evitamento sociale: molte persone con DCA evitano contesti come ristoranti, piscine, palestre, per la paura del giudizio o per il disagio con il proprio corpo. La VR permette di esercitarsi in questi contesti, riducendo l’ansia e favorendo un graduale reinserimento sociale.
  • Bassa autostima legata al corpo: lavorare sulla percezione corporea e vivere esperienze positive in ambienti virtuali può aiutare a migliorare il rapporto con se stessi.

Non solo: anche nei casi di obesità, che pur non rientrando nei DCA secondo il manuale diagnostico (DSM-5), comporta spesso una forte insoddisfazione corporea, la realtà virtuale ha mostrato risultati promettenti, aiutando a costruire una visione più realistica e accettante del proprio corpo.

In che modo la realtà virtuale produce cambiamenti positivi

L’efficacia della realtà virtuale nel trattamento dei DCA si basa su diversi
meccanismi:

  • apprendimento esperienziale: la persona non si limita a parlare delle proprie difficoltà, ma le “vive” in prima persona in un ambiente sicuro e guidato. Questo aiuta a consolidare nuove modalità di pensiero e comportamento.
  • Incremento del senso di controllo: poter affrontare gradualmente situazioni temute aiuta a ridurre l’ansia e a sentirsi più forti e capaci nella vita reale.
  • Riduzione della reattività emotiva: più il paziente si espone agli stimoli che generano disagio (come vedere del cibo o mostrarsi in costume), più questi stimoli diventano tollerabili, fino a perdere la loro carica emotiva negativa.
  • Adattamento progressivo: ogni sessione può essere adattata in base ai bisogni del singolo, rendendo il trattamento estremamente personalizzato.

Ostacoli, limiti e prospettive future

Nonostante i risultati promettenti, ci sono ancora alcuni limiti all’uso diffuso della realtà virtuale in ambito clinico:

  • i costi delle attrezzature e dei software possono essere elevati.
  • È necessaria una formazione specifica per i terapeuti, spesso assente nei percorsi universitari tradizionali.
  • Alcuni pazienti possono sperimentare cybersickness, ovvero una forma di malessere (nausea, vertigini, disorientamento) legata alla discrepanza tra ciò che si vede e ciò che si percepisce fisicamente. Tuttavia, questi sintomi tendono a diminuire con l’abitudine all’ambiente virtuale. Dal punto di vista della ricerca, risulta importante approfondire l’uso della VR anche per disturbi meno esplorati, come la PICA, il disturbo da ruminazione o il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, così come per il disturbo da dismorfismo corporeo (BDD), che condivide molte caratteristiche con i DCA, soprattutto in relazione alla percezione distorta del proprio aspetto.

In un mondo sempre più digitale, la realtà virtuale rappresenta una frontiera innovativa e affascinante per la cura dei disturbi del comportamento alimentare. Grazie alla possibilità di ricreare ambienti su misura e di intervenire in modo graduale e protetto, la VR può diventare uno strumento prezioso per aiutare le persone a riconciliarsi con il proprio corpo, a gestire meglio le emozioni e a ritrovare
il piacere di vivere, mangiare e relazionarsi.