La differenza tra mente e cervello rappresenta uno degli interrogativi più affascinanti che attraversa diverse discipline, dalla psicologia alla filosofia, dalle neuroscienze alla medicina.
Questi termini spesso sono utilizzati quasi come sinonimi, nella lingua di tutti i giorni. Ma forse è opportuno comprenderne le differenze e le specificità. Così da capire meglio noi stessi e la complessità dell’esperienza umana.
Approfondisce l’argomento la dottoressa Maria Rosaria Magliano, psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico del Santagostino.


Che differenza c’è tra la mente e il cervello?
Il cervello è un organo fisico, tangibile, composto da miliardi di neuroni interconnessi che formano una complessa rete di comunicazione. È parte del sistema nervoso centrale e regola le funzioni cerebrali essenziali per la nostra sopravvivenza – dalla respirazione ai battiti cardiaci, fino ai movimenti volontari. Le diverse aree del cervello sono specializzate in funzioni specifiche:
- lobo frontale per il ragionamento
- ippocampo per la memoria
- amigdala per le emozioni.
Inoltre, il cervello sa modificarsi e adattarsi, è insomma dotato di quella che viene chiamata neuroplasticità.
La mente, invece, rappresenta l’insieme dei processi mentali e dell’attività mentale che emergono dal funzionamento del cervello, ma non sono riducibili alla sola materia fisica. Parlare di mente significa parlare di pensieri, emozioni, percezioni, ricordi, desideri, credenze. Tutto ciò che costituisce la nostra esperienza soggettiva della realtà.
Sigmund Freud ha introdotto l’idea che la mente comprenda sia processi consci che inconsci. Secondo Freud, l’attività mentale è organizzata in tre istanze psichiche:
- Es, istinti e pulsioni inconsci
- Io, mediatore tra pulsioni e realtà
- Super-Io, interiorizzazione dei valori morali.
La differenza fondamentale tra mente e cervello sta nella natura dei due concetti: il cervello è materiale, misurabile, osservabile attraverso tecniche di neuroimaging; la mente è immateriale, soggettiva, accessibile solo attraverso l’introspezione o indirettamente attraverso il comportamento.
Le neuroscienze moderne hanno dimostrato attraverso ricerche sperimentali che a ogni stato mentale corrisponde uno stato cerebrale, ma la correlazione esatta tra questi due livelli rimane uno dei grandi misteri della scienza.
Che rapporto c’è tra mente e cervello?
Il rapporto tra cervello e mente è stato interpretato in modi diversi attraverso la storia del pensiero. René Descartes, distingueva nettamente tra res extensa (la sostanza materiale, incluso il cervello) e res cogitans (la sostanza pensante, la mente), e le considerava entità separate ma interagenti. Questa visione dualistica ha influenzato profondamente il pensiero occidentale.
Carl Gustav Jung, che partiva dall’impostazione psicoanalitica freudiana, ha ampliato notevolmente la concezione della mente introducendo l’idea di inconscio collettivo, un substrato psichico universale condiviso da tutti gli esseri umani.
Per Jung, la psiche non è limitata all’esperienza individuale ma comprende anche strutture archetipiche innate che trascendono l’esperienza personale. La sua visione suggeriva un rapporto complesso tra mente e cervello, in cui le strutture cerebrali potrebbero fungere da “recettori” per contenuti psichici transpersonali.
Può essere citato anche Antonio Damasio, neuroscienziato. Damasio ha elaborato la “teoria del marcatore somatico”, evidenziando come le emozioni, tradizionalmente considerate processi mentali, siano profondamente radicate nelle funzioni del cervello e nelle sensazioni corporee.
Si può quindi fare riferimento alla psicologia cognitiva contemporanea, che tende ad adottare una posizione più integrata, riconoscendo l’interdipendenza tra cervello e mente senza assimilare l’uno all’altra. Le tecniche di neuroimaging hanno permesso di stabilire correlazioni sempre più precise tra stati mentali e attività cerebrale, ma è fuori di dubbio che una comprensione completa del rapporto tra cervello e mente richieda approcci interdisciplinari. Integrando neuroscienze, psicologia, filosofia e altre discipline.
Qual è la differenza tra mente e anima?
La mente, come abbiamo visto, rappresenta l’insieme dei processi cognitivi, emotivi e percettivi che emergono dall’attività cerebrale. È un concetto che appartiene di base alla psicologia e alle neuroscienze.
Il termine anima (o psiche, termine che deriva dal greco antico e può essere tradotto con spirito, soffio) ha invece una connotazione più metafisica. Nella tradizione filosofica occidentale, a partire da Platone e Aristotele, l’anima è stata concepita come il principio vitale e immateriale che anima gli esseri viventi.
Jung ha dato un contributo particolarmente significativo a questa distinzione, utilizzando il termine psiche per riferirsi alla totalità della vita psichica, comprensiva di elementi consci e inconsci. Per Jung, il concetto di psiche era più ampio di quello di mente, includendo dimensioni transpersonali e spirituali dell’esperienza umana. Il termine psiche nella psicologia analitica junghiana non coincide né con la mente nel senso cognitivo, né con l’anima nel senso religioso, ma rappresenta un tentativo di integrare entrambe le dimensioni.
Freud, dal canto suo, era più riluttante a considerare la dimensione spirituale, tentando di spiegare i fenomeni religiosi e spirituali come proiezioni di dinamiche psichiche inconsce. Il suo concetto di mente era più strettamente correlato ai processi psicologici individuali e alla loro base pulsionale.
Il fondatore della logoterapia, Viktor Frankl, ha cercato di reintegrare la dimensione spirituale nella psicologia. Secondo Frankl, l’essere umano non è solo un insieme di processi psichici o biologici, ma possiede anche una dimensione spirituale (o noetica) che va oltre sia la mente che il cervello. E questa dimensione è alla base della ricerca di senso e di significato per ogni individuo.
In estrema sintesi la differenza principale tra mente e anima può essere indicata come segue: la mente emerge dai processi cerebrali, mentre l’anima è considerata come un’entità che va aldilà della materia, ed è indipendente dal corpo fisico.


Cervello e mente sono sinonimi?
Una differenza tra mente e cervello esiste quindi. I due termini non sono sinonimi, ma rappresentano due aspetti connessi e complementari dell’esperienza umana.
Questa distinzione, differenza tra mente e cervello è stata articolata in modi diversi dai grandi psicologi del XX secolo. Freud, pur non occupandosi direttamente di neurobiologia, ha implicitamente riconosciuto la differenza concentrandosi sui contenuti e i processi mentali piuttosto che sui loro correlati cerebrali. Già nello scritto giovanile “Progetto di una psicologia” cercava di stabilire basi neurobiologiche per i fenomeni psichici, ma fu poi abbandonato in favore di un approccio più puramente psicologico.
Aleksandr Lurjia, neuropsicologico di origini russe, ha poi offerto un contributo importante alla comprensione del rapporto cervello – mente attraverso lo studio delle funzioni cerebrali in pazienti con lesioni cerebrali. È infatti riuscito a dimostrare come specifiche aree del cervello siano correlate a particolari funzioni psichiche, senza per questo ridurre la mente alla esclusiva attività cerebrale.
Non si può non citare Oliver Sacks, neurologo e scrittore. Nei suoi testi ha documentato diversi casi in cui alterazioni cerebrali producono esperienze mentali fuori dal comune. A ulteriore dimostrazione della profonda interconnessione tra i due livelli.
La maggior parte dei neuroscienziati contemporanei riconosce in definitiva che, sebbene non siano sinonimi, cervello e mente costituiscono un sistema integrato in cui le proprietà dell’attività cerebrale danno origine alla ricchezza dell’esperienza mentale umana.
(13 Maggio 2025)