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Pubblicato inSantagostinopedia

L’osteosclerosi

L’osteosclerosi è un processo che causa l’ispessimento dell’osso, che diventa denso e compatto, ma perde di elasticità e resistenza, esponendo al rischio di fratture

Che cosa è l’osteosclerosi?

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L’osteosclerosi, o sclerosi ossea, è una condizione patologica caratterizzata dall’ispessimento dell’osso. Si tratta di un processo opposto a quello dell’osteoporosi: l’osso diviene più denso e compatto, assumendo un aspetto simile all’avorio (per effetto di un fenomeno di eburneizzazione), ma perde di elasticità e resistenza.

Questo si traduce in una maggiore fragilità e, di conseguenza, in un aumentato rischio di frattura.

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Cosa vuol dire addensamento osseo?

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L’addensamento osseo consiste in un aumento della densità ossea dovuto alla formazione di nuovo tessuto osteoide: la matrice ossea si ispessisce arricchendosi di sali calcarei e causa l’assottigliamento dello spazio midollare, in cui è contenuto il midollo.

Osteosclerosi: cause e tipologie

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In base alla sua causa scatenante, l’osteosclerosi può essere distinta in:

  • Benigna o reattiva, quando è provocata da fattori infiammatori cronici, come quelli che caratterizzano l’artrite cronica, l’artrite reumatoide, l’osteite ossificante o le ulcere varicose. In questi casi, la riduzione della cartilagine articolare genera un aumento del carico sulle ossa, con un conseguente stato infiammatorio che stimola un ispessimento e un indurimento osseo
  • Maligna, se correlata a neoplasie maligne (tumori ossei come osteosarcomi)
  • Idiopatica, cioè senza causa apparente
  • Artrosica, ovvero causata da forme severe di artrosi e artrite
  • Endocrino-metabolica, se indotta da alterazioni endocrine e metaboliche, come iperparatiroidismo, ipervitaminosi e mixedema 

In alcuni casi, la sclerosi ossea può insorgere anche come effetto di patologie renali croniche (insufficienza renale cronica), sifilide, leucemie o intossicazioni da fosforo o fluoro.

Le modalità con cui si manifesta l’ispessimento dell’osso possono essere diverse. L’osteosclerosi può essere focale, se si concentra soltanto in alcune porzioni di osso, ma può interessare l’intera superficie dell’osso o persino tutte le ossa dello scheletro, come avviene nel caso dell’osteopetrosi. Viene definita subcondrale, se localizzata nelle aree ossee a contatto con la cartilagine.

In base alle parti del corpo in cui si presenta, la sclerosi ossea viene identificata come:

  • Acetabolare, quando interessa l’acetabolo, la cavità presente sulla porzione esterna dell’osso iliaco del bacino facente parte dell’articolazione dell’anca 
  • Vertebrale, se coinvolge le vertebre della colonna vertebrale 
  • Dentale, quando colpisce le arcate dentali
  • Mandibolare, quando interessa la mandibola
  • Localizzata in corrispondenza delle ossa dell’articolazione del ginocchio

Sintomi

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L’osteosclerosi tende a manifestarsi con la comparsa di un intenso dolore al livello delle articolazioni, causato dal loro assottigliamento e dall’aumento del carico sulle ossa.

Anche la maggiore probabilità di traumi e fratture, data dalla perdita di elasticità, può rappresentare un segno di insorgenza della patologia.

Diagnosi

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È possibile diagnosticare una sclerosi ossea sottoponendosi a una radiografia: le immagini mostreranno le zone in cui la cartilagine risulta consumata e, in corrispondenza, il livello di addensamento osseo.

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Come si cura la osteosclerosi?

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L’osteosclerosi è una patologia che attualmente non ammette possibilità di cura definitive. Le terapie consistono perlopiù nel trattamento della sintomatologia dolorosa legata al disturbo e della sua causa scatenante. 

Le modalità di intervento possono prevedere l’utilizzo di farmaci antinfiammatori e antidolorifici, il ricorso alla fisioterapia e a discipline sportive capaci di distendere i tessuti muscolari e alleviare il carico sulle ossa e sulle articolazioni (ginnastica dolce, ginnastica posturale, nuoto) o l’impiego di tecniche alternative come l’agopuntura.