L’anoressia atipica rappresenta una sfida complessa e poco compresa nel contesto dei disturbi alimentari.
A differenza dell’anoressia nervosa tradizionale, questa variante si presenta con caratteristiche peculiari e talvolta sfuggenti, sfidando le definizioni convenzionali.
Il dottor Fortunato, psicologo e psicoterapeuta di Santagostino Psiche, fa chiarezza sul tema, spiegando cos’è l’anoressia atipica, come si manifesta e quali strategie terapeutiche adottare.

Cos’è l’anoressia atipica?
L’anoressia atipica è un disturbo del comportamento alimentare, introdotto recentemente nel DSM-5 e caratterizzato da:
- preoccupazione eccessiva per il peso
- dieta restrittiva
- scarsa assunzione di cibo.
È importante notare che l’anoressia atipica rientra nella categoria dei “Disturbi dell’alimentazione e della nutrizione con altra specificazione”, ossia gli Other Specified Feeding or Eating Disorders (OSFED). Questi disturbi includono condizioni che non soddisfano pienamente i criteri per una diagnosi clinica, come l’anoressia nervosa tipica o la bulimia nervosa.
Si tratta di nuova categoria diagnostica più inclusiva, in grado di comprendere condizioni che prima erano escluse da una diagnosi clinica, ponendo meno enfasi su parametri prettamente fisici e medici, e istituendo criteri basati maggiormente sull’aspetto psicologico e comportamentale.
Che cambia tra anoressia atipica e anoressia nervosa tipica?
Pur presentando gli stessi criteri dell’anoressia nervosa tipica, a differenza di quest’ultima, nella forma atipica il paziente ha un peso nella norma, quindi non si configura una condizione di sottopeso. Questo significa che un paziente con questo disturbo ha un indice di massa corporea non inferiore a 18.
A che peso si è anoressici?
Non c’è un peso di riferimento valido per tutti i pazienti. Secondo i criteri diagnostici del DSM-5 si parla di anoressia nervosa quando l’indice di massa corporea (BMI) scende sotto 18.
Ma il peso è solo uno degli indicatori: la gravità del disturbo non dipende esclusivamente dai chili persi, ma dal rapporto patologico con il corpo e con il cibo. Ci sono persone che, pur non raggiungendo un peso estremamente basso, manifestano pensieri e comportamenti tipici dell’anoressia, come la restrizione severa, la paura di ingrassare e la percezione distorta della propria immagine corporea.
La diagnosi, quindi, deve sempre essere effettuata da un’équipe multidisciplinare, che valuti parametri fisici, psicologici e comportamentali. Riconoscere precocemente i segnali di allarme è essenziale per avviare un intervento terapeutico efficace e prevenire le conseguenze più gravi sul piano fisico e mentale.
Quali sono i sintomi e come riconoscerla?
L’anoressia atipica, come già detto, si manifesta con gli stessi sintomi comportamentali e psicologici della forma tipica, a eccezione della condizione di sottopeso. Questi sintomi includono:
- comportamenti di restrizione calorica
- perdita di peso
- digiuno
- intensa paura di prendere peso
- alterazione del modo in cui viene vissuto il peso e percepito il proprio corpo
- eccessiva influenza del peso sui livelli dell’autostima.
I segnali d’allarme sono da rintracciare non solo nella sfera del comportamento alimentare, ma soprattutto quando a un regime alimentare restrittivo si associano alcuni segnali emotivi e sociali, come:
- isolamento sociale
- perfezionismo e autocritica
- chiusura in sé
- rifiuto di partecipare alla socialità
- problemi emotivi
- aspetti depressivi
- ansia
- conflittualità.
Come ragiona una persona con anoressia?
Chi soffre di anoressia sviluppa un pensiero ossessivo intorno al controllo del corpo e del cibo. E di fatto l’autostima viene misurata quasi esclusivamente in base al peso. Ogni pasto diventa fonte di ansia, e il corpo viene percepito come un nemico da domare attraverso la restrizione alimentare.
La mente dell’anoressico tende a costruire un sistema di convinzioni rigide, in cui la magrezza equivale a valore, successo e forza di volontà. Anche di fronte a un dimagrimento evidente, la persona si percepisce ancora “troppo grande” o “non abbastanza magra”.
Questo pensiero distorto genera un circolo vizioso di controllo, paura, colpa, che può arrivare a schiacciare la vita quotidiana. L’anoressia, infatti, non riguarda solo il cibo, ma la ricerca di un equilibrio interiore attraverso il dominio del corpo.
Quali sono i fattori che possono favorire l’insorgere di anoressia atipica?
Alcuni dei principali fattori che possono favorire l’insorgere dell’anoressia tipica includono:
- disturbi dell’umore, come l’ansia, la depressione
- autovalutazione negativa del proprio corpo
- bassa autostima
- pressione sociale per avere un corpo magro e l’ossessione per l’aspetto fisico
- problemi relazionali in famiglia o con i coetanei
- eventi traumatici.
L’anoressia atipica insorge solitamente in età puberale o prepuberale. Il paziente o la paziente inizia a fare una prima dieta, in cui sperimenta un primo regime restrittivo per cercare di perdere peso. In seguito, qualcosa sfugge di mano, e la perdita di peso non si limita a quella dieta, ma continua, diventando un comportamento patologico persistente.
Anoressia atipica: conseguenze su corpo e mente
L’anoressia atipica, pur non comportando sempre un peso corporeo estremamente basso, può avere gravi conseguenze per la psiche così come, ovviamente, conseguenze a lungo termine per il corpo.

Quali sono i trattamenti?
In presenza di anoressia atipica, è necessaria una presa in carico multidisciplinare integrata, da parte di più specialisti. Bisogna prevedere:
- una psicoterapia individuale o familiare, fatta da uno psicoterapeuta
- parte nutrizionale, con un dietista o con un biologo nutrizionista
- un medico psichiatra o internista che possa valutare le conseguenze in termini di salute.
A volte, le terapie mirate all’aumento di peso non sono la strategia migliore, dal momento che provocano una forte angoscia nella paziente, se non sono associate a un accordo con quest’ultima, e possono avere un effetto controproducente.
Come accennato prima, è importante porre un po’ meno l’accento sull’aspetto corporeo dell’anoressia, e privilegiare gli aspetti emotivi e di pensiero.
Il fatto che ci sia una condizione di anoressia in condizione di normopeso può essere un ostacolo in più, come detto, al riconoscimento e al trattamento di questa patologia: la paziente può essere anche normopeso, ma ancora affetta da anoressia. Per fare un esempio: anche in presenza di normopeso, se non si spengono i pensieri ossessivi, il rimuginio, esiste ancora una condizione di psicopatologia
Per questo è importante non pensare solo al corpo come elemento psicopatologico, ma di più alla mente. Il corpo è un veicolo comunicativo: mette in luce lo scenario di sofferenza che sta alla base di un disturbo psicologico.
(14 Ottobre 2025)