Diario del terapeuta

Dimmi cos’è il sesso senza dirmi cos’è il sesso – Educare i figli a una sessualità consapevole

Genitori in crisi di fronte al "discorso"

Molti genitori sono in imbarazzo quando si tratta di affrontare il discorso sul sesso. Eppure parlarne è fondamentale per la prevenzione e per educare a una sessualità consapevole.

Da mesi ormai su diversi social imperversa il trend dimmi che … senza dirmi che…, un gioco nato da TikTok divenuto velocemente virale, che consiste nello spiegare una cosa senza dirla in modo esplicito.

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Meme dimmi che sei italiano

Questo trend rappresenta la possibilità di comunicare qualcosa di sé, anche di molto intimo, usando la modalità metaforica e non verbale. Al posto delle parole si usano storie, immagini, luoghi comuni ed esperienze condivise. 

Anche la comunicazione tra genitori e figli sui temi della sessualità e dell’intimità sembra essere caratterizzata da questo trend.

In terapia i genitori raccontano il conflitto tra limiti comunicativi e la necessità di andare oltre tabù e senso del pudore. A volte, però, il tentativo di comunicare con i figli finisce in uno “spiegone paternalistico”, che limita l’efficacia dello scambio.

In effetti, è difficile mettersi in gioco su temi che attivano ansia, paura e confusione. Superare queste remore è però fondamentale per indirizzare i figli sulla strada della sessualità consapevole.

Lo spiegone

A volte i genitori si sentono in dovere di sapere tutto. Si sentono in colpa se non riescono a fornire le risposte giuste o non sanno quale sia “la cosa giusta” da fare.

I genitori sono preoccupati non solo di essere capaci, ma anche di non riuscire a trovare un equilibrio comunicativo. Se da un lato cercano di mantenere saldi i confini del ruolo, dall’altro vorrebbero conservare la vicinanza con i figli. Ma l’intimità è ostacolata da un fisiologico imbarazzo.

In gergo, la posizione genitoriale è definita “paradossale”. I genitori tendono cioè a occupare – in buona fede – una posizione di superiorità (io-insegno-a-te). Ma per essere intima e autentica, la relazione dovrebbe essere reciproca. Ciò vuol dire che anche i genitori dovrebbero predisporsi ad ascoltare e imparare.

Tale posizione è rassicurante per il genitore, perché dona una sensazione illusoria di essere dentro la relazione, pur non mettendo in gioco se stessi e il proprio livello di consapevolezza sul tema.

Meglio lasciar perdere allora?

Le difficoltà di comunicazione possono portare a evitare il confronto per evitare l’imbarazzo. Ma la modalità evitante è rischiosa, perché suggerisce ai ragazzi che “di certe cose” non si parla. Invece è bene condividere le proprie emozioni, saperle riconoscere e costruire su di esse la propria consapevolezza corporea e affettiva.

Si potrebbe invece accogliere il trend suggerito per generare in noi stessi un nuovo trend alla comunicazione con i figli che dovendo rispondere all’evolversi della loro crescita fisica ed emotiva debba contemplare la continua rinegoziazione di compiti di sviluppo reciproco, in cui ai genitori è affidato l’arduo compito di essere modello senza però snaturare il proprio ruolo. 

Come si può quindi “parlare di sesso , senza parlare di sesso” con i propri figli?

Si può. Educandoli alla sessualità consapevole.

  1. facendosi carico delle proprie emozioni sul tema, riconoscendo la propria confusione, “normalizzando” la propria difficoltà e preoccupazione;
  2. ponendosi come obiettivo la costruzione di uno spazio di comunicazione autentica in cui i figli non trovino a tutti i costi le “risposte giuste” ma un luogo sicuro per porsi delle domande;
  3. accompagnandoli nel processo di “scoperta” senza la necessità di essere l’unico interlocutore adulto di riferimento ma suggerendo figure specialistiche che li supportino adeguatamente e con il necessario livello di privacy;
  4. avvicinandosi alla loro narrazione affettiva e relazionale, indirettamente, attraverso ad esempio la visione di serie tv sul tema.

Gli stimoli attuali tendono a sessualizzare precocemente e non possiamo preservarli da questo, ma possiamo aiutarli dando loro contenitori di informazioni corrette e strumenti affettivo-relazionali adeguati.