CHE COS'È LA FAME NERVOSA?
Con il termine fame nervosa, fame emotiva o, in inglese, emotional eating, si intende quel fenomeno per cui si sfoga nel cibo una sensazione negativa che non si riesce a gestire.
Quando si sente il desiderio spasmodico di mangiare per un motivo diverso dalla fame, il cibo eletto è il cosiddetto “comfort food”, ossia cibo ricco di zuccheri e grassi e quindi ipercalorico (gelati, biscotti, cioccolato, formaggio, pizza, etc.).
PERCHÉ MANGIAMO SENZA AVERE FAME?
Il motivo è chimico: l'innalzamento improvviso del livello di zucchero nel sangue genera, infatti, una sensazione immediata di benessere. La sensazione è però di breve durata e, quando il livello di zuccheri scende, l'umore soffre e si inizia a sentire prepotente il desiderio di altri zuccheri dando così vita a quelle spirale di dipendenza dagli zuccheri che è all'origine di quasi tutti i problemi di questo tipo.
La fame nervosa non è quindi fisiologica e le cause maggiori sono da cercare a livello psicologico.
Mangiamo senza avere fame per placare le sensazioni negative che in quel momento ci stanno assalendo, per compensare qualcosa che ci manca. La fame nervosa è un modo per sostituire l'affetto, la serenità (che in quel momento non abbiamo), la sicurezza con il cibo.
COME AFFRONTARE VERAMENTE IL PROBLEMA?
L'emotional eating è un problema che deve essere affrontato soprattutto nella nostra testa.
Ecco i passaggi che ci possono aiutare ad inquadrare meglio il problema:
- capire quando e quanto spesso si scatena la fame emotiva: bisogna chiedersi: “qual è stata l'ultima volta che ho sentito il bisogno di mangiare senza controllo?”. Prendere nota di questi momenti può essere una grande rivelazione, perché in questo modo possiamo iniziare a conoscere più da vicino il problema;
- comprendere quali sono i collegamenti che la mente crea in ognuno di noi. Per fare questo può essere utile prendere un calendario, un'agenda, un taccuino e segnare, oltre che i giorni in cui ci accade di mangiare fuori controllo, anche che cosa è successo quel giorno. In questo modo, dopo sole poche settimane, avremo ricavato un quadro d'insieme piuttosto completo relativo alla frequenza e ai fattori scatenanti delle abbuffate;
- possiamo scegliere uno dei fattori scatenanti che abbiamo individuato e porci la seguente domanda: “perché penso al cibo quando questo accade?”. È questa la domanda alla quale è importante trovare una risposta. È necessario affrontare il problema alla radice: trovare il fattore scatenante che spinge ad abbuffarsi, trovare la ragione che spinge a sfogare questo problema nel cibo e decidere come affrontare quella circostanza la prossima volta che si verifica;
- possiamo provare a risolvere da soli il problema, mettendo in atto le strategie sopra elencate o facendoci aiutare da un amico o da un parente. A volte però la forza di volontà e l'affetto di chi ci sta accanto può non bastare; se il problema è ricorrente, quando non addirittura ciclico, allora è importante affrontare seriamente la situazione rivolgendosi a un professionista che può sempre essere d'aiuto a gestire e canalizzare correttamente le emozioni, affinché la nostra vita sia più sana, equilibrata e felice.