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Pubblicato inSantagostinopedia

Crollo vertebrale. Le cause e i trattamenti

Il crollo vertebrale è la complicazione che si manifesta con maggiore frequenza nei pazienti affetti da osteoporosi. Quali possono essere le terapie?

Come si definisce un crollo vertebrale?

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Si parla di crollo vertebrale quando si verifica una rottura in una zona della colonna vertebrale. La colonna vertebrale umana è una struttura ossea normalmente composta da 33 oppure 34 vertebre:

  • 7 cervicali
  • 12 toraciche
  • 5 lombari
  • 5 fuse tra loro che formano l’osso sacro
  • 4, 5 fuse tra loro a formare il coccige.

Le prime due vertebre cervicali, chiamate atlante ed epistrofeo, sono ossa con la conformazione di un anello. Le vertebre successive, chiamate cervicali, toraciche e lombari, si compongono invece di un corpo vertebrale, una struttura cilindrica posteriore, ed un arco vertebrale posto anteriormente, che delimitano un anello chiamato forame. Attraverso l’anello delimitato da atlante,  epistrofeo e forame, passa il midollo spinale.

Le vertebre sacrali e coccigee sono invece fuse e chiuse, non essendo più necessario un passaggio per il midollo spinale, che si prolunga solitamente fino alle prime vertebre lombari. Il corpo delle vertebre dorsali e lombari assai raramente si spezza in più parti, come ad esempio accade al femore o alla tibia.

La frattura di un corpo vertebrale, o un cedimento vertebrale, si esprime come una deformazione che viene chiamata crollo. Si parla quindi di crollo vertebrale, nello specifico, quando si osserva la riduzione in altezza del 20% o di 4 mm del corpo vertebrale.

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Tipologie di crolli vertebrali

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Un crollo vertebrale viene inoltre descritto in base alla deformazione che la vertebra subisce:

  • a cuneo, quando la riduzione di altezza si osserva solo nella porzione anteriore del corpo della vertebra
  • biconcava, quando la riduzione di altezza si osserva solo nella porzione centrale del corpo della vertebra
  • plana, quando la riduzione di altezza si osserva su tutto il corpo vertebrale.

Di un crollo vertebrale viene poi indicata la gravità della deformazione, che può essere:

  • lieve, per una perdita di altezza del 20-25%
  • moderata, per una perdita di altezza del 25-40%
  • grave, per una perdita di altezza maggiore al 40%.

Quali sono i sintomi di un crollo vertebrale?

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Il crollo vertebrale si manifesta con un dolore molto intenso localizzato alla schiena e talvolta irradiato agli arti inferiori. Una intensità molto più spiccata di quanto non accada con i sintomi del mal di schiena.

Essendo prevalentemente dovuto all’osteoporosi, con conseguente perdita di densità ossea, il crollo si manifesta spesso a seguito di uno sforzo o trauma minimo. Successivamente il dolore tende a manifestarsi con i movimenti e in posizione eretta o seduta, mentre comincia a ridursi quando ci si corica. A lungo termine si può osservare una incurvatura della schiena e una riduzione dell’altezza della persona.

Qual è la posizione giusta per dormire con un crollo vertebrale?

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In generale le opzioni per dormire bene, per le persone con crolli vertebrali dorso lombari, sono:

  • a pancia in su con un piccolo cuscino sotto le ginocchia, in modo che le gambe risultino leggermente flesse
  • sul fianco, con un piccolo cuscino in mezzo alle ginocchia
  • se possibile, alzando la zona dei piedi, inserendo per esempio un cuscino al di sotto del materasso.

È inoltre consigliabile usare un cuscino basso per la testa, oltre ad alzarsi dal letto lentamente.

Cosa provoca un crollo vertebrale?

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Il sintomo principale è il dolore alla schiena, che può essere molto intenso appena si verifica il crollo e richiede diverse settimane per risolversi. Successivamente si verificheranno occasionali dolori alla schiena, specie in relazione a sforzi. A lungo termine si può osservare una incurvatura della schiena e una riduzione dell’altezza della persona.

In rari casi il crollo vertebrale può comportare danni al midollo spinale e alle radici nervose.  In questo caso compaiono sintomi di tipo neurologico, di solito a carico degli arti inferiori, come intorpidimento, formicolii, bruciori, difficoltà nei movimenti.

Come avviene la diagnosi?

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Il primo passo per la diagnosi di un crollo vertebrale è la valutazione medica, che riguarda i sintomi e la storia clinica del paziente.  La diagnosi effettiva viene eseguita con un esame radiologico come:

Deve essere il medico a indicare l’esame o gli esami più idonei al singolo caso. Si sottolinea come una diagnosi precoce sia fondamentale per intervenire tempestivamente, anche per scongiurare crolli vertebrali gravi.

Cosa fare con il crollo vertebrale?

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Fratture lievi o non recenti vengono trattate con terapie conservative quali:

  • antidolorifici
  • riposo
  • uso di busti o corsetti in stazione eretta o seduta
  • fisioterapia, nei casi in cui i sintomi lo consentono. 

Crolli vertebrali recenti e moderati, o gravi, vengono trattati con tecniche chirurgiche. Le principali sono:

  • vertebroplastica. Si tratta di un intervento mini-invasivo in cui viene iniettato dello speciale cemento nella vertebra deformata, in modo da ripristinarne la forma normale e rinforzarla
  • cifoplastica. Questo è un intervento mini-invasivo in cui viene inserito un dispositivo nella vertebra deformata, in modo da ripristinarne la forma normale.
  • artrodesi vertebrale. Quest’ultimo è un intervento utilizzato nei crolli più complessi che comportano stenosi del canale vertebrale e sintomi neurologici. Vengono posizionate delle barre e viti per saldare la colonna vertebrale.

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Importanza di un percorso di cura per l’osteoporosi

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In caso di frattura vertebrale è fondamentale avviare un percorso di cura per l’osteoporosi, in modo da evitare ulteriori crolli o altre fratture. Tale percorso richiede delle indagini di laboratorio, sia analisi del sangue che delle urine, e una valutazione della mineralometria ossea (MOC) mediante una densitometria a raggi X (DEXA).

Ulteriori tecniche di indagine strumentale, utilizzabili per valutare la mineralizzazione ossea, sono:

  • trabecular bone score (TBS)
  • bone strain index (BSI)
  • Radiofrequency Echographic Multi Spectrometry (REMS o MOC ecografica).

A seguito delle indagini è necessario consultare uno specialista per ricevere le indicazioni alla terapia farmacologica e successivamente sottoporsi a regolari controlli.