- Come si definisce un crollo vertebrale?
- Tipologie di crolli vertebrali
- Quali sono i sintomi di un crollo vertebrale?
- Qual è la posizione giusta per dormire con un crollo vertebrale?
- Cosa provoca un crollo vertebrale?
- Come avviene la diagnosi?
- Cosa fare con il crollo vertebrale?
- Importanza di un percorso di cura per l’osteoporosi
Come si definisce un crollo vertebrale?
↑ topSi parla di crollo vertebrale quando si verifica una rottura in una zona della colonna vertebrale. La colonna vertebrale umana è una struttura ossea normalmente composta da 33 oppure 34 vertebre:
- 7 cervicali
- 12 toraciche
- 5 lombari
- 5 fuse tra loro che formano l’osso sacro
- 4, 5 fuse tra loro a formare il coccige.
Le prime due vertebre cervicali, chiamate atlante ed epistrofeo, sono ossa con la conformazione di un anello. Le vertebre successive, chiamate cervicali, toraciche e lombari, si compongono invece di un corpo vertebrale, una struttura cilindrica posteriore, ed un arco vertebrale posto anteriormente, che delimitano un anello chiamato forame. Attraverso l’anello delimitato da atlante, epistrofeo e forame, passa il midollo spinale.
Le vertebre sacrali e coccigee sono invece fuse e chiuse, non essendo più necessario un passaggio per il midollo spinale, che si prolunga solitamente fino alle prime vertebre lombari. Il corpo delle vertebre dorsali e lombari assai raramente si spezza in più parti, come ad esempio accade al femore o alla tibia.
La frattura di un corpo vertebrale, o un cedimento vertebrale, si esprime come una deformazione che viene chiamata crollo. Si parla quindi di crollo vertebrale, nello specifico, quando si osserva la riduzione in altezza del 20% o di 4 mm del corpo vertebrale.
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Tipologie di crolli vertebrali
↑ topUn crollo vertebrale viene inoltre descritto in base alla deformazione che la vertebra subisce:
- a cuneo, quando la riduzione di altezza si osserva solo nella porzione anteriore del corpo della vertebra
- biconcava, quando la riduzione di altezza si osserva solo nella porzione centrale del corpo della vertebra
- plana, quando la riduzione di altezza si osserva su tutto il corpo vertebrale.
Di un crollo vertebrale viene poi indicata la gravità della deformazione, che può essere:
- lieve, per una perdita di altezza del 20-25%
- moderata, per una perdita di altezza del 25-40%
- grave, per una perdita di altezza maggiore al 40%.
Quali sono i sintomi di un crollo vertebrale?
↑ topIl crollo vertebrale si manifesta con un dolore molto intenso localizzato alla schiena e talvolta irradiato agli arti inferiori. Una intensità molto più spiccata di quanto non accada con i sintomi del mal di schiena.
Essendo prevalentemente dovuto all’osteoporosi, con conseguente perdita di densità ossea, il crollo si manifesta spesso a seguito di uno sforzo o trauma minimo. Successivamente il dolore tende a manifestarsi con i movimenti e in posizione eretta o seduta, mentre comincia a ridursi quando ci si corica. A lungo termine si può osservare una incurvatura della schiena e una riduzione dell’altezza della persona.
Qual è la posizione giusta per dormire con un crollo vertebrale?
↑ topIn generale le opzioni per dormire bene, per le persone con crolli vertebrali dorso lombari, sono:
- a pancia in su con un piccolo cuscino sotto le ginocchia, in modo che le gambe risultino leggermente flesse
- sul fianco, con un piccolo cuscino in mezzo alle ginocchia
- se possibile, alzando la zona dei piedi, inserendo per esempio un cuscino al di sotto del materasso.
È inoltre consigliabile usare un cuscino basso per la testa, oltre ad alzarsi dal letto lentamente.
Cosa provoca un crollo vertebrale?
↑ topIl sintomo principale è il dolore alla schiena, che può essere molto intenso appena si verifica il crollo e richiede diverse settimane per risolversi. Successivamente si verificheranno occasionali dolori alla schiena, specie in relazione a sforzi. A lungo termine si può osservare una incurvatura della schiena e una riduzione dell’altezza della persona.
In rari casi il crollo vertebrale può comportare danni al midollo spinale e alle radici nervose. In questo caso compaiono sintomi di tipo neurologico, di solito a carico degli arti inferiori, come intorpidimento, formicolii, bruciori, difficoltà nei movimenti.
Come avviene la diagnosi?
↑ topIl primo passo per la diagnosi di un crollo vertebrale è la valutazione medica, che riguarda i sintomi e la storia clinica del paziente. La diagnosi effettiva viene eseguita con un esame radiologico come:
- radiografia
- tomografia computerizzata (TAC)
- risonanza magnetica (RMN).
Deve essere il medico a indicare l’esame o gli esami più idonei al singolo caso. Si sottolinea come una diagnosi precoce sia fondamentale per intervenire tempestivamente, anche per scongiurare crolli vertebrali gravi.
Cosa fare con il crollo vertebrale?
↑ topFratture lievi o non recenti vengono trattate con terapie conservative quali:
- antidolorifici
- riposo
- uso di busti o corsetti in stazione eretta o seduta
- fisioterapia, nei casi in cui i sintomi lo consentono.
Crolli vertebrali recenti e moderati, o gravi, vengono trattati con tecniche chirurgiche. Le principali sono:
- vertebroplastica. Si tratta di un intervento mini-invasivo in cui viene iniettato dello speciale cemento nella vertebra deformata, in modo da ripristinarne la forma normale e rinforzarla
- cifoplastica. Questo è un intervento mini-invasivo in cui viene inserito un dispositivo nella vertebra deformata, in modo da ripristinarne la forma normale.
- artrodesi vertebrale. Quest’ultimo è un intervento utilizzato nei crolli più complessi che comportano stenosi del canale vertebrale e sintomi neurologici. Vengono posizionate delle barre e viti per saldare la colonna vertebrale.
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Importanza di un percorso di cura per l’osteoporosi
↑ topIn caso di frattura vertebrale è fondamentale avviare un percorso di cura per l’osteoporosi, in modo da evitare ulteriori crolli o altre fratture. Tale percorso richiede delle indagini di laboratorio, sia analisi del sangue che delle urine, e una valutazione della mineralometria ossea (MOC) mediante una densitometria a raggi X (DEXA).
Ulteriori tecniche di indagine strumentale, utilizzabili per valutare la mineralizzazione ossea, sono:
- trabecular bone score (TBS)
- bone strain index (BSI)
- Radiofrequency Echographic Multi Spectrometry (REMS o MOC ecografica).
A seguito delle indagini è necessario consultare uno specialista per ricevere le indicazioni alla terapia farmacologica e successivamente sottoporsi a regolari controlli.