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Persone - Specialisti

Martina Settino

Psicologa Psicoterapeuta ad orientamento sistemico relazionale

Nel 2014 si è laureata in Psicologia all’Università degli Studi di Firenze, per poi iscriversi nel 2016 all’Ordine degli Psicologi della Toscana con il numero 7701. Successivamente ha ampliato la sua formazione professionale iscrivendosi alla scuola quadriennale di specializzazione in psicoterapia nel “Centro Studi e Applicazione della Psicologia Relazionale” di Prato, attraverso cui ha ottenuto il titolo di psicoterapeuta sistemico relazionale.

Svolge la libera professione da molti anni accogliendo persone singole, coppie e famiglie. Inoltre, collabora con molteplici associazioni operanti sul territorio fiorentino e pratese, attraverso cui lavora nell’ambito scolastico con studenti aventi bisogni educativi speciali (disabilità, disturbi specifici dell’apprendimento e problematiche socio-familiari). Infine, coordina progetti dedicati a minori e alle loro famiglie presso Pamat (Prevenzione Abuso Minori Associazione Toscana) sita a Prato.

L’orientamento sistemico relazionale prevede di considerare la persona singola, la coppia o la famiglia che richiede aiuto, all’interno dei propri sistemi di riferimento, poiché “nessuno è un’isola”. Per chi decide di intraprendere un percorso terapeutico, è importante raccontare la propria storia per capire quali siano le dinamiche, le situazioni o gli schemi relazionali che si ripetono in maniera disfunzionale e dolorosa. In questo modo, in un’atmosfera accogliente e soprattutto non giudicante, è possibile delineare quali benefici l’esperienza terapeutica può apportare e quali obiettivi sia importante raggiungere nel breve, medio e lungo termine. Spesso devono essere affrontati eventi che appaiono come privi di senso o solamente fonte di dolore. Sarà possibile accogliere questo dolore e dare un nuovo senso alla propria narrazione di vita, scoprendo di avere risorse inaspettate che permetteranno di indossare nuove lenti ed iniziare a sbrogliare quella matassa confusa che sembrava non avere né un inizio, né una fine. I tempi del lavoro condiviso possono essere ipotizzati a grandi linee, ma è sempre la persona, attiva nel suo percorso psicologico, a dettarli e a decidere cosa è possibile affrontare e superare e cosa ancora necessita di calma e attesa per non vanificare i precedenti sforzi. Infine, l’esperienza terapeutica non è qualcosa di prestabilito, ma si sviluppa come lavoro sartoriale sulla persona, coppia o famiglia che in quel preciso momento ha quello specifico bisogno.

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