- Definizione di indice glicemico
- Esempio di calcolo del carico glicemico
- Quali sono gli alimenti con il più alto indice glicemico
- Quali sono i carboidrati che non fanno alzare la glicemia?
- Quali sono le implicazioni per la salute dell’indice glicemico?
- Cosa invece va tenuto sotto controllo dal punto di vista dei valori e dell’alimentazione?
Negli ultimi anni, l’indice glicemico (IG) è diventato un tema centrale quando si parla di dimagrimento, benessere fisico e salute metabolica. Tuttavia, è spesso oggetto di interpretazioni errate o semplificazioni fuorvianti. Da un lato, c’è chi lo considera irrilevante; dall’altro, chi demonizza qualsiasi alimento con IG elevato. Entrambi gli approcci sono scorretti e rischiano di promuovere comportamenti alimentari poco salutari.
Per chiarire cos’è realmente l’indice glicemico e come interpretarlo, abbiamo intervistato la Dott.ssa Silvia Accornero, medico specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio, con dottorato in Medicina Interna e Terapia Medica, che esercita presso il Santagostino di Milano.
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Definizione di indice glicemico
↑ topL’indice glicemico è un valore numerico che indica quanto un alimento contenente carboidrati aumenta la glicemia postprandiale rispetto al glucosio puro (valore di riferimento pari a 100). Non misura la rapidità dell’aumento della glicemia, ma l’intensità complessiva della risposta glicemica nei 120 minuti successivi all’ingestione.
La glicemia è il livello di glucosio presente nel sangue. I carboidrati che assumiamo vengono digeriti e trasformati in glucosio, che passa nel sangue. La risposta glicemica dipende dalla composizione dell’alimento (tipo di carboidrati, presenza di fibre, grassi, proteine), dal grado di lavorazione e dalla modalità di cottura.
Un alimento con IG 50 provoca una risposta glicemica pari al 50% di quella del glucosio puro, a parità di contenuto in carboidrati disponibili. L’IG non tiene conto della quantità totale di carboidrati ingeriti: per questo si utilizza anche il carico glicemico, parametro più completo che considera sia la qualità sia la quantità di carboidrati.
Esempio di calcolo del carico glicemico
↑ topIl carico glicemico (CG) si calcola moltiplicando l’indice glicemico (IG) di un alimento per la quantità di carboidrati disponibili (in grammi) contenuti in una porzione, e dividendo il risultato per 100:
CG = (IG × grammi di carboidrati) / 100
Ad esempio, una porzione di 150 g di anguria ha un IG alto (circa 75), ma contiene solo circa 11 g di carboidrati:
(75 × 11) / 100 = 8,25
Quindi il carico glicemico dell’anguria è basso, nonostante l’indice glicemico sia elevato. Questo dimostra l’importanza di valutare sia la qualità che la quantità dei carboidrati assunti.
Quali sono gli alimenti con il più alto indice glicemico
↑ topPosto che l’indice glicemico più alto, come abbiamo visto, è quello del glucosio, i cibi che maggiormente si avvicinano al valore di 100, sono tutti quelli che contengano o che siano veri e propri zuccheri semplici.
Gli zuccheri semplici sono quelli che risultano più facilmente digeribili e la cui carica energetica viene resa disponibile, per così dire, nel più breve tempo possibile.
Tralasciando lo zucchero, bianco o di canna è irrilevante, perché non è un cibo vero e proprio, gli alimenti con IG elevato (oltre 70) includono:
- Glucosio
- Miele
- Sciroppo di glucosio
- Pane bianco
- Riso bianco
- Patate (soprattutto bollite)
- Cereali raffinati e zuccherati
- Uva, fichi, datteri, banane molto mature
Alimenti con IG medio (56-69):
- Pasta integrale
- Riso integrale
- Arance, mandarini, pesche
- Legumi in scatola
Alimenti a basso IG (inferiore a 55):
- Mele
- Legumi secchi (fagioli, ceci, piselli)
- Frutta secca (noci, mandorle)
- Latte e yogurt (non zuccherati)
La cottura, il grado di maturazione della frutta, la lavorazione industriale e l’associazione con altri macronutrienti (grassi e proteine) possono modificare l’IG. Gli alimenti ricchi di fibre rallentano l’assorbimento del glucosio, contribuendo ad abbassare l’indice glicemico del pasto.
Alimenti senza indice glicemico
↑ topCarne, pesce, uova e oli vegetali (come l’olio extravergine d’oliva) non contengono carboidrati, e quindi non hanno indice glicemico: il loro valore è pari a zero. Tuttavia, se combinati con alimenti contenenti carboidrati, possono influenzare la risposta glicemica complessiva rallentandone l’assorbimento.
Quali sono i carboidrati che non fanno alzare la glicemia?
↑ topNon esistono carboidrati digeribili che non abbiano alcun effetto sulla glicemia. Tuttavia, le fibre (soprattutto quelle solubili) sono carboidrati non digeribili e non influenzano direttamente la glicemia.
La differenza tra i carboidrati risiede nella velocità e nell’entità della risposta glicemica: i carboidrati semplici e raffinati tendono a provocare picchi glicemici, mentre quelli complessi, ricchi di fibre, generano un rilascio di glucosio più graduale.
Anche il picco glicemico, da solo, non è un parametro sufficiente per valutare il rischio metabolico. In soggetti sani con buona sensibilità insulinica, picchi occasionali non sono problematici. Diventano rilevanti nei pazienti con insulinoresistenza, diabete o sindrome metabolica.
Quali sono le implicazioni per la salute dell’indice glicemico?
↑ topL’indice glicemico, da solo, non è un indicatore affidabile del rischio metabolico.
Il rischio per la salute dipende dalla quantità di carboidrati ingeriti, dalla loro qualità, dalla risposta insulinica individuale e dallo stile di vita (attività fisica, composizione corporea, ecc.).
Consumare abitualmente alimenti ad alto IG può contribuire al rischio di obesità, diabete e malattie cardiovascolari solo se associato a un eccesso calorico o a uno stile di vita sedentario. In una dieta bilanciata, con porzioni adeguate e un buon equilibrio tra macronutrienti, anche alimenti con IG medio-alto possono essere inclusi senza problemi.
Indice insulinico e insulinemia
↑ topIl parametro più utile per valutare il metabolismo glucidico è l’insulinemia, cioè la quantità di insulina presente nel sangue. L’insulina è l’ormone che regola i livelli di glucosio: una sua carenza o una risposta alterata (insulinoresistenza) possono indicare un rischio di diabete o condizioni pre diabetiche.
L’indice glicemico è uno strumento utile per comprendere come un alimento influisce sulla glicemia, ma va integrato con altri parametri (carico glicemico, insulinemia, stile di vita). È sempre opportuno affidarsi a professionisti qualificati per valutare la dieta nel suo complesso e non basarsi su semplificazioni o classifiche assolute.
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Cosa invece va tenuto sotto controllo dal punto di vista dei valori e dell’alimentazione?
↑ topQuelli che devono essere tenuti sotto controllo sono i valori di glucosio nel sangue, cioè la risposta glicemica, oltre alla quantità e l’efficacia con cui il corpo produce insulina e reagisce ad essa.
Il valore che maggiormente va considerato in altre parole è l’indice insulinico, che misura la risposta insulinica provocata da un alimento specifico. Alcuni cibi (come i latticini) hanno un basso IG ma una risposta insulinica relativamente alta, e questo va considerato nella valutazione metabolica complessiva.
L’insulina, va ricordato, è l’ormone responsabile della regolazione del glucosio. Una sua produzione scarsa o una condizione di insulinoresistenza indicano possibilità di diabete o condizione prediabetica.