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La rottura del tendine rotuleo

A cura di
Enrico Roberto
Pedotti

La rottura del tendine rotuleo è una lacerazione del suddetto tendine, generalmente dovuta ad eventi traumatici: di cosa si tratta, sintomi e tempi di recupero

Rottura tendine rotuleo: di cosa si tratta?

La rottura del tendine rotuleo è una lesione di media o grave entità che consiste nella lacerazione totale o parziale del tendine che collega la rotula alla tibia. Questo legamento, nello specifico, permette il movimento e l’estensione della gamba, insieme al tendine del quadricipite e agli altri tendini che sostengono la rotula.

La rottura del tendine rotuleo ha di solito origine traumatica e comporta una limitazione delle normali attività quotidiane, come correre, camminare o anche mantenere la stazione eretta. È una condizione relativamente rara e si verifica più spesso in soggetti giovani e sportivi, prevalentemente uomini sotto i 40 anni, coinvolti in attività fisiche ad alto impatto, che richiedono un’intensa e ripetuta sollecitazione del ginocchio e del quadricipite femorale.

In base alla gravità della lesione, il trattamento può consistere nell’immobilizzazione della parte, mediante gesso o tutori, oppure nell’intervento chirurgico, per ricucire i due capi del tendine lacerato.

Dove si trova il tendine rotuleo del ginocchio?

Il tendine rotuleo è localizzato nella parte anteriore del ginocchio, direttamente sotto la rotula. Si tratta di un tendine piatto e largo, lungo circa 4,5 centimetri, e la sua funzione è quella di supportare il muscolo quadricipite nell’atto di estendere il ginocchio e di mantenere la rotula in posizione corretta.

Cosa succede se si rompe il tendine del ginocchio? Segni e sintomi

La rottura del tendine rotuleo produce un quadro sintomatologico che si manifesta, in prima battuta, con uno schiocco avvertito a livello del ginocchio, accompagnato dalla spiacevole sensazione che qualcosa sia andato fuori posto. I sintomi e i segni che seguono all’evento lacerativo comprendono:

  • Dolore intenso e improvviso
  • Senso di cedimento a livello del ginocchio
  • Rientranza che può essere avvertita al tatto in corrispondenza della lacerazione
  • Gonfiore e formazione di ematoma in corrispondenza del tendine
  • Limitazione dei movimenti: impossibilità di estendere il ginocchio e la gamba, camminare, rimanere in piedi senza sostegno
  • Slittamento della rotula verso l’alto, dovuto al venire meno dell’ancoraggio del legamento.

In caso di lesione parziale del tendine, tuttavia, potrebbero non presentarsi i sintomi tipici sopra descritti e il paziente potrebbe mantenere l'intera gamma del movimento. Una valutazione clinica accurata e approfondita, dunque, è di fondamentale importanza per evitare una diagnosi mancata o errata.

Rottura tendine rotuleo: cause

La rottura del tendine rotuleo, come accennato in precedenza, origina solitamente da un trauma, per esempio una caduta sul ginocchio, o un salto da un’altezza considerevole che provoca un sovraccarico a livello del legamento. La lesione può essere anche la conseguenza di una tendinite rotulea trascurata. 

L’infortunio in ambito sportivo, tuttavia, rimane la causa più frequente della rottura, soprattutto nei soggetti che praticano sport come la corsa, la pallavolo, il basket e il calcio, o in generale tutte quelle attività che richiedono cambi improvvisi di direzione e salti, e di conseguenza una sollecitazione intensa del tendine della rotula. 

Fattori di rischio

Nella maggior parte dei casi, anche quando la lesione è dovuta a un trauma, la rottura è una diretta conseguenza di un indebolimento del tendine, provocato da fattori o condizioni che hanno portato a una sua progressiva degenerazione. Tra i fattori che possono indebolire il tendine - e di conseguenza predisporre al rischio di rottura - figurano: 

In particolare, l’infiammazione del tendine rotuleo provoca un danneggiamento delle fibre che compongono il legamento e che, se trascurata o non trattata adeguatamente, può dare luogo, con il passare del tempo, alla lacerazione.

Diagnosi

La diagnosi della rottura del tendine rotuleo si basa in prima istanza sulla raccolta anamnestica dei sintomi, sull’esame obiettivo e sulla diagnostica per immagini. Gli esami strumentali utili per questo tipo di lesione comprendono:

  • Ecografia, per confermare la diagnosi e rilevare la lesione. 
  • Radiografia, per osservare lo spostamento della rotula ed escludere eventuali lesioni ossee
  • Risonanza magnetica, per avere indicazioni più dettagliate sullo stato dei tessuti molli, e distinguere tra rotture parziali o complete. Ha un’utilità fondamentale per programmare l'intervento chirurgico.

Una diagnosi tempestiva e un trattamento rapido della lesione sono di fondamentale importanza per il pieno recupero del movimento del ginocchio, e per scongiurare rigidità dell’articolazione o perdita funzionale.

Come si cura la lesione del tendine rotuleo?

Il trattamento della rottura del tendine rotuleo dipende dalla gravità della lesione. In caso la lacerazione sia parziale, quando il danno, cioè, riguarda solo una parte del tendine, il trattamento in genere è conservativo. Questo prevede l’immobilizzazione con un gesso o un tutore, seguita da un periodo di deambulazione con stampelle ed esercizi fisioterapici per il rinforzo muscolare e articolare.

Quando si opera il tendine rotuleo? Trattamento chirurgico

L’intervento chirurgico si rende necessario di solito in caso di rottura completa del tendine, e più in generale, quando non è possibile che la lesione guarisca spontaneamente. L’operazione, detta tenorrafia, consiste nella riparazione chirurgica del tendine lacerato per ristabilire il collegamento tra questo e la rotula. In genere, l’intervento deve essere effettuato in un arco di tempo molto breve dall’evento traumatico, e dipende dal grado di lacerazione del tendine. 

Nei casi meno gravi, è sufficiente una sutura diretta tra le due parti del tendine. Se invece la lesione è a livello del collegamento con l’osso, la sutura deve riprodurre l'originaria tensione del tendine, e prevedere anche punti transossei nella rotula, passanti mediante tunnel. Inoltre, è possibile, in caso di necessità, procedere al trapianto di tendine eterologo.

Nei casi più gravi, ovvero quando il tendine è talmente lesionato da dover essere rimosso e sostituito, in generale viene prelevato il tessuto da altre parti del ginocchio e trapiantato, oppure viene manomesso il tendine quadricipitale. Anche il recupero post-operatorio prevede un periodo di immobilizzazione e di riabilitazione.

Rottura tendine rotuleo: tempi di recupero

In genere, è possibile dire che in caso di rottura del tendine rotuleo, il processo di guarigione, cicatrizzazione e riorganizzazione del tessuto è lungo. I tempi di recupero dipendono da diversi fattori, quali l’entità della lesione, il tipo di intervento subito e le condizioni mediche del paziente. 

I protocolli riabilitativi, tuttavia, prevedono la possibilità di camminare subito dopo l’intervento, con il ginocchio immobilizzato dal tutore e l’aiuto delle stampelle. In genere, sono necessari circa 6 mesi per un pieno recupero, durante i quali è previsto un graduale ripristino della funzionalità e della forza articolare attraverso la riabilitazione fisioterapica. In alcuni casi i tempi possono allungarsi, e per giungere a risultati soddisfacenti, bisogna attendere anche 12 mesi.

Riabilitazione ed esercizi per la rottura tendine rotuleo

Una parte essenziale per il recupero e la completa guarigione della rottura del tendine rotuleo è la riabilitazione. Impostare il giusto programma di esercizi è di fondamentale importanza per riacquistare rapidamente e in modo sicuro la normale funzionalità dell’articolazione. Dunque, la fisioterapia è necessaria, e viene eseguita fin dai primi giorni dopo l’intervento, attraverso manovre di flessione attiva o estensione passiva.

Una volta rimosso il tutore, infine, la fisioterapia aiuterà il paziente nel progressivo recupero della forza muscolare attraverso esercizi specifici e personalizzati, che lavorano sull’introduzione di carichi graduali e sull’equilibrio. 

Esercizi post-operatori

I protocolli riabilitativi che seguono all’intervento chirurgico si dividono in diverse fasi. In una prima fase, il paziente è sottoposto a un regime di completo riposo, associato a esercizi per l'allungamento della muscolatura del quadricipite, e massoterapia drenante. L’obiettivo è principalmente quello di alleviare il dolore post-operatorio e mantenere il tono muscolare, per evitare la perdita di massa ed elasticità del muscolo, dovuta all’allettamento.

Dopo le prime settimane successive all’operazione, quando vengono rimossi i punti di sutura, sono gradualmente inseriti esercizi di mobilitazione passiva e attiva, per recuperare la capacità articolare del ginocchio, e introdotti, in aggiunta, carichi di lavoro aumentati. In questa fase, può rivelarsi di estrema utilità la riabilitazione in acqua, dove l'assenza di gravità permette al ginocchio di muoversi senza sovraccarichi e in sicurezza.

Dopo questa fase, il ginocchio in genere ha recuperato interamente il movimento articolare e il tono muscolare: ciò consente di rimuovere il tutore e ricominciare progressivamente a sostenere il carico completo. L’ultima fase riabilitativa, una volta rimosso il tutore, prevede esercizi terapeutici. Il paziente viene rieducato al passo, e sottoposto a esercizi mirati al recupero completo del tono muscolare e dell’equilibrio, con carichi di lavoro graduali ed esercizi sempre più complessi, fino al ritorno alla normale attività fisica e quotidiana.