Ecco come questi microrganismi si trasmettono, quali sintomi provocano e le strategie migliori per prevenire le infezioni che determinano.
Cosa sono le infezioni da poxvirus?
I poxvirus sono una famiglia di virus appartenenti alla famiglia Poxviridae, caratterizzati da una struttura complessa e una forma ovoidale. Si tratta di microrganismi con un genoma a DNA a doppia elica, noti per la loro capacità di provocare malattie sia negli esseri umani che in numerosi animali.
Tra le malattie più note associate ai poxvirus troviamo il vaiolo, malattia terribile con pognosi infausta in molti casi che grazie all’impegno di ricercatori e medici è stato possibile eradicare (costituendo di fatto il primo grande traguardo sanitario mondiale), e il mollusco contagioso, un'infezione cutanea frequente soprattutto nei bambini e nei pazienti immunocompromessi.
Oltre a queste, esistono altre zoonosi, ossia malattie trasmesse dagli animali all’uomo, causate da virus appartenenti a questa famiglia come il vaiolo delle scimmie e l’ectima contagioso. Queste infezioni, pur essendo più rare, rappresentano ancora una minaccia in alcune parti del mondo.
I poxvirus sono particolarmente resistenti agli agenti fisici e chimici, il che li rende difficili da inattivare.
Come avviene l'infezione da poxvirus?
Le infezioni da poxvirus si contraggono principalmente attraverso il contatto diretto con individui o animali infetti. Questo contatto può avvenire tramite la pelle lesa, che rappresenta una porta d’ingresso ideale per il virus, o attraverso oggetti contaminati, utilizzati da una persona infetta.
Nel caso del mollusco contagioso, il contagio avviene spesso in ambienti comunitari, come piscine o palestre, dove l'umidità facilita la sopravvivenza del virus.
Il vaiolo delle scimmie può essere trasmesso anche tramite contatto con secrezioni animali o consumo di carne contaminata, specialmente in regioni rurali o foreste tropicali, dove il contatto uomo-animale è frequente. [1]
Un elemento cruciale nella trasmissione del poxvirus è la durata della sopravvivenza del virus nell'ambiente.
Essendo particolarmente resistente, il virus può persistere su superfici e oggetti per un periodo prolungato, aumentando il rischio di infezioni indirette. Per questo motivo è fondamentale adottare misure di igiene personale e ambientale, soprattutto in contesti dove il virus è particolarmente diffuso. L'isolamento dei casi sospetti, come nel caso del vaiolo delle scimmie, è essenziale per prevenire la diffusione.
Quali sono i sintomi di queste infezioni?
Le infezioni da poxvirus si manifestano principalmente a livello cutaneo. I sintomi più comuni includono lesioni cutanee quali papule, noduli o pustole, che possono essere localizzate o diffuse. Queste lesioni sono spesso accompagnate da arrossamento, gonfiore e, talvolta, da prurito.
In caso di vaiolo delle scimmie, i sintomi iniziano con segni sistemici simili a quelli influenzali, come febbre alta, malessere generale e linfonodi ingrossati, seguiti dalla comparsa di un'eruzione cutanea abbastanza tipica (vescicola che evolve in papulo-pustola) [2].
Le lesioni causate dai poxvirus non sono solo un problema estetico, ma possono portare a complicazioni più gravi. Ad esempio, le infezioni nei pazienti immunocompromessi possono evolvere in infezioni secondarie e alterazioni sistemiche.
Il riconoscimento precoce dei sintomi è essenziale per gestire e limitare la diffusione del virus. In caso di lesioni sospette, soprattutto dopo un viaggio in aree a rischio o dopo contatti con animali, si consiglia di consultare quindi un dermatologo o un infettivologo per procedere con una diagnosi accurata.
Cure e trattamenti delle infezioni da poxvirus
La gestione delle infezioni da poxvirus dipende dal tipo specifico di virus e dalla gravità del quadro clinico.
Per il mollusco contagioso il trattamento può includere terapie come il curettage o la crioterapia, che mirano alla rimozione diretta delle lesioni cutanee. Tuttavia nei pazienti immunocompromessi il virus tende a persistere e le lesioni possono recidivare. [1]
Nel caso del vaiolo delle scimmie, la terapia può essere supportiva, mirata ad alleviare i sintomi sistemici e cutanei, mentre nei casi più gravi si ricorre a farmaci antivirali specifici. Uno dei farmaci più promettenti è il tecovirimat, approvato per l’uso contro alcune infezioni da poxvirus. Anche l’uso del vaccino contro il vaiolo può offrire una protezione efficace per alcune infezioni, se somministrato precocemente dopo l’esposizione al virus. [2]
Per le infezioni zoonotiche, come l’ectima contagioso, il trattamento si concentra principalmente sulla gestione locale delle lesioni cutanee e sulla prevenzione di complicazioni batteriche.
Come indicato inizialmente, il virus del vaiolo umano oggi non rappresenta più un rischio per la popolazione generale, in quanto è stato completamente debellato da una campagna globale di vaccinazione.
Cosa succede se non si cura il mollusco contagioso?
Nella maggior parte dei casi le lesioni cutanee provocate dal mollusco contagioso possono risolversi spontaneamente entro un periodo che varia da pochi mesi a un paio d’anni.
In alcune circostanze, tuttavia, trascurare un trattamento adeguato può portare a complicazioni più gravi, soprattutto nei pazienti con un sistema immunitario indebolito, come quelli affetti da HIV o in trattamento immunosoppressivo. In questi casi le lesioni tendono ad aumentare di numero e a diffondersi in aree più estese del corpo, rendendo il trattamento più complicato. Inoltre, la persistenza delle lesioni può favorire la sovrainfezione batterica, che aggrava il quadro clinico e richiede ulteriori terapie.
Un altro aspetto da non sottovalutare è l’impatto psicologico che il mollusco contagioso può avere sul paziente. Sebbene le lesioni non siano dolorose, possono risultare esteticamente sgradevoli, causando disagio emotivo, soprattutto nei bambini e negli adolescenti. Trattare tempestivamente l’infezione può quindi migliorare non solo la salute fisica, ma anche il benessere mentale della persona affetta. [1]
Riferimenti bibliografici
- Hebert, A. A., Bhatia, N., & Del Rosso, J. Q. (2023). Molluscum Contagiosum: Epidemiology, Considerations, Treatment Options, and Therapeutic Gaps. The Journal of clinical and aesthetic dermatology, 16(8 Suppl 1), S4–S11.
- Bayer-Garner I. B. (2005). Monkeypox virus: histologic, immunohistochemical and electron-microscopic findings. Journal of cutaneous pathology, 32(1), 28–34. https://doi.org/10.1111/j.0303-6987.2005.00254.x