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La tiroide in gravidanza: le cose da sapere

A cura di
Elisa
Verrua

Le disfunzioni tiroidee in gravidanza se non controllate possono portare a gravi ripercussioni sia sulla mamma che sul feto. Ecco cosa fare in caso di ipertiroidismo o ipotiroidismo durante la gestazione

Che ruolo ha la tiroide in gravidanza e quanto influenza il concepimento?

La tiroide svolge un ruolo fondamentale per la gravidanza e il suo corretto funzionamento è un prerequisito fondamentale, sia per il concepimento che per la gravidanza medesima, poiché permette una fine regolazione di numerosi meccanismi di adattamento.

Nei primi mesi di gravidanza, infatti, gli ormoni tiroidei della madre vengono utilizzati anche per il feto (che ancora non possiede una tiroide funzionante) e ne garantiscono il corretto sviluppo, sia neurologico che somatico.

Quali effetti hanno le disfunzioni della tiroide sulla gravidanza?

L'ipertiroidismo non controllato può portare ad effetti sia sulla madre che sul feto, che vanno da una maggiore probabilità di aborto, a problemi cardiovascolari per la madre, all'aumento del rischio di morte perinatale. D'altra parte, anche l’ipotiroidismo materno può comportare un rischio di nascita prematura, basso peso alla nascita, aborto e basso livello di intelligenza della prole a causa di effetti sul sistema nervoso centrale.

Quanto sono diffuse le malattie della tiroide?

Le malattie della tiroide sono molto frequenti: interessano circa 6 milioni di italiani e, nella maggior parte dei casi, donne in età fertile. I problemi si manifestano spesso quando la ghiandola tiroidea è costretta a un “superlavoro”, come succede appunto nei primi mesi in cui si trova la donna in gravidanza.

Quali sono i sintomi delle malattie della tiroide in gravidanza?

I sintomi delle malattie della tiroide sono poco differenti da quelli legati alla gravidanza stessa

Tuttavia, è importante riconoscere un eventuale problema nel funzionamento della tiroide: è noto che sia l'ipotiroidismo che l'ipertiroidismo, anche lievi, sono correlati alla salute riproduttiva della donna e possono determinare difficoltà di concepimento o impianto, aborti spontanei e altri problemi al feto.

Il ruolo dell'endocrinologo deve essere dunque strettamente sinergico a quello del ginecologo, in quanto il monitoraggio della crescita, del benessere fetale e materno sono importanti punti di riferimento per la gestione di una eventuale terapia.

A quali donne va controllata la funzione tiroidea? I valori del TSH

Lo screening della funzione tiroidea non è, ad oggi, universale.

Nonostante ciò, le linee guida europee ed americane delle principali società endocrinologiche sono concordi nel raccomandare il dosaggio degli ormoni tiroidei in tutte le donne che desiderano una gravidanza o che si trovano già in stato di gravidanza, in particolare nelle donne considerate a rischio, (ad es. età superiore a 30 anni, obesità, patologie autoimmuni e/o tiroidee). 

Oltre a questo, è raccomandata anche l'educazione nelle pazienti affette da una disfunzione tiroidea nota, affinché si preoccupino di effettuare il controllo endocrinologico e gli esami del sangue non appena siano certe dell'avvenuto concepimento.

È inoltre assolutamente raccomandata la valutazione della funzione tiroidea nelle donne che hanno avuto aborti ripetuti o non ottengono il concepimento dopo almeno un anno di rapporti non protetti, o in preparazione alle tecniche di procreazione medico assistita.

Come si valuta la funzione della tiroide in gravidanza?

Per valutare la funzione tiroidea è sufficiente eseguire un prelievo del sangue per dosare il TSH, l'ormone incaricato di stimolare o rallentare la produzione di ormoni della tiroide. Valori di TSH elevati, ad esempio, sono stati associati ad un maggior rischio di aborto e complicanze della gravidanza.

L'eventuale squilibrio degli ormoni tiroidei materni è facile da correggere, in modo semplice e sicuro con il trattamento farmacologico, somministrando l-tiroxina per fornire un aiuto alla tiroide. Questo farmaco, se assunto al giusto dosaggio, non ha effetti collaterali né controindicazioni perché è assolutamente analogo alla ft4, l'ormone prodotto naturalmente dal nostro organismo.

Cosa fare se si ha una malattia della tiroide nota e si desidera una gravidanza?

Le donne che soffrono di ipertiroidismo e che desiderano una gravidanza dovrebbero cercare di curare questa malattia prima del concepimento con farmaci antitiroidei, terapia con iodio radioattivo e in alcuni casi con chirurgia. 

In caso di ipotiroidismo, invece, si  dovrebbe valutare l'adeguatezza della terapia con ormone tiroideo (l-tiroxina) e, appena accertata la gravidanza, eseguire un prelievo per controllare la funzione tiroidea, rivolgendosi allo specialista endocrinologo per adeguare la terapia.

Durante la gravidanza, infatti, l'assunzione di l-tiroxina deve proseguire e la donna dovrà eseguire controlli della funzione tiroidea ogni 30-45 giorni, in quanto il dosaggio della terapia va aumentato progressivamente nel corso della gravidanza.

Cosa fare se si ha una malattia della tiroide e si è già in gravidanza?

Nel caso in cui l'ipertiroidismo sia ancora presente al momento del concepimento o nel caso in cui venga diagnosticato durante la gravidanza, le attuali linee guida raccomandano l'utilizzo di specifici farmaci anti-tiroidei al dosaggio più basso possibile. Seguendo queste accortezze, la donna con ipertiroidismo può portare a termine la propria gravidanza senza rischi per lei o per il feto.

Se una donna sa di essere affetta da tiroidite cronica, anche se non assume alcuna terapia, in caso di gravidanza deve subito eseguire una valutazione della funzione tiroidea: nei primi mesi, infatti, il “superlavoro” al quale è sottoposta la tiroide può rivelare un iniziale ipotiroidismo.

Inoltre, nel caso in cui abbia avuto più di un aborto spontaneo, può valutare con l'endocrinologo l'opportunità di iniziare una terapia con l-tiroxina per favorire il concepimento e l'impianto dell'ovulo fecondato.

Che cos'è l'ipertiroidismo gestazionale?

L'ipertiroidismo gestazionale colpisce l'1-3% delle gravidanze ed è una sorta di falso ipertiroidismo che si verifica nella prima metà della gravidanza e con maggiore frequenza nelle gravidanze gemellari. È dovuto all'effetto degli elevati livelli di un ormone, prodotto fisiologicamente dalla placenta, che stimola la tiroide sana e si associa a nausea e vomito insistenti. Tale condizione non richiede terapia con farmaci antitiroidei, ma semplicemente delle accortezze volte a evitare la disidratazione ed il monitoraggio della funzione tiroidea.

Cosa fare in caso di malattie della tiroide e ci si deve sottoporre a tecniche di procreazione assistita (PMA)?

La maggior parte delle donne che ricorrono alla PMA ha un'età maggiore rispetto a quella in cui mediamente si inizia a ricercare una gravidanza spontanea. 

Poiché il rischio di essere affette da una patologia tiroidea aumenta con l’età, tra le pazienti che si sottopongono a PMA le malattie della tiroide sono particolarmente frequenti. La terapia per la stimolazione ovarica ha, inoltre, degli effetti diretti e indiretti sulla funzione tiroidea della paziente, perché aumenta di molto la produzione di ormoni, implicando così un maggior rischio di sviluppare un ipotiroidismo. 

È pertanto opportuno valutare la funzione tiroidea sia prima che dopo le procedure di procreazione assistita, al fine di consentire una tempestiva correzione delle alterazioni e migliorare le probabilità di successo.